Innocenzo Milliavacca, nato da nobile famiglia milanese, fu vescovo di Asti tra il 1693 e il 1714.
A fine Seicento, il Piemonte viveva una situazione assai pesante per gli altalenanti esiti della guerra contro la Francia che, nel 1693, portò Vittorio Amedeo II di Savoia, detto non a caso “la volpe savoiarda”, a concludere un accordo di pace assai soddisfacente. Accordo però debole, tanto da portare i francesi nel 1706 ad assediare per quasi quattro mesi Torino. Il 7 settembre, con la battaglia finale sotto le mura della cittadella, si arrivò comunque alla sconfitta dell’esercito francese. Il periodo era complesso, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello religioso e spirituale: l’assolutismo statale cercava nel sacro una "consacrazione popolare". Chiesa e religione piegate alla ragion di stato.
In questo contesto, a 58 anni, Milliavacca, ovviamente con il favore di Vittorio Amedeo, venne designato da papa Innocenzo XII all’episcopato in Asti. In quegli anni l’Astigiano, come buona parte del Piemonte, viveva un periodo di povertà della popolazione con città saccheggiate, agricoltura abbandonata, commercio interrotto, carestie e brigantaggio. In questo momento non proprio felice iniziò ad operare il neoeletto vescovo, col primario interesse di conoscere e supportare parrocchie e parrocchiani.
Milliavacca, provenendo dall'ambiente culturale milanese. portò ad Asti anche un nuovo entusiasmo artistico, con il grande merito di essere di stimolo verso gli operatori locali nella produzione d’arte per la Chiesa di Asti. Era forte dell’importante patrimonio della Diocesi; un cabreo fatto compilare dal vescovo nel 1712, ne è riprova: sono raffigurate e descritte analiticamente le tante proprietà fondiarie della Mensa vescovile dell’epoca e le loro grandi rendite. Quale intelligente mecenate, Milliavacca riuscì ad “usare” le opere d’arte quali strumenti di comunicazione, mezzi per esercitare influenza politica sul territorio, grazie alla loro bellezza e ricchezza.
Tra gli interventi più importanti da ricordare, primo fra tutti, il grandioso affresco delle volte della Cattedrale, ad opera del milanese Francesco Fabbrica e del bolognese Bocca, e l'affresco dei muri e delle colonne del milanese Pietro Antonio Pozzi, così come la splendida scultura di Giovanni Tommaso Groppa, la "Madonna grande", collocata nella cappella dell'Epifania, commissionata per ricordare la vittoria contro le truppe francesi che assediavano Torino; diversi preziosi ostensori sempre ad opera del Groppa per il tesoro della Cattedrale e della Collegiata; l’affresco ad opera del pittore Aliberti nella chiesa di San Martino, gli affreschi nel sacello della Madonna del Portone ed il restauro della chiesa di San Silvestro.
Nel suo testamento, il vescovo lasciò una cospicua somma per la costruzione dell'Opera pia della Presentazione della Vergine, conosciuta come Opera pia Milliavacca, per l'aiuto ed il sostentamento delle giovani donne.
Speriamo allora che, nel caso non aveste avuto ancora occasione di approfondire l’importanza di questo illuminato uomo di Chiesa, questo articolo vi offra lo spunto per farlo, con l’invito di goderne le opere, specialmente il fasto e la bellezza dell’interno della nostra Cattedrale.
Il vescovo Milliavacca è una delle persone che hanno lasciato tracce eccezionali ed arricchito il patrimonio monumentale e culturale di Asti: anche grazie a lui oggi viviamo in un posto bellissimo.