La Regione Piemonte - a dicembre 2018 - ha deciso, con un apposito articolo inserito nella Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale - di stabilizzare gli 80 medici precari del 118.
Lavorano, su turni, 38 ore a settimana. La maggioranza non ha altri incarichi o attività. Ma sono precari, con un contratto che si rinnova annualmente. Alcuni di loro prestano servizio da tempo, anche 10 anni.
Il 15 febbraio scorso il Governo ha deciso di impugnare questo provvedimento di stabilizzazione davanti alla Corte Costituzionale. Perché, visto che la stessa procedura è già stata adottata in altre regioni, tra cui la vicina Liguria, senza che ci fosse alcuna impugnazione?
A rispondere è Danilo Bono, vice direttore della Sanità piemontese: "C'è stata un'incomprensione - spiega -. Il Ministero della Salute ritiene che la stabilizzazione di questi 80 medici li metta in condizione di entrare nella graduatoria dei medici di famiglia. Ma non è così. Per diventarlo dovrebbero avere un titolo che non hanno e che noi, come Regione, in alcun modo intendiamo assegnare o sanare. Ci è stata contestata una cosa che non abbiamo alcuna intenzione di fare. Per questo andremo alla Corte Costituzionale, dove spiegheremo come stanno le cose".
E ancora: "Vogliamo stabilizzare, mantenendo lo stesso stipendio e quindi senza aggravio di costi, dei medici che da anni fanno un lavoro importantissimo. Riteniamo debba essere riconosciuto con un contratto a tempo indeterminato".