Attualità - 28 settembre 2019, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo... dove non cresce il turismo

Nuovo invito ad approfondire la conoscenza di numeri che dovrebbero arricchire Asti, basata su un’indagine rivolta alle strutture ricettive

In un’era in cui tutti noi, giusto o sbagliato che sia, siamo abituati a sapere tutto e subito, aver possibilità di discutere sull’andamento turistico cittadino, forti di dati, solo una volta l’anno, quattro mesi abbondanti dopo la fine della stagione, mi è sempre stato stretto.

Da molte parti si è detto e letto di turisti in crescita ad Asti nei primi nove mesi del 2019, affermazioni importanti e diffuse, speranza di tutti noi, non ancora supportata però da alcun dato numerico.

Per capirci qualcosa, l’unica era chiederlo direttamente alle nostre strutture ricettive. Il punto di partenza un 2018 terribile: presenze turistiche in città calate del 12%, nonostante una grande mostra negli ultimi quattro mesi dell’anno, Chagall, a Palazzo Mazzetti. Utile rammentare che il termine presenze, fondamentale per capire come funzioni una destinazione, non è altro che il risultato degli arrivi per il numero di giorni di permanenza.

Per contestualizzare i dati acquisiti direttamente dalla ricettività astigiana, è bene ricordare che nei primi otto mesi di quest’anno, varie fonti ufficiali parlano di un certo rallentamento dei flussi turistici in Italia, nell’ordine del 2%, con una particolare contrazione della domanda interna.

Veniamo ai nostri numeri: ho intervistato, negli scorsi giorni, 26 delle 98 strutture ricettive del Comune di Asti, rilevate dall’Osservatorio Turismo Piemonte, rappresentative di 438 posti letto sui 1.777 totali. Un ottimo campione, pari a quasi il 25% dell’offerta. 236 posti letto di hotel e 202 di B&B, agriturismi e affittacamere, per rispettare anche nella tipologia una corretta proporzionalità. Obiettivo delle interviste: capire come fossero andati i primi nove mesi 2019 rispetto ai primi nove dell’anno scorso.

Gli hotel hanno evidenziato un 5% di contrazione, indifferentemente dall’origine del turista. Per le strutture ricettive extralberghiere invece è emersa una leggera crescita per quelle fuori città, che sono 41 su 84, nell’ordine medio del 2%, grazie ad un apprezzabile sviluppo delle presenze nei 14 agriturismi sparsi sul territorio comunale, stabili invece quelle in ambito urbano. Dominante tra queste strutture la variazione dei mercati esteri di origine: meno olandesi e inglesi, più nordici e svizzeri.

Riassunto, fatte tutte le dovute proporzioni, il turismo ad Asti, ahimè, nei primi nove mesi 2019 non è cresciuto. Si è contratto intorno all’1,5%, in piena media nazionale. Nulla rispetto allo scorso anno se non si dovesse sommare le due percentuali negative per capire quanto siano veramente ancora poche le presenze turistiche in questo posto bellissimo che è Asti.

Davide Palazzetti