Abbiamo chiacchierato con Rebirth, al secolo Lorenzo Tripodi, tra i vincitori del contest SonAsti. Classe 2000, questa sera sarà uno degli artisti ad aprire a Donatella Rettore sul palco di AstiMusica. Alla finale di SonAsti ha presentato i brani "Diavoletto" e "Credici".
Rebirth, con il tuo rap sei tra i vincitori del contest SonAsti, un'occasione unica che ti dà diritto a salire sul palco di AstiMusica come artista. Ti aspettavi di passare le selezioni?
No, non me lo aspettavo, perché non ho la stessa esperienza che possono avere altri artisti. Probabilmente, però, se sono riuscito a passare le selezioni è perché avevo qualcosa in più rispetto ad altri. Non sapevo se il mio genere potesse rientrare o meno tra i gusti dei giudici. Noi rapper non abbiamo lo stesso studio e la stessa tecnica che possono avere altri artisti che fanno generi diversi. Il rap è un genere che spesso non piace, soprattutto ai più grandi. Sono contento di essere passato perché evidentemente il mio genere è stato capito.
Quest'anno quattro artisti su sei sono rapper. Cosa ne pensi?
Il rap è un genere che spesso non piace, soprattutto ai più grandi. Finalmente anche i grandi si stanno aprendo un po' a questo genere. Piano piano stanno capendo che forse la gente vuole questo. Il rap sta facendo numeri, è il primo genere su Spotify. La gente probabilmente in questo momento preferisce questo genere.
Cosa significa per te il rap e da quanto tempo fa parte di te?
Ho un amore per il rap da quando sono piccolo: mio padre ascoltava questo genere e di conseguenza sono cresciuto con questa musica. Ho iniziato nel 2012 registrandomi mentre cantavo su altre canzoni. Nel 2014 è uscita la mia prima canzone. Per me il rap è una forma di sfogo in tutto e per tutto. Mi metto lì e butto giù quello che sento. I titoli, anche se alcune volte possono sembrare poco profondi, sono in realtà lo specchio di quello che in quel momento vivo e sento. Il mio rap è assolutamente vero e autobiografico. Non ho mai una scrittura forzata, perché penso che non funzioni. Lavoro da solo: prima registravo in casa. Adesso ho creato uno studio da solo.
Ogni artista ha un "figlio" prediletto, una canzone preferita. Quale potrebbe essere la canzone che ti ha dato più soddisfazione?
È difficile trovare una risposta a questa domanda. Non ho ancora ricevuto le soddisfazioni che vorrei. Diciamo così: la canzone di cui sono più soddisfatto è quella che ancora devo scrivere.
Aprire a Donatella Rettore a 19 anni. Che effetto fa??
A differenza di altri miei coetanei so collocare abbastanza bene Donatella Rettore. Lei ha una personalità fuori dal comune: non saprei cosa aspettarmi. Per me è un'esperienza completamente nuova: non apro a un rapper. Non so se le piacerò, anche perché siamo molto diversi, con età molto diverse. In comune abbiamo sicuramente il rifiuto per la censura. Anche lei come me non si censura nelle canzoni che scrive. Penso che cantare "Dammi una lametta che mi taglio le vene" ne sia un esempio.
Donatella Rettore
Personaggio fuori dalle righe, ironica e trasgressiva, raro esempio di cantautrice italiana, Donatella Rettore resta l’icona di un periodo particolare della storia musicale del nostro paese. Una carriera che la vide tra le stelle della hit parade, ma che che culminò soprattutto nel concept “Kamizaze rock’n’roll suicide”, scheggia impazzita nel panorama musicale italiano mainstream dei primi anni ’80 portata alla ribalta dai celebri brani come “Splendido Splendente”, “Kobra” e “Lamette”.