Attualità - 01 luglio 2020, 19:27

Il Covid non fa rialzare le serrande del barbiere di piazza Cairoli. Asti perde 50 anni di storia (FOTO)

Rosario Mannini aprì l'attività nel 1970. Tiene le forbici in mano da quando aveva 7 anni. "I miei clienti erano una famiglia. Troppe spese per poter riaprire. Questo mestiere era la mia vita"

Le serrande sono ormai abbassate. In negozio sono rimasti un tavolino e qualche cartone sul retro.

I ricordi, però, sono vivissimi. Questa è la storia di Rosario Mannini e della sua bottega da barbiere in piazza Cairoli, che, dopo il Covid19, non ha più riaperto.

7 anni a Catanzaro: ecco l'inizio della storia

Classe 1941, Rosario ha dedicato la sua vita al mestiere del barbiere. Iniziò a 7 anni a Catanzaro, il suo paese di origine.

Quando gli chiediamo di fare marcia indietro con la memoria notiamo che gli vengono gli occhi lucidi. Con un sorriso emozionato, tira fuori dalla tasca della camicia un piccolo portafoto. Sono i ricordi segnati dal tempo, quelle foto in bianco e nero con una cornice naturalmente ingiallita, che Rosario porta sempre con sé. 

Avere un mestiere in mano, tra Roma e Asti

"Avevo 7 anni. Mentre andavo a scuola, imparavo il mestiere. Mio padre mi diceva che dovevo avere un mestiere in mano e così ho fatto. A 13 anni sono emigrato a Roma, ma le città grosse non mi piacevano. Così, sono venuto ad Asti e ho subito trovato lavoro".

Rosario non si tira indietro e, ricordando gli insegnamenti del papà, lavora per i barbieri dei Portici Pogliani, in corso Dante, corso Alfieri e alla stazione. 

1970-2020: 50 anni di lavoro, soli con la propria passione

"Poi ho deciso di mettermi per conto mio. Sono stato due anni in corso Volta e poi, nel 1970, ho aperto il negozio qui in piazza Cairoli. Ci ho lavorato 50 anni tondi tondi", ci racconta soddisfatto.

Sì, perché Rosario quella voglia di avere il "mestiere in mano" non l'ha mai persa. Per 50 anni ha portato avanti la sua bottega da solo: nessun lavorante né dipendente. Lì dentro erano lui e la sua passione. 

I clienti: una famiglia

"Questo mestiere è la mia vita. Mi sono fatto da solo. I miei clienti mi hanno voluto bene, erano come una famiglia". 

Rosario è un fiume in piena, che più che raccontarci un mestiere, ci descrive una storia d'amore. L'amore per gli strumenti di un tempo, per quella barba fatta come una volta e quelle giornate di lavoro che iniziavano alle 6.30. Perché chi ama il suo lavoro a casa scalpita e più di tanto non ci resiste.

Arriva il Covid. Il 7 marzo è l'ultimo giorno di lavoro

Il lavoro non manca mai e Rosario continua a fare da sé. Ma il 7 marzo 2020 per lui sarà l'ultimo giorno di lavoro. L'8 marzo il Dpcm anti-Covid costringe alla chiusura la maggior parte delle attività. Il Covid19 non è più un virus estraneo, ma si è insinuato anche ad Asti. Quella bellissima città di cui Rosario si innamorò tanti anni fa, la sua seconda casa.

"Se non ci fosse stata la pandemia, io ancora stavo qua, magari ancora per un paio d'anni. Per riaprire ci sarebbero stati costi esagerati, troppe tasse da pagare. Il mio cuore, però, è in questo mestiere", racconta amareggiato. 

E dall'espressione del viso, segnato dal tempo, capiamo subito che la sua è stata una decisione sofferta. Perché chi ama sa lasciare andare, ma non senza soffrire. 

Il barbiere, il confidente

"La mattina portavo dentro il giornale e aprivo. Non sono mai andato su appuntamento, ho sempre odiato questo sistema. I miei clienti venivano da me e parlavano di tutto". E ci racconta della figura del barbiere, che, un tempo, era una sorta di confidente. Mentre ci si faceva aggiustare la barba o sistemare i capelli, l'avvocato, l'operaio, l'impiegato, il ragioniere raccontavano di loro, si sfogavano, ridevano e scherzavano. Perché dal barbiere quasi ci si confidava, come con un amico, e Rosario lo sa bene.

Ora, però, è tutto diverso. Le norme anti-Covid limitano l'accesso al solo servizio. Le chiacchiere vengono meno e c'è un po' la sensazione che il mondo vada più di fretta ancora. Rosario, infatti, ci racconta un mestiere profondamente cambiato negli anni, anche dal punto di vista umano, che lui ha sempre cercato di mantenere più intatto possibile.

Prima barbieri, poi parrucchieri, ora unisex

"Prima ci chiamavano barbieri. Ora parrucchieri, adesso unisex, c'è un po' di tutto". E ci ricorda che un tempo la divisione tra uomo e donna era rigorosissima.

50 anni... in affitto

Quando gli chiediamo che cosa ne farà di questo locale, ci dice che non è suo. Sono 50 anni che Rosario paga l'affitto, regolarmente.

"Il mio lavoro mi manca. Mi porterò sempre nel cuore i miei clienti, che mi hanno dato da vivere. Non li dimenticherò mai. Ora mi dedicherò a fare il nonno a tempo pieno".

Elisabetta Testa