Cultura e tempo libero - 29 agosto 2020, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo dove si sa bene a che santo affidarsi

Puntata dedicata ad un grande santo il cui nome si sente spesso anche nell’Astigiano, utile, insieme a tutto il resto, ad attrarre turismo

San Rocco rappresentato da Bartolomeno Enaten per la chiesa astigiana a lui dedicata

L’Astigiano è un posto bellissimo, questo l’abbiamo raccontato, discusso, capito e condiviso; tra le sue splendide colline sono anche nati grandi uomini, molti passati alla storia per la loro spiritualità ed impegno sociale. Sono le colline di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, ma anche di San Giuseppe Cafasso, di San Domenico Savio, del Cardinal Massaja, di Maria Mazzarello, Margherita Occhiena, Giuseppe Allamano, Giuseppe Marello e Luigi Variara: uomini e donne che, spinti da fede e propensione al bene, sono stati ambasciatori di pace e fratellanza. Eppure, nonostante i vari santi locali e i tantissimi altri da celebrare, quello più gettonato è francese: San Rocco.

Rocco di Montpellier, nato da famiglia agiata, i Delacroix, tra il 1345 ed il 1350, rimasto orfano in giovane età e distribuiti i suoi beni ai poveri, si diede a pellegrinaggi ed assistenza dei bisognosi. Mentre girava nel nord l'Italia, tornando da Roma, imperversava una delle tante pestilenze del tempo, e si ammalò di peste nei dintorni di Piacenza, a Sarmato, morendo, d’altro, a Voghera a soli trentanni’anni. È il santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste, ma il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi naturali. Pochi santi sono stati tanto popolari quanto San Rocco. Culto che portò nel tempo alla costruzione di un mare di pievi, cappelle votive e chiese a lui intitolate, circa tremila in Italia, ed a farne patrono di oltre cento comuni. Non c’è allora da stupirsi che nell’Astigiano sia patrono di Castelnuovo Belbo, Celle Enomondo, Cortanze, Dusino San Michele, Marmorito, Montegrosso d'Asti, San Damiano d’Asti, Scandeluzza e Viale. Anche ad Asti è ricordato con una chiesa bellissima, recentemente restaurata negli affascinanti interni, e nel nome di uno dei Borghi cittadini. Anche dove San Rocco non è il patrono, la festa del 16 Agosto è momento di svolta importante nel calendario contadino tradizionale, celebrato, spesso tuttora, con particolare solennità.

Quindi un culto veramente carico di testimonianze monumentali ed artistiche, perdonate la mia visione laica, posti bellissimi da mettere a sistema e raccontati per attrarre turismo, religioso e soprattutto culturale. Posti bellissimi come la chiesa a lui dedicata a Canelli, in borgo Villanuova ai piedi del castello Gancia, gioiello barocco che sta per tornare visitabile, dopo importanti lavori di messa in sicurezza del tetto e della volta. Oppure il santuario di San Damiano d'Asti, città come Asti suddivisa in rioni di cui, anche qui, uno è San Rocco, con la sua pietra votiva del 29 giugno 1409, attestante guarigione dalla peste. O ancora quelle di Albugnano, Antignano e Scurzolengo, edificate o a lui dedicate durante la grande peste del 1630, e quella di Grana che conserva una statua in gesso policromo del XVII secolo con la particolarità del cane accanto al santo con in bocca una grissia, non un panino qualunque. Non da meno le testimonianze d’arte che lo ricordano, a partire dal bellissimo dipinto di Aliberti, nostro grande e prolifico pittore barocco, custodito, assieme a varie altre sue opere, nella chiesa di San Leonardo della sua città natale, Canelli. In Asti invece veramente notevole l’elegante statua lignea seicentesca, ottima opera di Bartolomeo Enaten, che spero sia tornata ad illuminare la chiesa di San Rocco, da cui proveniva, invece che lo scalone della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti in corso Alfieri.

Davide Palazzetti