Al Direttore - 16 febbraio 2020, 11:12

La città si interroga sul futuro di Asp. Un cittadino scrive:"Invito il Comune a riconsiderare il suo peso nel capitale di Asp"

Una riflessione sul futuro di Asp e sul "conflitto" tra soci privati e Comune di Asti

La città si interroga sul futuro di Asp. Un cittadino scrive:"Invito il Comune a riconsiderare il suo peso nel capitale di Asp"

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Paolo Ferraris sulla questione Asp.

In questa fase incerta sulla gestione di Asp mi permetto di ipotizzare una possibile trattativa da condurre con il socio privato, da un lato per riequilibrare i rapporti di forza e migliorarne i rapporti, dall'altro finalizzata a nuovo ruolo strategico ad Asp.


Premesso che il nodo dolente per il Comune riguarda la nomina dell'Amministratore delegato da parte del socio privato ed il famoso allegato G dei patti parasociali firmati nel 2015 che impongono l'eventuale acquisto delle quote di Nos ad un multiplo di 10 volte l'Ebitda (utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti n.d.r), corretto per la posizione finanziaria netta della società.

Ravviso quindi la necessità da parte del Comune di riconsiderare il suo peso nel capitale di Asp.

Teoricamente, infatti, ha la maggioranza; sostanzialmente il suo ruolo è secondario in quanto il soggetto che economicamente prende le decisioni è il socio privato attraverso la nomina dell''Ad.

Il Comune potrebbe quindi cedere ulteriori quote e, a questo punto, anche la maggioranza del capitale ai soci privati ad un prezzo di cessione a sconto rispetto a quello previsto dal patto nel caso di cessione a ruoli invertiti (per esempio ad un multiplo di 4-5 l'Ebitda).

In cambio l'Ente può chiedere di stipulare nuovi patti parasociali in cui sia prevista la nomina da parte della città di Asti dell'Amministratore delegato o, in subordine, consiglieri con deleghe operative e gestionali, oltre ad un aggiornamento dei contratti di servizio scaduti nel 2017 e ad un modifica dellallegato G, la cui stessa esistenza perde parzialmente di significato al temine di una cessione di quote da parte del Comune.

L'attuale situazione è infatti paradossale e a danno esclusivamente dei cittadini, in quanto il Comune, prendendo come esempio la Tari, (il ragionamento può essere esteso ai parcheggi) deve accettare incodizionatamente il PEF che presenta Asp, pur essendo una sua controllata, e successivamente incassa i dividiendi che essa eroga.

Questo non è un sistema nè efficiente, nè tantomento procrastinabile nel tempo.

Meglio sarebbe, se il Comune con manager di provata capacità manageriale (meglio se scelti all'esterno dell'ambiente cittadino e con esperienza consolidata nel settore delle utility) migliori i servizi di raccolta dei rifiuti riducendo il peso della Tari (analoghi ragionamenti per le altre business unit di Asp).

Nel frattempo la società Asp, sempre guidata dai nuovi manager, non sarà più vincolata a pagare dividendi ad un Ente locale minoritario (e i soci privati sono neutrali nella posta dividendi essendo semplicemtne una partita di giro tra due società), potendo quindi destinare le attuali risorse per finanziare gli investimenti "verdi" per rimanere competitiva in un mercato che, dall'attuale sitema di monopolio cittadino, dovrebbe allagarsi ad un sistema più competitivo e concorrenziale, sempre nell'ottica di migliorare i servizi.

Il Comune potrebbe, quindi, utilizzare l'entrata straordinaria derivante dalla cessione per fare investimenti nel TPL e nel miglioramento della mobilità

Paolo Ferraris

Cittadino di Asti

Al direttore

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