Attualità - 09 febbraio 2019, 19:20

"Che cosa vuoi da me?", la canzone di Loredana Bertè ha un video tutto astigiano

Andrea Raviola fa parte del duo artistico Coniglio Viola, che ha creato il videoclip della canzone classificatasi al quarto posto a Sanremo 2019

Ed io ci credevo/Ed io ci credevo sì/Ci vuole soltanto una vita/Per essere un attimo Perché ci credevi/Perché ci credevi sì/Ti aspetti tutta una vita/Per essere un attimo Che cosa vuoi da me…

Questa canzone portata al Festival di SanRemo 2019 da Loredana Bertè è in qualche modo legata all’astigiano. E’ di qui infatti Andrea Raviola, che con Brice Coniglio (insieme, il duo artistico ConiglioViola), Fausto “Krausto” e con la collaborazione della giovane animatrice Giulia Landi, ha creato i lsuggestivo videoclip della canzone, classificatasi quarta, ad un passo dal podio.

Si rinnova così il sodalizio artistico con la cantate, già siglato nel 2006 per la clip di “Strade di Fuoco”/ Kill Lola Project

Li abbiamo intervistati alla vigilia della finale del Festival.

Raccontateci la storia del video di Cosa vuoi da me?

Il cartoon racconta l’anti-favola di “Cappuccetto Nero”,  alter-ego di Loredana, una ragazza ribelle che inevitabilmente si innamora del tipo sbagliato: un lupo nero, capo di una banda di animali-malviventi, che tenta di aggredirla nelle periferie di una metropoli da fumetto. La storia racconta le aspettative reciproche dei due antagonisti: quando la violenza si trasforma in attrazione fatale, Loredana vorrebbe trasformare il lupo in principe azzurro, il Lupo sogna invece di fare di Cappuccetto Nero la sua fedele sposa. Il finale ribalta in chiave scura (e femminista) ogni tradizionale lieto fine.  Quando il Lupo ha ormai preso le sembianze di un inerme mortale innamorato, Loredana si trasforma in donna-lupo per unirsi alla banda di gangster e diventarne la capobranco.

Da chi è partita l’idea della fiaba e di utilizzare l’animazione e come è arrivata la proposta di creare il video per la sua canzone?

Dopo la bella esperienza di Strade di Fuoco, Loredana ci ha ricontattati poco prima del Festival. In due settimane abbiamo dovuto sviluppare storyboard, disegni, animazione… un lavorone di squadra dove l’unico vincolo era quello di usare appunto, le figure animate. La fiaba è stata un’intuizione che ci ha folgorati. Ideale per rappresentare un testo ripetitivo ma molto chiaro, dove l’essere femminile soffre, ma poi si rialza, conquista e comanda. Abbiamo utilizzato il colore blu come predominante proprio in omaggio ai capelli di Loredana.

Il titolo del video era in realtà “Lola and the Wolf”. E poi abbiamo pensato a lei, al suo carattere, alla sua energia e forza, pensando di ribaltare i clichè sulla felicità, comunicando che nelle relazioni non sempre la felicità el’unione per la vita. Infatti ci abbiamo aggiunto la durezza, quella della sua voce, e della violenza come tema predominante, per superare la normalità in cui cade il lupo ed esaltare i super poteri femminili che in effeti una donna come lei può possedere…insomma qualcosa fuori dalle regole! Abbiamo voluto farle un ritratto.

Da quanto tempo conoscete Loredana?

Da parecchio… intorno al 2006… siamo stati spesso a ballare insieme al Plastic e abbiamo mantenuto i contatti per anni. Spesso ci lasciava messaggi in segreteria e , ispirati dal suo carattere esplosivo, abbiamo realizzato questa versione di Non sono una signora

Il video clip animato viene usato per i video musicali da tempo ma ora è  tornato in voga. Secondo te perché e cosa differenzia un buon prodotto da uno meno efficace?

Beh, quello che differenzia un prodotto che buca lo schermo è sicuramente la storia che si vuole raccontare. Deve essere efficace e entrare nell’immaginario collettivo, dare valore a ciò che si vuole trasmettere, insomma.

Progetti futuri?

Cose abbastanza lontane dalla musica e più vicino all’architettura. A Torino uno stabile diroccato risalente all’800, abitato da oltre 200 inquilini di ogni nazionalità distribuiti in 53 appartamenti, è il primo esperimento internazionale di museo condominiale. Stiamo parlando di Via della Fucina16 condominio-museo, il nuovo programma di residenza per artisti ideato da Kaninchen-Haus,  l’Associazione Culturale di Coniglio viola. Aver ideato il gemellaggio tra artisti, ci siamo inventari questo inedito format nell’edificio di via La Salle 16 (già via della Fucina), nel quartiere torinese di Porta Palazzo. Il progetto è nato da una mia proposta informale presentata a un primo gruppo di abitanti del palazzo  a gennaio 2016. “All’inizio pensavamo di realizzare il tutto in maniera totalmente indipendente, ma quest’anno è stato finanziato da SIAE e MiBACT nell’ambito del Bando ‘SILLUMINA – Residenze artistiche e di formazione’ e dal Programma Housing di Compagnia di San Paolo”. Questa è la prima collezione al mondo d’arte condominiale.   

Coniglioviola è un duo fondato nel 2000 da Brice Coniglio, di Torino e Andrea Raviola, di Asti. Dalla videoart al teatro multimediale, dalla musica elettronica alla performance, dalla net.art alla fotografia, non c’è quasi settore della creatività contemporanea che Coniglioviola, “bottega rinascimentale nell’era digitale”, non abbia esplorato e provato a sobillare con le armi dell’ironia, muovendosi tentacolarmente come un vero e proprio marchio.

Noto per imprese come l’Attacco Pirata alla Biennale di Venezia (2007), il duo è impegnato in un’indagine trasversale sul territorio della cultura POP-olare, terreno in cui si producono i miti culturali condivisi attraverso cui la società si rappresenta e si nasconde.

Manuela Caracciolo