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Attualità | 16 marzo 2019, 13:25

Gli organizzatori: "Vogliamo che l'Asti Pride sia un momento inclusivo e colorato in cui rivendicare i nostri diritti"

Presentato ufficialmente il programma del primo Pride astigiano, in programma il 6 luglio. Il sindaco Rasero: "Sempre più convinto dell'aver concesso il Patrocinio"

Gli organizzatori del Pride in posa con il sindaco Rasero

Gli organizzatori del Pride in posa con il sindaco Rasero

Una manifestazione che parte da lontano, con riferimento ai moti di Stonewall (New York, giugno 1969), considerati unanimemente il primo momento che segnò la nascita del movimento di liberazione gay, prima negli USA e poi nel mondo.

A distanza di mezzo secolo da quegli episodi, il prossimo 6 luglio anche Asti avrà il suo primo Pride, presentato ufficialmente questa mattina dai promotori (Love il Love arcigay Asti – CGIL Asti Nuovi Diritti – Comitato ARCI Asti, Langhe e Roero) nel corso di una partecipata conferenza stampa svoltasi presso la Sala Pastrone.

“Il sindaco, presentando il patrocinio, si era presentato con i guantoni – hanno esordito gli organizzatori –, noi con caschetti non per ironizzare sul sindaco o rendere plastici scontri tra di noi. Ma perché i caschetti devono essere metaforicamente indossati ogni giorno dai membri della comunità LGBTQI per contrastare discriminazioni e offese. Anche di natura fisica

“Abbiamo scelto il motto alfieriano ‘Volli, sempre volli, fortissimamente volli’ – ha aggiunto Patrizio Onori, in rappresentanza di CGIL Asti Nuovi Diritti – perché rende bene la volontà e caparbietà con cui la comunità combatte battaglie contro le discriminazioni. Sono queste le ragioni per cui facciamo Asti Pride, che si inserisce in una serie di eventi di questo tipo previsti in tutta la regione (Vercelli l’11 maggio, Alessandria il 1 giugno, Torino il 15 giugno, Asti il 6 luglio e Novara il 14 settembre). La nostra idea è che il Pride sia un momento inclusivo, colorato e positivo con rivendicazione di diritti che, come cittadini, riteniamo di dover esigere, perché è la Costituzione che ce lo dice”.

“Asti Pride – ha proseguito Vittoria Bricarello dell’associazione Love is Love – avviene a livello locale per tre ragioni principali: far parte della rete Ready, sviluppata su tutto il territorio nazionale che permette di unire comuni, enti e istituzioni per affrontare campagna di sensibilizzazione e insegnamento per quanto concerne violenza omofobica e transfobica. Secondo obiettivo entrare nelle scuole del territorio con campagna di sensibilizzazione contro bullismo omofobico e transfobico. Temi attualissimi se pensiamo alla terribile aggressione avvenuta a Baldichieri a danno di una coppia di donne la cui unica ‘colpa’ è di amarsi o alla morte di Miguel, attivista sempre presente ai nostri eventi, che si è tolto la vita non riuscendo più a sopportare il terribile peso di una violenza avvenuta in piazza Roma, nel cuore della città. In ultimo, sia pure non per importanza, per chiedere maggiore integrazione. Noi, al di fuori di ogni ragionamento partitico, abbiamo istituito uno sportello migranti utile ad accogliere, ascoltare e curare ferite psichiatriche che alcuni migranti hanno subito a seguito delle pene inflitte nei loro Paesi d’origine. Aiutiamo non solo tramite richiesta di diritto d’asilo, ma anche per sensibilizzare chi proviene da Paesi fondamentalisti alla tematica LGBTQI”.

Facciamo ancora Prideha proseguito Stefano Bego, Arci Asti Langhe Roero – perché dopo 50 anni in Italia rimane ancora molto da fare. Chiediamo piena attuazione dell’art. 3 della Costituzione, non solo per LGBTQI ma per tutti. La legge sulle Unioni Civili ha colmato solo in parte vuoto normativo che c’era, oggi è più ristretto, ma ancora ci allontana dall’Unione Europea e dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Crediamo si debba arrivare al matrimonio e all’accesso all’adozione, inoltre serve una legge contro l’omo-transfobia. Siamo convinto che serva per limitare clima d’odio che si sta sviluppando anche in Europa. Molte forze politiche marciano su questo crescente clima d’odio, dal nostro punto di vista molto sbagliato, e che riteniamo finalizzato a consenso elettorale. Crediamo sia necessario facilitare cambio di genere, che debba passare per autodeterminazione persone e crediamo che l’Italia debba sempre più rimarcare la propria laicità”.

La parola è quindi passata al sindaco Rasero: “Ho indossato scherzosamente i guantoni – ha ricordato – perché in quei giorni i giornali titolavano su spaccature e divisioni. Io rappresento maggioranza in parte civica e in parte afferente partiti del centro-destra, area che non ha familiarità con questi temi. Ci siamo confrontati sul concedere o meno il patrocinio. Tutte le posizioni sono da rispettare e mi sento di ringraziare anche chi ha espresso parere contrario. Un sindaco deve sentire le istanze di tutti, ma poi prendere responsabilità e decidere. Ho deciso di portare la pratica in giunta e ho chiesto a chi non vi si riconosceva non di abbandonare l’aula, ma di votare secondo coscienza. Più passa il tempo e più sono convinto di aver fatto bene a concedere il patrocinio, nell’ottica di far diventare Asti città del rispetto in cui non vi siano discriminazioni di alcun tipo. Non posso permettere che nella mia città non ci sia pieno diritto di manifestare e illustrare le proprie posizioni. Non sono preoccupato che la manifestazione possa assumere significato politico, perché è inevitabile che rivendicazioni possano portare a confronto con governo di diverso avviso. Guardo piuttosto alle preoccupazioni del cittadino medio, diciamo ad esempio qualche sessantenne che nulla sa di queste tematiche, che possono essere preoccupati che vi sia qualche volgarità. Per sincerarmi personalmente dello svolgimento di un Pride ho partecipato a quello di Alba dello scorso anno ed è stata una bellissima festa, quindi non ho avuto alcuna remora nell’accogliere la richiesta di ospitarne uno ad Asti”.

Infine, in merito alle polemiche social che hanno accompagnato l'annuncio dell'organizzazione della manifestazione, Patrizio Onori ha lapidariamente commentato: "Andatevi a leggere quanto sono verbalmente violente. Ecco perché, 50 anni dopo, c'è ancora necessità di organizzare Pride"



 

Percorso ufficiale e dettagli organizzativi

Il percorso ufficiale del corteo, che prenderà il via intorno alle 17 del 6 luglio, si snoderà da Campo del Palio lato giardini, percorrendo corso Einaudi, piazza Alfieri, corso Alfieri con sosta per ricordare Miguel in piazza Roma, di nuovo corso Alfieri e infine giungerà in piazza San Giuseppe. Il tutto durerà un’ora e mezza, un’ora e quarantacinque e soddisfa pienamente gli organizzatori sia perché tocca punti a loro molto cari (piazza Alfieri, con la statua dedicata al trageda simbolo del Pride, e piazza Roma) e sia perché garantisce piena visibilità. A differenza di quanto avrebbe fatto, sempre secondo gli organizzatori, l’arrivo precedentemente annunciato in piazzale De André.

Gli organizzatori hanno stimato che la realizzazione del Pride necessiti un investimento di circa 5.000 euro, totalmente autofinanziati, anche attraverso una serie di eventi specifici. Ad iniziare da quello incentrato sulla figura di George Micheal, in programma presso il FuoriLuogo sabato o23 marzo (CLICCA PER DETTAGLI). A inizio maggio, poi, si svolgerà una lotteria a premi denominata ‘Artisti per il Pride’ poiché la maggior parte dei premi in palio saranno appunto opere d’arte donate da una ventina di artisti. Infine ulteriori fondi verranno raccolti mediante una sottoscrizione aperta sul sito “Buonacausa.org” (https://buonacausa.org/cause/sostieni-asti-pride-2019)

Gabriele Massaro e Betty Martinelli

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