L’indiscusso protagonista del Consiglio comunale astigiano svoltosi ieri sera in una sala particolarmente gremita (oltre a gran parte dei consiglieri, di maggioranza e di minoranza, vi erano anche molti cittadini interessati a seguire la serata) è stato senz’ombra di dubbio Leonardo Falduto, docente universitario di Economia Aziendale con vastissima esperienza diretta anche nella gestione di “macchine comunali”, che, in veste di consulente incaricato di analizzare la complessa vicenda Asp, ha argomentato punto per punto per quasi due ore, tenendo di fatto quasi una lezione universitaria di economia.
Ripercorrendo tutta la storia della società multiservizi a partire dal 2001 quando, in seguito alla trasformazione in SpA, fu messa a punto la procedura di gara finalizzata ad individuare un socio che accompagnasse la parte pubblica. Procedura che indicava anche patti parasociali che l’acquirente sarebbe stato tenuto ad accettare. Patti rivisti nel corso degli anni, con sostanziale svolta in quelli vigenti (2015-2020) che secondo Falduto “stravolgono” (sia pur nell’accezione neutra del termine, come ci ha tenuto a precisare) i precedenti. Privando tra l’altro il presidente, sempre di nomina pubblica, della possibilità di avere deleghe. Altro punto anomalo dei nuovi patti è, secondo il consulente, quello inerente i metodi di calcolo dell’eventuale liquidazione del socio privato. Sulla base dei quali il valore per mettere in liquidazione (ovviamente in linea puramente teorica) il 45% di Asp detenuto da NOS (Nord Ovest Servizi) sarebbe pari a quasi 45 milioni di euro, a fronte di una quota che la società ha pagato 16,5 milioni nel 2002.
Falduto – pur sottolineando come – non ha risparmiato strali anche in merito all’assegnazione diretta ad Asp, che a sua volta l’ha affidata alla controllata Aec (Asti Energia e Calore), dei contratti per l’illuminazione pubblica a led (che proprio in queste settimane fa tanto discutere per via di ampie zone, anche centralissime quali piazza Alfieri, oggettivamente buie in orario serale) e per la contestatissima centrale a teleriscaldamento.
La seconda ed ultima audizione della serata, molto più breve della precedente ma non per questo meno ricca di spunti interessanti, ha visto protagonista l’ing. Paolo Golzio, dal 2011 amministratore delegato di Asp e pertanto profondo conoscitore delle dinamiche dell’azienda multiservizi.
Il quale, dopo aver sottolineato come abbia operato in spirito di piena collaborazione con le Amministrazioni succedutesi negli anni, ha affermato che l’amministratore delegato di Asp «è un AD dimezzato, quasi terzizzato, con poteri molto limitati», che pertanto non può più di tanto incidere sulle politiche aziendali. Che Golzio ha comunque difeso, così come il socio pubblico che, ha sottolineato, svolge un ruolo operativo e in quanto tale è fondamentale per la buona salute di Asp.
Golzio, rispondendo a domande poste dal sindaco per conto di alcuni consiglieri, ha inoltre escluso che i cambi di presidente possano aver inciso negativamente sul lavoro («Un cambio al vertice richiede il garbo istituzionale di “spiegare” l’azienda al nuovo presidente, ma ne risente l’azienda») e ha fatto cenno al lavoro di stesura del nuovo piano industriale, sul quale l’amministrazione pubblica potrà indicare le proprie esigenze. «Lavoriamo a un piano di consolidamento e sviluppo – ha affermato – ponendoci l’obiettivo di essere propositivi non solo nell’ambito cittadino ma allargando lo sguardo anche sulla provincia e sulle aree limitrofe».
Il Consiglio tornerà a riunirsi nella serata di lunedì prossimo. Quando, dopo aver preso visione della corposa relazione che il prof. Falduto depositerà in corso di giornata, la discussione politica sulla gestione (passata, presente e futura) di Asp entrerà nel vivo.