Eventi - 16 maggio 2019, 14:23

La lunga notte dell'allunaggio: il festival Passepartout pronto al decollo

Anteprima ieri sera all'Alfieri con Jas Gawronski,giornalista e corrispondente da Houston durante la missione dell’Apollo 11

A Houston erano le 15,17 di domenica 20 luglio 1969. Alcune ore dopo, esattamente alle 4,56 del mattino ora di Roma, Neil Armstrong metteva piede sul suolo lunare.

Ieri sera, un teatro Alfieri gremito ha accolto’anteprima di festival che quest’anno ha come tema «1969-2019: vogliamo la Luna»,  con un ospite d’eccezione: Jas Gawronski, giornalista e corrispondente Rai, curatore di programmi scientifici di grande successo, e corrispondente da Houston durante la missione dell’Apollo 11. che si svolgerà ad Asti dal 1° al 9 giugno, con la direzione scientifica di Alberto Sinigaglia. Quella di stasera sarà «La notte della luna», a cura della redazione Rai3 Piemonte, realizzata in collaborazione con «La Grande Storia a Teatro», ha visto alternarsi spezzoni di filmati di tg2 Dossier, in cui sono stati riportati alla luce i filmati originali direttamente dagli archivi Rai.

Gawronski , ha condiviso il paco dell’Alfieri con la regista Maria Bosio, per anni al fianco di Ruggero Orlando, la scrittrice Margherita Oggero, lo scrittore e conduttore tv Bruno Gambarotta, il giornalista Vanni Cornero e lo scenografo Ottavio Coffano. la serata è stata condotta dal giornalista Tarcisio Mazzeo.

Circa 900 milioni di persone seguirono la diretta televisiva, oltre 20 milioni erano italiani: la notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 fu la terra a girare intorno alla luna. Il cronista Gianni Bisiach seguì lo sbarco dietro le quinte della prima maratona televisiva della Rai (28 ore di diretta dallo studio 3 di via Teulada), condotta da Tito Stagno con i commenti di Andrea Barbato e, dal Centro spaziale della Nasa di Houston, di Ruggero Orlando. La Rai stimò che le fasi salienti della missione vennero seguite su 7 milioni di piccoli schermi.  “Sicuramente – ha spiegato Ga Gawronski , - durante quell’evento nessuno si rese conto, come sempre accade, che stavamo assistendo ad un evento straordinario, per portata economica, sociale, storica. Gli Americani hanno continuato a dimostrare quanto ci sia di coraggioso nell’accettare sfide quasi impossibili come questa".

Margherita Oggero ha fornto un spunto di riflessione sul futuro : “Conquiste e sbarchi delle missioni spazioli si è sempre parlato di equipaggi al maschile.Da allora sono cambiate molte cose : Nel 2024 sarà una donna a essere inviata nello spazio. E facendo qualche ricerca ho scoperto di più: fu una ragazza di meno di tren’anni, Margaret Hamilton, responsabile del software installato sull’Apollo 11,che coraggiosamente  prese il comando a tre minuti dal decollo, poiché alcune spie luminose non si erano accese completamente eciò rischiava di compromettere  l’intera missione. Lei si prese la responsabilità di dare l’ok per la partenza, dicendo E’ tutto perfetto, si parte!” E C’è anche chi, nonostante l’Italia intera fosse incollata ai televisori, quella notte, decise che era meglio andare a dormire, come Bruno Gambarotta, determinato  a riposarsi per affrontare meglio la camminata in montagna del giorno successivo. Esi svelato altre piccole indiscrezioni, come quella della famosa impronta dal piede di Armostrong sul suolo lunare,non fu il primo passo, ma almeno il terzo e fu marchiato con decisione proprio per poter essere fotografato. Insomma, una visita interstellare studiata anche in maniera scenografica dai tecnici della Nasa. “Per quanto l’ambientazione sembrasse desertica – è intervenuto Ottavio Coffano- la suggestione del silenzio, del cielo nerissimo e della Terra vista da quel pianeta è entrato nell’immaginario di tutte le generazioni a venire”. E la grande fortuna è quella diaverla potuta racconta, quest’odissea a bordo dell’Apollo 11. “Giornalisti e osservatori internazionali – racconta Mazzeo - profetizzarono che l’allunaggio statunitense (seguito anche da Mosca, ma completamente ignorato dalla Cina) avrebbe sancito l’inizio di una collaborazione fra Usa e Urss e, forse, la fine della Guerra fredda. Si trattò di un’illusione: ma l’emozione di chi assistette a quell’evento prevalse, per qualche giorno, su ogni cosa. Il cronista Gianni Bisiach seguì lo sbarco dietro le quinte della prima maratona televisiva della  Rai (28 ore di diretta dallo studio 3 di via Teulada), condotta da Tito Stagno con i commenti di Andrea Barbato e, dal Centro spaziale della Nasa di Houston, di Ruggero Orlando. "Ha toccato!" dice Roma alle 22,17. "No, non ha toccato", ribatte Houston. L'Italia viveva così, con l'aggiunta di un piccolo battibecco in diretta tra due protagonisti della tv in bianco e nero, il telecronista Tito Stagno da Roma e il corrispondente Ruggero Orlando dalla capitale della Nasa, il grande momento del primo uomo sulla Luna. Aveva ragione Stagno, che seguiva le comunicazioni di Houston in cuffia, mentre Orlando era in sala stampa. Lo scarpone malfermo di Armstrong, il passo più saldo di Edwin Aldrin, la famosa passeggiata a balzelloni sul suolo lunare, resteranno impressi nella memoria di molte generazioni di italiani grazie alla Rai che in quelle ventotto ore ci fece sentire tutti un po' sognatori e un po' più vicini all'eternità.

 

Manuela Caracciolo