Un gruppo di detenuti che recita nell'ambito di un Festival teatrale è qualcosa che può uscire dall'immaginario collettivo. In realtà si tratta di progetti voluti e pensati per far sì che questo mondo reale e ben contestualizzato, possa avere i suoi margini di "normalità", non dimenticando che pur ristretti e con gravi colpe, tutte le persone hanno bisogno di sentirsi parte di una società. Una società che magari hanno vilipeso ma che attraverso questo tipo di progetti può far comprendere quale sia il vero senso della vita.
Ed è con spirito di curiosità, rispetto e grande attenzione che 30 spettatori (altri 30 domani) hanno avuto il privilegio di assistere allo spettacolo "Lisistrata nei quartieri spagnoli", direttamente nel carcere di Asti.
Lo spettacolo, inserito nel cartellone di Asti Teatro 41, fa parte di un progetto che per il secondo anno, porta gli spettatori in carcere e alcuni detenuti ad esibirsi di fronte ad un pubblico vero e attento.
La procedura di entrata è lunga e articolata e il caldo africano non aiuta, ma la curiosità e la voglia di scoprire un mondo non consueto è alta.
Ancora una volta è il regista Mimmo Sorrentino che ha una lunga esperienza di “teatro sociale” a condurre il gruppo di 15 detenuti in una complicata Lisistrata moderna alla prese non con ateniesi e spartani ma clan rivali di un una Napoli belligerante che si contende le piazze per lo spaggio di droga.
Senza dimenticare il clima ironico e irriverente di Aristofane. Lisistrata infatti, come nella commedia di Aristofane, organizza uno sciopero del sesso per convincere gli uomini a sospendere la guerra nei quartieri e a firmare la pace.
Si ride per questi uomini, quasi tutti grandi e grossi vestiti da donna o per i “veri machi”, delusi e arrapati per lo “sciopero del sesso”, ma ci si commuove per il dolore delle poesie rivolte “Dal carcere di Asti alle donne lontane”.
Tre poesie di Neruda che toccano il tema dell’attesa, della nudità e dell’abbandono.
Tra il pubblico attento anche la direttrice del carcere Francesca Daquino, la comandante della polizia penitenziaria Alessia Chiosso, la Garante dei detenuti Paola Ferlauto, l’assessore alle Politiche Sociali Mariangela Cotto, il questore di Asti Alessandra Faranda Cordella amante del teatro che, per la seconda volta ha assistito allo spettacolo dei detenuti: “Importante che si ragioni sul proprio vissuto, ci ha raccontato a fine spettacolo. Un direttore davvero illuminato”. “Un bel messaggio – aggiunge l’assessore Cotto – le donne sanno portare la pace”.
Il regista Mimmo Sorrentino che si è avvalso dell’aiuto di Raffaella Cordara, insegnante del CPIA di Asti al termine, sudato e felice, dopo 6 mesi di prove ha spiegato il grande impegno di tutti i detenuti che hanno dovuto confrontarsi e amalgamarsi: “Uso lo stesso metodo di lavoro in tutti i contesti sociali. Il mio lavoro consiste anche nel sapere ascoltare le necessità delle persone. Devono sentirsi riconosciuti e occorre distinguere l’errore dalle persone. Non c’è mai stato il più piccolo screzio. Qui non ho mai avuto timori”.