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Al Direttore | 26 dicembre 2019, 12:45

Conosco la ‘macchina della giustizia’ ed esprimo la mia solidarietà al giudice Roberto Amerio

Riceviamo e pubblichiamo un intervento a sostegno del magistrato, firmato da un legale cuneese

Conosco la ‘macchina della giustizia’ ed esprimo la mia solidarietà al giudice Roberto Amerio

Il sottoscritto, per quanto il suo pensiero possa essere reputato di nulla considerazione, con la presente, intende esprimere solidarietà al Giudice dott. Amerio, per la svista recentemente accaduta per la quale il Collegio giudicante da lui presieduto avrebbe preventivamente sentenziato dimenticandosi di sentire la difesa dell’imputato con arringa di discussione.

Orbene, la vicenda viene dipinta sui media come uno scandalo, qualificando gli avvocati e i vertici del loro Ordine come lesi da tale episodio quasi come fossero ogni giorno povere vittime immolate al sacrificio quotidiano costituito di prevaricazioni e violazioni dei loro diritti. Tuttavia è appena il caso di ricordare che il marasma dovuto all’incertezza giuridica sempre più profonda, delle violazioni dei diritti dei cittadini nei Tribunali, nei Pubblici uffici e da parte degli Organi Pubblici che viceversa dovrebbero garantire lo stato di diritto, si è creato e si è accentuato esponenzialmente negli ultimi tempi, per la connivenza di esponenti della classe forense e delle loro larvate lobby con un sistema deviato il cui scopo non è il funzionamento degli apparati Pubblici, ma al contrario, la corsa all’accaparramento di vantaggi personali di segno squisitamente sperequativo.

Pertanto, adesso chi inneggia e grida disgusto contro il Giudice Amerio per lo spiacevole episodio, non è da escludere che fosse il primo della fila nei corridoi a sfoggiare ipocriti sorrisi smaglianti al suo passaggio e a “levarsi il cappello”esternandogli calorosi e riverenti saluti. Quindi,cosa è successo in quel processo rispecchia in appieno il modus agendi dell’intero tessuto sciale in Italia, ove il lassismo, la mancanza di scrupolo verso la cosa pubblica, il cercare di ottenere molto facendo poco o nulla, cercare di scaricare le responsabilità sugli altri, rinnegare le parole dette, il far buon viso a cattivo giuoco, salvo poi criticare veementemente e denigrare tra le mura dei salotti privati, sono ormai all’ordine del giorno nell’intera collettività.

Se mi è consentito, l’Ordine forense, quindi, dovrebbe anch’esso fare un piccolo esame di coscienza in quanto nelle alte sfere, mi pare che dell’effettivo buon andamento della giustizia importi a pochi in quanto a livello nazionale, trincerandosi dietro l’altisonante principio dell’indipendenza dell’avvocato e della dignità della classe forense, non si fa altro che varare regolamenti con principi egoistici atti a penalizzare i giovani che si affacciano alla professione e gli studi legali piccoli e poco rinomati,creando assurde incompatibilità anti liberalizzazione, frapponendo ostacoli burocratici e non curandosi di vedere altrove in modo che importanti sbocchi dell’esercizio stragiudiziale della professione diventino esclusivo appannaggio di altre categorie professionali.

A prescindere da queste considerazioni, il sottoscritto durante il suo percorso professionale, ha cercato di appuntare il dito su tutti questi squilibri ma è finito indagato per mano della Procura Astigiana, segnalato al Consiglio di disciplina, la sua privacy messa a ludibrio della massa, il suo studio distrutto dai pettegolezzi collettivi e la clientela totalmente persa per via di Sentenze dai dubbi contenuti. Il sottoscritto a tutela della sua professionalità, ha inoltrato diverse segnalazioni in ogni sede ivi compreso l’Ordine degli Avvocati, ma nessuno ha pensato seriamente di tutelarlo sebbene ne avesse il dovere, quindi a fine anno, per perdite economiche si trova costretto a chiudere lo studio professionale e a congedare gli ultimi collaboratori rimasti.

Professionalmente ha conosciuto il Giudice Amerio in varie occasioni ed è un magistrato rigoroso ma giusto e di indubbie capacità professionali che capisce ed inquadra la problematica immediatamente e nel giusto aspetto, quindi se vi è stata una svista,il sottoscritto rimane fermamente convinto che la colpa non sia solo sua ma di un sistema fatto di disorganizzazione delle cancellerie, di mancate comunicazioni delle P.E.C. ai difensori, di cambiamenti repentini di aule di udienza per avarie del sistema di registrazione audiofonetica, di smarrimenti di documenti dai fascicoli, di piccole vendette da parte dei preposti contro gli avvocati più “antipatici”, ecc... E’ giusto che il Presidente del Tribunale apra un’inchiesta interna per far luce sulla vicenda ma,a sommesso avviso di chi scrive, dovrebbe aprirla anche su lui stesso,visto e considerato che nessuno ha mai provveduto a cercare di dare un’impronta organizzativa più efficacie agli Uffici giudiziari ed in passato,il Presidente stesso ha trasmesso dati e nominativi di clienti del sottoscritto all’Ordine degli avvocati in piena violazione della normativa della privacy.

In ultimo, in quell’udienza probabilmente era presente anche un Sostituto Procuratore delegato dal Ufficio del Pubblico Ministero il cui compito primario è anche quello di garantire la legalità in ogni frangente, dunque: perché non ha ricordato al Collegio che stava leggendo il dispositivo dimenticandosi di passare la parola alla difesa? il P.M. tacendo e lasciando surrettiziamente che il Collegio si pronunziasse rendendo invalido l’intero processo disperdendo inutilmente risorse e costi pubblici,non è da considerarsi parimenti responsabile come il dott. Amerio?

Quindi il sottoscritto conclude rinnovando la sua stima personale al Giudice Roberto Amerio ed augurandogli che l’inconveniente si risolva presto e ancora, di passare buone feste perché la disorganizzazione che ha determinato l’errore descritto dai media, ormai ha portato il generale sistema Italia in un vortice di tale incertezza in cui neppure quelli che dovrebbero provvedere a cambiare le cose si azzardano ad arrischiare la loro “poltrona” per additare responsabilità ad un soggetto piuttosto che ad un altro, poiché ben sanno che andrebbero a scalfire la punta di un iceberg le cui dimensioni sommerse sono di proporzioni talmente mastodontiche da rimanerne inesorabilmente schiacciati.

Avv. Vincenzo Ciravegna - Cherasco

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