Attualità - 21 novembre 2018, 11:39

"Asti Palazzi del Gusto? Un buon primo passo per la città, ma la strada è lunga"

Lo dichiara Filippo Mobrici, presidente del consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato a riguardo della collaborazione con l'ente Fiera del Tartufo bianco di Alba

foto di Giulio Morra

Si tirano le somme sull’‘edizione zero di Asti Palazzi del Gusto. Il weekend, nelle vie del centro e all'interno di Palazzo Alfieri e Ottolenghi ha proposto una versione molto differente dalla fiera del tartufo, organizzata ad Asti gli anni scorsi.

Forse la remise en forme supportata da chi di eventi enogastronomici se ne intende, vale a dire l ente della fiera internazionale del tartufo bianco di Alba, ha dato i suoi frutti, proponendo una formula che ha abbracciato aspetti storici ( i palazzi del centro ), culturali ( la mostra di Chagall ), tecnici ( esame da parte della commissione del Centro Studi sul Tartufo che si è occupata di controllare ogni singolo esemplare venduto al Mercato, educativi ( come le degustazioni guidate da consorzi e camera di commercio, e i Foodies Moments, ovvero gli shows cooking dove il Tartufo Bianco d’Alba ha incontrato la cucina d’autore.

A entrare nel merito è Filippo Mobrici, presidente del consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato: “L'iniziativa, per essere alla primissima edizione è andata bene.Ovviamente ci sono alcuni aspetti da rivedere e migliorare ma con i tempi brevi che avevamo, insieme a tutti gli altri attori della manifestazione è stato fatto il possibile. Siamo passati prima di tutto a location di eccellenza, che sicuramente sono una delle carte vincenti del territorio astigiano.

L'appoggio dell'ente fiera albese ha permesso di proporre appuntamenti stimolanti. Non solo in mercato dedicato al tartufo, ma anche lo studio di questo prodotto, da parte di esperti, l'abbinamento alla nostra ricca cucina e ovviamente al matrimonio con i nostri vini. Se sì procede su questa strada, che è appena all'inizio, con il tempo riusciremo ad offrire ad astigiani e non solo un pacchetto completo delle ricchezze di una terra, quella tra Monferrato e langhe che ha peculiarità diverse ma che ha sicuramente le carte per creare un pacchetto di appeal per i turisti, tra storia, enogastronomia, tipicità e anche nuove formule di intrattenimento, come lo show cooking”.

Insomma, le perplessità sull’identità di appartenenza del tuber magnum pico in questo frangente passa in secondo piano.

“Ogni zona di questa regione ha le proprie particolarità e partendo per tempo, già da oggi, a programmare organizzare e promuovere “ Asti i palazzi del gusto” avremo sicuramente risultati degni di ciò che intendiamo proporre ai turisti perché si innamorano del territorio e tornino ad acquistare, visitare, assaggiare e usufruire dei servizi. Questa è  la dimostrazione che se si crea una  linea di azione con gli enti (Assessorato al Turismo del Comune di Asti, il Centro Nazionale Studi Tartufo, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti,  Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato,  Consorzio dell’Asti DOCG, ’Associazione Albergatori e Ristoratori Astigiani, Confcommercio Asti e Fondazione Asti Musei) si può fare davvero molto per il rilancio di Asti. Abbiamo fatto il primo passo. Ora bisogna continuare”.

Manuerla Caracciolo