Economia e lavoro - 10 giugno 2019, 15:02

Piemonte in calo: ancora un trimestre di sofferenza. "Serve uno shock"

I dati Unioncamere ribadiscono una situazione di difficoltà: -0,4%. I mezzi di trasporto frenano con FCA. Ilotte: "Dobbiamo sfruttare meglio i Fondi UE". Solo Cuneo e Alessandria in terreno positivo

Se di solito bastano tre indizi per fare una prova, qui allora siamo ai margini della certezza: cala ancora la produzione industriale del Piemonte, con un -0,4% nel primo trimestre 2019, il terzo di fila. "Ma anche gli ordinativi interni, l'export e l'utilizzo degli impianti sono sostanzialmente fermi. Nulla ha aiutato questi parametri a salire", dice Vincenzo Ilotte, presidente di Unioncamere Piemonte.

"Serve uno shock, qualcosa che dia un impulso altrimenti continueremo a raccontarci questa storia ancora a lungo", prosegue Ilotte. "Anche perché a soffrire sono tutte le imprese, di qualunque dimensione". Decisamente meglio sono andate Lombardia (+0,9) e Veneto (+1,5).

A livello di settori, chi tiene bene è l'alimentare (+2,4%) così come la chimica (quasi +1). A soffrire sono il tessile (-5%) e le industrie elettriche ed elettroniche. Così come i mezzi di trasporto, che frenano insieme ai tentennamenti di FCA. "La produzione di auto è quella che sta soffrendo di più - sottolinea il presidente Unioncamere - e l'aerospazio non basta a bilanciare". Tra i pochi dati positivi compare il fatturato estero (+1,6 rispetto a -0,4 generale), grazie a componentistica auto e aerospazio.

Tra le province è soprattutto il Sud a trainare, con Cuneo al +0,8%, grazie proprio all'alimentare e Alessandria al +1,2%. Male Biella (-2,3%) e Novara (-1,6%), ma anche Asti soffre (-1,2%), mentre Torino resta nel limbo con una perdita di mezzo punto.

Grande attenzione va dedicata ai Fondi Europei. "Al momento sfruttiamo il 20% dei Fondi Europei e alla nuova Regione chiediamo di crescere ancora, senza perdere posizione in questo periodo che potrebbe essere di transizione e rielaborazione dei progetti", conclude Ilotte.

In questa cornice, il clima di fiducia sembra però voler tentare una rimonta. Rispetto ai trimestri passati gli ottimisti tornano a superare i pessimisti. Anche se il PIL è previsto sostanzialmente piatto nel 2020 e 2021. Anche l'export è dato in aumento, anche se con una spinta interiore alle performance del passato. Il tutto al "buio" di dazi, Brexit o eventuali sanzioni UE.

"In un clima di questo genere, le aziende non investono - conferma Cristina Balbo, direttore regionale Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta per Intesa San Paolo -: c'è un clima di attesa che lascia la situazione in un clima molto statico. Ma ci sono aziende che vanno bene e il loro esempio è chiaro: investire sul capitale umano".

"In un contesto così, i nostri impieghi sulle imprese stanno comunque crescendo anno su anno del 23% - aggiunge Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest UniCredit - ma voglio pensare che dati come questi non sono figli di un calo di mercato, ma di un grande cambiamento radicale. Per esempio, proprio per l'auto, il problema non è tanto investire, ma quando e in che cosa, visto che alle porte c'è una vera rivoluzione industriale con l'elettrico e l'ibrido. Dal cibo, invece, ci aspettiamo un effetto positivo anche sul fronte del turismo in entrate, con target anche piuttosto alti in termini di capacità di spesa".

Massimiliano Sciullo