Cultura e tempo libero - 14 dicembre 2018, 11:48

Filippo Ghisi: Asti è una città dalle potenzialità enormi, tra i compiti della della Fondazione Asti Musei vi è anche il valorizzarle

Intervista “a tutto campo” con il direttore della Fondazione, spaziando dalla mostra di Chagall ai timori di “cannibalizzazione” da parte di Alba. E sull’ipotesi di una candidatura a Capitale Italiana della Cultura ci ha risposto che…

Il dott. Ghisi ritratto di fronte a una delle opere di Marc Chagall in mostra presso Palazzo Mazzetti

Parallelamente all’incremento di turisti in città, si è percepita sempre più la necessità di “fare sistema” creando un ente che raggruppi e gestisca al meglio le molteplici ricchezze museali cittadine. Considerazione che ha portato, nei mesi scorsi, alla formalizzazione della nascita della Fondazione Asti Musei, che vede il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Mario Sacco in veste di presidente e il dott.  Filippo Ghisi (anche presidente di “Turismo in Langa”) ricoprire l’incarico di direttore. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sul passato, presente e futuro culturale, artistico e turistico della città.

Iniziamo questo incontro chiedendole di spiegare ai nostri lettori di cosa si occupa la Fondazione Asti Musei
La Fondazione Asti Musei è nata ufficialmente due mesi fa, per mettere in rete musei della città di Asti riconducibili a una realtà civica. Quindi o effettivamente di proprietà del Comune o i musei legati alla banca locale che, per un altro motivo, è comunque un museo dei cittadini. Nel senso che nasce proprio dai risparmi dei cittadini stessi. E’ stata quindi creata questa rete che comprende, ad oggi, 5 siti che sono Palazzo Mazzetti, la Cripta di Sant’Anastasio, la Domus romana, la Torre Troiana e Palazzo Alfieri. Ovviamente come tutte le messe a sistema di qualunque cosa, la Fondazione Asti Musei ha lo scopo di migliorare l’efficienza dei musei sul territorio, creare un sistema integrato, di dar seguito nei fatti allo “smart ticket” (biglietto cumulativo per i 5 musei più il Battistero di San Pietro, che però è esterno alla Fondazione) che esisteva già.

Quindi mettere a sistema le bellezze artistiche e architettoniche della città di Asti per costruire un sistema vantaggioso. Tanto per i cittadini, che possono aver certezze su orari, aperture ed eventi, quanto per i turisti sui quali la Fondazione ha deciso di puntare molto. Infatti non è casuale che la grande mostra “Chagall Colore e Magia” e la Fondazione siano state presentate insieme: la mostra è un po’ l’evento di lancio della Fondazione Asti Musei. Ed è sintomatico di quanto la Fondazione intende fare nei prossimi anni: alcuni grandi mostre e, parallelamente, un’attività di gestione ordinaria per far sì che tutti i musei siano fruibili, visitabili, divertenti.


I suoi trascorsi professionali nell’Albese e la contestuale unione dell’Atl astigiana con quella albese hanno portato più d’uno a ipotizzare che tutto ciò comporterà una “cannibalizzazione” dell’Astigiano da parte di Alba, turisticamente molto più sviluppata. Può smentire queste “Cassandre”?
Sì, le smento totalmente. Asti e Alba sono complementari tra loro, realtà che partono da punti molto diversi. Alba negli ultimi 50 anni ha avuto una enorme spinta verso il turismo e verso l’apertura ai mercati internazionali, soprattutto in ambito enogastronomico anche grazie ad una grande industria qual è la Ferrero. Ma, mentre si sviluppava questa grande azienda, dalla somma di tanti “piccoli” si aveva un’attenzione enorme al “cliente”. Quindi Alba si è sviluppata con alcuni prodotti di punta quali vino e tartufo, più qualche altro minore come il torrone. Il tutto con grandi operazioni di salvaguardia e di marketing, molto rivolto all’estero, che ora le consentono di vivere un periodo di grande floridezza turistica. Se dovessi però andare a vedere le ricchezze architettoniche, artistiche e museali di Alba mi fermerei a un elenco molto breve. Le bellezze di quella città sono altre, forse anche il mood albese, ma non c’è un museo di punta.

Asti ha una situazione completamente diversa: una storia infinita, un centro storico medioevale che è il più grande del Piemonte, tanti musei che non fanno parte di quelli citati prima ma sono rilevanti quali Palio, Diocesano, Paleontologico, Arazzeria Scassa… E in più il centro storico astigiano è esso stesso uno splendido museo a cielo aperto frutto delle sue permanenze medioevali, di quelle settecentesche e del fatto che è stata una città sempre ricchissima fino al secolo scorso. Tutte cose che Alba non ha. Pero Asti ha vissuto un recente passato completamente diverso: si è chiusa su se stessa per svariati motivi e le grandi industrie locali non hanno mai puntato all’astigianità come punto riferimento.

Inoltre, territorialmente, ci troviamo a metà tra Langhe e Monferrato, la famosa Astesana. Quindi anche lì un’identità non ben definita, perché se diciamo che Asti è la capitale del Monferrato non tutti sono d’accordo, se diciamo che è nelle Langhe per carità, se diciamo che è nell’Astesana è storicamente corretto, ma crea difficoltà dal punto di vista di posizionamento sul “mercato”, soprattutto adesso che c’è un brand Unesco che si chiama Monferrato, Langhe-Roero. Per cui dobbiamo decidere dove posizionare Asti in questo brand che ci siamo dati nel basso Piemonte.

Per cui, come dicevo, una storia diversa ha portato Asti ad avere giacimenti culturali incredibili, ma non promossi, non “venduti”, non valorizzati e a volte sconosciuti agli stessi astigiani. La Cripta di Sant’Anastasio, ad esempio, è un gioiello a livello mondiale che nessuno conosce. Tutto questo per dire che Asti ha cose che Alba non ha e viceversa. Messi insieme si potrebbe creare un polo turistico attrattivo, collegato da autostrada, che rappresenti un punto di forza per Asti. Poiché un turista che arriva nelle Langhe, da Alba, in autostrada, può venire solo qui. Asti e Alba riescono ad essere due volti della stessa medaglia e l’unione delle due ATL è un passo importante che va proprio in questa direzione.

Non è Asti che diventa succube di Alba: sono più bravi? Impariamo da loro a fare meglio e integriamo i loro punti di forza. Senza dimenticare una migliore gestione del flussi e l’apertura di alberghi che sono ancora pochi. Dobbiamo fare in modo che il turista che spende 4-5 giorni nelle Langhe, spenda il suo tempo e il suo denaro nelle Langhe e nell’Astigiano. E fare un’ATL comune è l’unico modo per dirglielo, perché al turista giapponese o scandinavo arrivano le proposte dell’ATL di Alba.


Un progetto di così ampio respiro richiederà necessariamente tempi medio-lunghi. Il che ci porta a chiederle la durata del suo contratto e maggiori dettagli in merito alle risorse che le sono state messe a disposizione
Il mio è un contratto biennale, come logico che sia per incarichi di questo tipo. In quanto alle risorse, sono quelle della Fondazione Asti Musei. Io ho ereditato un bilancio che era decisamente interessante, che prevedeva una grande mostra che è quella di Chagall e ne prevederà in futuro altre. Una grande mostra l’anno, sempre nel periodo autunno-inverno, sempre ragionando nell’ottica del turista medio della Fiera del Tartufo di Alba che si sposta verso Asti… Dobbiamo andare a prendere i turisti quando ci sono e dove ci sono, fare una grande mostra a giugno o luglio non avrebbe senso. Ma, al di là del budget, è anche importante il come si spendono i soldi. Non so ancora nello specifico quali eventi organizzeremo nei prossimi mesi perché ci stiamo lavorando, ma la cosa più importante è far si che i musei funzionino e siano accoglienti. Il primo grande progetto è quindi il valorizzare quel che già c’è e che non è affatto poco!


In più occasioni, lei si è espresso favorevolmente nel merito dell’eventuale pedonalizzazione del tratto di corso Alfieri compreso tra le piazze Roma e Cairoli. Le risultano sviluppi in tal senso?
Non posso entrare nel merito, se non dire che ho lanciato il mio suggerimento da tecnico del settore. Posso ribadire che è una necessità per Asti anche in relazione alla presenza di un numero crescente di turisti. Per Chagall, da settembre ad oggi, stiamo arrivando a 30.000 visitatori, con punte in alcune domeniche di 1.200 persone. Che magari si ritrovano a dover fare la coda in corso Alfieri mentre gli passano le macchine a pochi centimetri.

E’ un tratto stretto e molto inquinato, per cui ritengo che, almeno in alcuni periodi dell’anno, la pedonalizzazione dovrebbe essere molto importante. E poi il fatto che Palazzo Mazzetti, Cripta di Sant’Anastasio; Palazzo Alfieri e poco più in là la Domus sono tutti sulla stessa strada, dallo stesso lato. Quando dall’altra parte della strada abbiamo o assenza di negozi o negozi chiusi. La pedonalizzazione potrebbe servire anche da stimolo per riattivare attività commerciali che, da piazza Roma in giù, è invece molto florida. Francamente, vedere delle vetrine vuote in un’area così bella è davvero un colpo al cuore. Senza dimenticare che nella stessa area, in un qualsiasi giorno feriale durante l’anno scolastico, tra le 12 e le 14 ci sono centinaia di ragazzi che escono dalle scuole costretti a camminare raso muro.


L’Art bonus introdotto alcuni anni fa dall’allora ministro della Cultura Dario Franceschini rappresenta un importante contributo per lo sviluppo culturale del Paese, poiché come ben sa consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Ciò premesso, la Fondazione Cassa parteciperà all’Art Bonus 2019?
Sicuramente è una possibilità che la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti non si lascerà sfuggire, in quanto possibilità contemplata dalla legge. Ma più in generale, uno degli obiettivi che abbiamo come Fondazione Asti Musei 2019 è far partecipare la Fondazione a più bandi possibili: comunali, regionali e di altre Fondazioni Bancarie. Ci attiveremo per partecipare a tutte le erogazioni che esistono e alle quali vogliamo partecipare.


Con una lettera aperta inviata ai giornali alcune settimane fa, l’associazione “Gli Argonauti” le chiedeva se la Fondazione Asti Musei si doterà di un Piano Strategico. Pertanto le chiedo: è in programma?
Non solo è in programma, ma è anche uno dei punti che avevo toccato nel progetto che ho scritto in fase di selezione del personale, quindi ci credo molto. Gli Argonauti citavano il piano strategico del Museo Archeologico di Napoli, redatto in collaborazione con il professor Ludovico Sollima dell’Università partenopea. Docente che io nel dicembre 2016 avevo invitato ad un convegno, incentrato proprio sulla spiegazione di che cos’è un piano strategico di un museo, che si era svolto a Grinzane Cavour. Da lì si è sviluppata una collaborazione con il professore. Quindi la risposta è sì, il piano strategico ci sarà.

Sarà fatto con calma, nel senso che come dicevo prima dobbiamo innanzitutto risolvere problemi pratici, ma il piano strategico non può non tener conto della città nel suo insieme. Quindi certo i cinque musei che compongono la Fondazione Asti Musei, ma riguardante l’intera città. La pedonalizzazione, i rapporti con i creatori di cultura, le associazioni culturali, quelle turistiche. Per cui, secondo me, il piano strategico della Fondazione Asti Musei potrebbe essere un buon punto di partenza per ragionare, tutti insieme, su quale vuole essere il futuro della cultura e del turismo ad Asti nei prossimi anni. Diciamo quindi che il nostro piano strategico potrebbe essere di stimolo allo sviluppo di un piano strategico territoriale dell’Astigiano.


Infine, guardando in prospettiva, vorrei chiedere il suo punto di vista in merito ad un’eventuale futura candidatura di Asti a Capitale Italiana della Cultura. La precedente Giunta avanzò domanda di partecipazione, ma con il cambio di Amministrazione quell’ipotesi venne meno. Ritiene la si possa riproporre, in futuro?
Io penso che candidature di questo tipo debbono sempre essere ben ponderate. Partecipare tanto per farlo è sbagliato. Si partecipa a candidature di questo tipo se si ha un qualcosa di unico da poter offrire e che sia competitivo sul mercato. Secondo me Asti deve puntare alto, guardando anche a queste manifestazioni, ma deve capire prima su cosa puntare.

E’ un ragionamento che possiamo fare con il Comune, ma sulla base di un punto forte che ci distingua da tutti gli altri candidati. Non so ancora quale, potrebbe essere l’immateriale come il Palio, il museo diffuso del centro storico oppure un evento o ricorrenza. Ma è fondamentale che si dica “ecco, è intorno a questo che costruiamo la nostra candidatura”. Quindi secondo me ha fatto bene l’attuale Amministrazione a “fermare la macchina” che altrimenti avrebbe potuto comportare una candidatura un po’ zoppa. Però, pensandoci bene e trovando un tema forte, ritengo Asti abbia tutte le carte in regola per partecipare.

Gabriele Massaro