La "gelata" invernale di dicembre aveva preoccupato. E i mesi successivi non hanno certo portato elementi di ottimismo. Eppure i dati dell'economia piemontese hanno reagito, sorprendentemente. E se non si può parlare di una ripresa robusta, i numeri raccontano di un miglioramento (anche se minimo) nel clima di fiducia delle imprese.
L'indagine di Confindustria Piemonte e Unione industriale di Torino vedono crescere occupazione, produzione e ordini (che si smarcano dal segno meno del primo trimestre) ed export. Solo la redditività resta in calo, a testimonianza di una strategia che vede le imprese rinunciare a un po' di margine pur di riavviare un ciclo positivo. Una sorta di stabilità dinamica, in sintesi. Ma soprattutto un'inversione a U quando ci si aspettava invece un declino in continuità col recente passato.
Il miglioramento è abbastanza diffuso, anche in province molto più caute a dicembre. Miglioramenti soprattutto a Cuneo, Novara e Alessandria, così come Torino. Mentre Asti fatica a ripartire e Biella soffre più degli altri.
Tra i settori, ripartono chimica, metalmeccanica, alimentare e gomma plastica, mentre si confermano le difficoltà di tessile, carta-editoria ed edilizia. Anche se il dato tende a riavvicinarsi allo zero. A fare da locomotiva, soprattutto la meccanica strumentale grazie al rilancio del settore dei macchinari e degli apparecchi. Miglioramenti anche l'automotive.
A margine, i numeri nero su bianco dimostrano comunque uno stato di salute positivo, in Piemonte. A consuntivo del 2018 le aziende che hanno visto diminuire il fatturato sono state meno di un quarto (23,8%). Il risultato in utile ha riguardato il 67,3% delle aziende e gli investimenti sono stati uguali o superiori per il 73,5%.
"Stop alla TAV e grandi infrastrutture, protezionismo, Brexit e misure assistenzialistiche: ammetto che non mi aspettavo risultati simili, alla luce del contesto - ammette Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte -. Ora l'andamento economico europeo non promette bene, ma con l'Europa non abbiamo rotto, il governo tra alti e bassi tiene e oltre a non essersi scatenata una guerra commerciale internazionale ci sono speranze di apertura con la Via Della Seta, che ammetto non mi fa temere colonizzazioni come è accaduto in Africa. Basta che non sia una Via monodirezionale".
Ora la palla passa al Governo: "Col decreto Crescita ci aspettiamo uno sblocco dei cantieri per Asti-Cuneo, Terzo Valico o anche TAV, visto che a livello di esecutivo anche la Lega ha più volte ribadito di essere favorevole. E poi ci aspettiamo molto sul 4.0 con il super ammortamento", dice Ravanelli. "Godiamoci questi numeri, ma non diamoli per scontati - conclude - e facciamo di tutto per scongiurare l'aumento delle clausole Iva". Sul nuovo Governo regionale "apriremo un dibattito il 10 aprile all'Unione industriale con i tre candidati, cui presenteremo un nostro documento di richieste".
"Se è un miglioramento - ammonisce Dario Gallina, presidente dell'Unione Industriale - siamo alla parte più bassa della risalita. Ma le condizioni esterne non fanno ben sperare, tra ecobonus, settore auto e quota 100, che probabilmente influisce in questa ripresa dell'occupazione, forse dovuta alla sostituzione di chi va in pensione. Insomma: usiamo prudenza, aspettiamo di sapere cosa ci dirà la prossima indagine per avere un quadro più completo e attendibile".
E alcuni nodi presto verranno al pettine: "Anche dalla programmazione europea da qui al 2026 ci aspettiamo molto - aggiunge Gallina - ma restando a Torino deve muoversi qualcosa anche sul tema dell'area di crisi complessa. E poi ci aspettiamo impegni sulla formazione, perché nel medio periodo è fondamentale puntare anche su competenze e risorse umane".
Su Brexit: "Il Regno Unito pesa per circa il 5% e dunque non è una fetta così importante. Di certo, speriamo che questo possa attirare qualche investimento in più qui da noi, invece che in UK".