Attualità - 30 aprile 2020, 16:05

“Noi famiglie con disabili, ancor più ‘dimenticati’ in questo periodo di quarantena”

Diamo voce alla mamma di una ragazza con disabilità, che ci racconta la quotidianità e i timori per il futuro

Tra i molteplici aspetti conseguenti le limitazioni finalizzate a contenere la diffusione del coronavirus, si è spesso parlato delle difficoltà incontrate dalle famiglie con figli, in particolare dall’età prescolare a quella adolescenziale, mentre minor attenzione è stata dedicata a chi si trova a gestire contesti familiari ancora più complessi, ovvero la quotidianità con persone affette da disabilità.

Accogliendo l’appello della madre di una ragazza, ormai 25enne, affetta da disabilità, abbiamo ritenuto opportuno ‘darle voce’ facendoci spiegare le difficoltà quotidiane che si trova a dover affrontare.

“Prima di tutto vorrei far capire a chi viola le regole, fregandosene di uscire senza mascherina o altre protezioni, che ci sono persone chiuse in casa da settimane (nel mio caso specifico circa 45 giorni), che non hanno la libertà neppure di andare in bagno da sole perché sono seguite dal proprio figlio con disabilità, ha esordito.

“Consideri che nel mio caso, la soglia di attenzione di mia figlia non supera i 10 minuti, pertanto debbo continuamente proporle qualche attività nuova. Capisce che si arriva a fine giornata sfiancati”.

VERSO LA FASE 2, MA SENZA ALCUNA CERTEZZA

Una situazione che, a partire da lunedì, con l’inizio della “fase 2”, rischia di complicarsi ulteriormente: “Finora non ci è arrivata conferma dall’INPS che si possa prorogare i giorni extra della legge 104 (come per marzo e aprile, da 3 a 18), la ditta per cui lavoro riprenderà a lavorare regolarmente, ma non sapendo dove lasciare mia figlia sarò costretta a continuare a stare a casa. Fortunatamente potrò prendere dei congedi straordinari, ma la situazione permarrà difficile”

“Mia figlia – ci ha spiegato la signora in periodi normali è inserita in un centro diurno a tempo pieno. Per quanto riguarda i ragazzi presi in carico dall’Educativa Territoriale, so che gli educatori li contattano quotidianamente in videochiamata, mentre il centro diurno è gestito da una cooperativa i cui educatori al momento sono fermi in attesa di decisioni sul da farsi”.

I RISCHI CONNESSI ALLA RIAPERTURA DEI CENTRI DIURNI

“Anche se finora della riapertura dei centri diurni non si era proprio parlato, ora pare che il premier abbia accennato a riaprirli a partire dal 4 maggio. Va però tenuto conto che riattivarli ora è un azzardo, perché non puoi spiegare a questi ragazzi che debbono mettersi una mascherina o mantenersi ad almeno un metro di distanza per tutelare se stessi e gli altri. L’alternativa è di far venire degli operatori a casa, ma i disabili sono almeno 10 volte tanto rispetto al numero di operatori, che quindi nel corso di una giornata dovrebbero andare da più famiglie. Con il rischio di imbattersi in qualche persona asintomatica e trasmettere il virus. In sostanza, comunque la si guardi, è una situazione davvero sconfortante”.

Fortunatamente, negli anni sono stati sviluppati vari progetti che, fino all’inizio dell’emergenza sanitaria, consentivano di alleggerire un po’ la pressione sulle famiglie, ma il lockdown ha ovviamente comportato un drastico ridimensionamenti anche di queste iniziative: “Per i ragazzi più grandi c’era un progetto di un’uscita al mese, intitolato ‘Questo sabato esco anch’io’. A marzo l’uscita prevista era ‘la discoteca’ e quindi ogni famiglia coinvolta ha realizzato brevi video in cui i ragazzi ballano su un brano che ci hanno indicato gli operatori della cooperativa ‘Vedogiovane’ che poi hanno montato le varie parti in un unico video, che mia figlia riguarda costantemente.

Per aprile, hanno fatto un programma radio su YouTube, per il quale ciascuno ha mandato la canzone preferita con una dedica… Bellissime iniziative, ma sono due episodi… tutto il resto della giornata è a carico delle famiglie”.

Gabriele Massaro