In questo quadro, ancora provvisorio, la Fiom Cgil di Asti indica che l'impegno eccezionale delle delegate/delegati e della struttura territoriale ha come priorità la sicurezza dei lavoratori che devono poter valutare se le misure adottate siano coerenti con l’impianto del Protocollo, in assenza delle quali si deve procedere con delle misure restrittive fino alla sospensione di tutte le attività non essenziali utilizzando la Cassa integrazione Covid – 19 prevista dal decreto.
La FIOM/CGIL di Asti, in questa fase difficile, ha rappresentato sempre la necessità di mettere al primo posto, rispetto a qualunque altra valutazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.
"Il DPCM del 22 marzo creando dappertutto confusione, alterando gli animi dei lavoratori già provati dalle tensioni di questi giorni. La situazione è diventata ingestibile con aziende ormai chiuse da giorni ed altre senza una reale necessità continuano a lavorare mettendo a rischio la salute degli operai", spiegano dal sindacato.
Ad oggi ci sono 32 aziende chiuse con utilizzo della cassa integrazione con causale Covid-19, 7 aziende che chiuderanno dal 25 marzo e altre 11 che hanno deciso di continuare l’attività produttiva.
"Occorre quindi un’azione conseguente e tempestiva e per queste ragioni, sollecitiamo la Regione, il Prefetto, la Provincia, il Comune, le associazioni datoriali, a fermare le aziende che non appartengono strettamente a quei settori fondamentali, rispondendo così alla necessità di contenimento del contagio", concludono.