Cos'hanno in comune i due libri "I ragazzi della Via Boeri" e "L'inganno della lentezza"? Anzitutto l'autore, Enrico Tommasi, notaio milanese che con la passione per la scrittura; in secondo luogo è il viaggio ad accomunare le due opere. Il primo romanzo, "I ragazzi della via Boeri", vedeva protagonista Enrico, giovane salernitano traferitosi a Milano che, dopo essere stato scartato dalla Cattolica, si traferisce al Trezzi, all'Opera Cardinal Ferrari destinato ai senzatetto. Un tipico romanzo di formazione ambientato nella Milano da bere (che poi per Tommasi tanto da bere non era) degli anni Ottanta che analizza il passaggio, il viaggio, verso l'età adulta. "L'inganno della lentezza" ruota nuovamente intorno all'idea di viaggio: due amici di lunga data si rincontrano per condividere una vacanza insieme: il percorso della Via Francigena. La solitudine, la dilatazione dei tempi e l'allontanamento dalla sovra-stimolazione moderna quotidiana sono il perno intorno al quale raccontare la storia di due amici che barattano la velocità alla lentezza, il passato col presente, il rimuginio con l'azione.
Quante volte nella vita ci siamo chiesti "dove sto andando?" Quanti viaggi abbiamo intrapreso, sia nel mondo che in noi stessi, per poi trovarci di nuovo, ancora e ancora, al punto di partenza? Tommasi deve essersi posto questi interrogativi durante la stesura dei suoi romanzi che non sono legati da un avvicendamento dei fatti (come accadrebbe in una saga), ma sono la naturale prosecuzione l'uno dell'altro: si sposta il focus geografico ma non il punto di vista. La radice della parola viaggio è via che significa "cammino", inteso non esclusivamente come atto di spostamento fisico da un luogo all'altro, come direzione da seguire per giungere alla laurea, a un nuovo lavoro, alla famiglia o per prendere un treno senza perdere la fermata giusta; il viaggio è anche quell'atto di smistamento dei pensieri della mente che affligge l'uomo durante il corso della vita: quello che conta è lo zainetto che portiamo con noi, quello invisibile. Insomma, quello che c'è, ma non si vede. Perché come dice Cesare Pavese il mestiere di vivere altro non è che "il mestiere di viaggiare".
Tommasi riesce meglio nel suo secondo libro, più lento e riflessivo e con uno sguardo critico al presente. Il primo romanzo, scritto con prosa semplice e molta ironia, è caratterizzato dalla presenza di molti personaggi e da una struttura lineare che lo rende ideale anche ai più giovani. Chi pensa sia facile scrivere un romanzo di formazione e dedicare la propria penna alla letteratura per ragazzi si sbaglia di grosso. L'opera successiva è equilibrata in misura maggiore: la storia è portata avanti dai due protagonisti e questo ha permesso a Tommasi di concentrarsi meglio sul presente e su alcuni aspetti nostalgici più interessanti a un lettore adulto. Tommasi è uno di quegli scrittori che fa della materia autobiografica trampolino ideale per costruire le storie che vuole raccontare; si ricava dai suoi libri una gran voglia di vivere da una parte, dall'altra uno sguardo melanconico a qualcosa che doveva esserci e forse non c'è stato. D'altra parte solo gli sciocchi e gli sbadati fingono di non vedere e nei due romanzi di Tommasi, in un modo o in un altro, lui ci permette di vedere allo strato più sottile delle cose e di scegliere il viaggio che preferiamo. Non male no? Buona lettura.
Editore: Primiceri Editore
Collana: Narrativa
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 1 gennaio 2019
Pagine: 184 p., Brossura
Editore: Primiceri Editore
Collana: Narrativa
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 29 maggio 2020
Pagine: 174 p., Brossura