Economia e lavoro - 24 maggio 2019, 10:00

L'astigiano Kean nuovo fenomeno del calcio italiano

Dopo l’esordio in A, avvenuto due anni fa, il calciatore classe 2000 ha avuto modo di trovare spazio nella Juve di Allegri

L'astigiano Kean nuovo fenomeno del calcio italiano

Nella Juventus campione d’Italia c’è un ragazzo cresciuto ad Asti, una giovane, giovanissima promessa che quest’anno ha fatto parlare tanto di sé: Moise Kean.
Dopo l’esordio in A, avvenuto due anni fa, il calciatore classe 2000 ha avuto modo di trovare spazio nella Juve di Allegri: con 11 presenze e sei gol, Kean si è guadagnato la fiducia dell’ormai ex allenatore bianconero e quella del ct della Nazionale, Roberto Mancini, che da sempre stravede per i giovani talentuosi.

Kean, nonostante la sua giovane età, è un attaccante forte fisicamente, con un buon fiuto del gol e una dose di coraggio da non sottovalutare: le premesse per la costruzione di un campione ci sono tutte, sebbene gli addetti ai lavori più vicini, Allegri e Mancini, abbiano fatto intendere che il processo è ancora lungo.

“Su Kean ci vuole calma, adesso perché ha segnato due gol sembra che sia diventato Messi e Ronaldo. Serve equilibrio” ha infatti detto Allegri prima della sfida contro l’Empoli, lo scorso marzo. E, pur elogiandolo, anche Mancini ha fatto intendere che il giocatore juventino ha un lungo percorso di fronte a sé prima di diventare un campione: “Kean deve imparare tante cose, oggi gioca sulla gioventù, fa cose che non deve fare, poi fa gol. Può diventare un grande attaccante”.

I giornalisti e gli appassionati di calcio, in ogni caso, credono nelle qualità del giovane classe 2000, e tra gli addetti ai lavori c'è già chi è pronto a puntare su di lui, bookmaker compresi, che già tengono in conto il suo ingresso in campo, spesso decisivo, nei secondi tempi delle partite della Vecchia Signora.

Kean, dall’oratorio allo Juventus Stadium

La storia di Kean è molto simile a quella di tanti altri calciatori professionisti. Moise comincia infatti a giocare a calcio per strada, con gli amici, e all’oratorio, su un campo in asfalto, duro per le ossa ma ottimo per imparare tecnica e acquisire quella grinta che vediamo nei suoi gesti in campo.
“La strada insegna tante cose" ha raccontato a The Players Tribune, "a capire la realtà della vita, nel bene e nel male”.

Il suo legame con Asti, poi, è annodato a doppio filo con quello dell’oratorio: “Le partite erano così intense che se cadevi sull’asfalto e ti facevi male, poi ti rialzavi lo stesso”. Pur di giocare, Moise faceva di tutto: se per partecipare alla partita erano necessari 10 euro a testa, lui li procurava risparmiandoli o chiedendoli in prestito. E dato che la squadra vincente, alla fine, vinceva l’intera posta in palio, ossia le quote di tutti i giocatori in campo, “ogni partita era una battaglia, ma così ho imparato a giocare. Il calcio è fatto di alti e bassi: a volte segni all’ultimo e vinci 60 euro per tutti, altre volte no”.

L’approdo nel vivaio dell’Asti è stato il primo passo vero nel calcio che conta. Il suo talento si fa notare subito: di lui si accorge il Torino, dove resta fino al 2010, quando passa agli avversari della Juventus. Di lì la trafila nelle giovanili, fino all’esordio in A con la maglia bianconera, il 19 novembre 2016, contro il Pescara: Kean diventa il primo classe 2000 a esordire nella massima serie.

“Un momento unico” dichiarò all’epoca il fratello Giovanni, e non poteva essere altrimenti: sin da quando lo zio portò Moise a Vinovo con un sotterfugio (trovò ad aspettarlo Nedved e Del Piero) , Kean ha sempre sognato di esordire in A.

La mia vita è cambiata dopo l’esordio con la Juve, ero in campo con Dybala, Marchisio e Buffon” ha detto di recente. Nonostante le premesse, Kean è consapevole che la strada è ancora lunga, soprattutto quando ti confronti, giorno dopo giorno, con dei grandi calciatori come Chiellini (“spaventoso”) e Dybala (“Cavolo, uno così all’oratorio spaccherebbe”).

Asti è dunque stata la culla di quello che potrebbe diventare il nuovo attaccante titolare della Nazionale: chissà che dopo Matteo Scarpa non diventi lui il prossimo sportivo astigiano dell’anno. Non ci resta che sperare che una tale promessa di campione mantenga le aspettative. Ci contiamo.

 

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