Attualità - 26 ottobre 2020, 10:57

Il giorno dopo il nuovo Dpcm, la protesta di ristoratori, gestori di sale cinematografiche, palestre astigiane. "Una chiusura ingiusta non arrivano da qui i contagi"

Riflessioni amare e considerazioni di chi si è adeguato scrupolosamente a tutte le indicazioni. "Siamo strumento di propaganda per poter dire che si è fatto qualcosa

Un clima surreale, disorientante, confuso, triste. Il giorno dopo l’ennesimo Dpcm che taglia nuovamente le gambe al settore del benessere, della cultura e della ristorazione, la sensazione di tanti è che per arginare il mostro Covid, si stia un po’ “navigando a vista”.

Certo la gestione di un evento totalmente sconosciuto e inaspettato non può che essere complicata, ma la sensazione che si potesse arginare in modo diverso, soprattutto nei mesi estivi, è forte, soprattutto con la certezza della seconda ondata.

Siamo un popolo di guerrieri, forse a volte sognatori e “superficiali”, ottimisti e caparbi, ma un nuovo schiaffone, rischia di gettare nel fango e nello sconforto migliaia di persone.

Sono "centri di contagio"?

Ma davvero ristoranti, bar, palestre, piscine, cinema e teatri sono il male? Il centro del contagio?

Secondo l’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo), nel periodo tra giugno e ottobre su 2782 spettacoli e 347.262 spettatori, c’è stato 1 solo contagiato.

Nessuno si è tirato indietro sulle norme da seguire e ha comunque riportato drastici cali. Al cinema e a teatro si è distanziati, tutti guardano nella stessa direzione, indossano la mascherina, non parlano. Perché chiudere?

“Si naviga senza una bussola e ci si lascia trasportare dove va il vento, spiega Riccardo Costa presidente del Circolo Vertigo e dell’Asti Film Festival – non sta scritto da nessuna parte che cinema, teatri, ristoranti, siano centri di contagio, anche se i numeri in questo momento sono elevati, andare al cinema, forse è una delle cose più sicure da fare. Rispettiamo i protocolli alla lettera, forse il problema è altrove”.

Il Governo potrà reggere l'impegno economico che promette?

Sarebbe meglio forse ridurre l’orario? O meglio chiudere del tutto? “Meglio chiudere, fare magari un solo spettacolo pomeridiano con pochissime persone, significherebbe non ricevere contributi che ora mi aspetto, per i mancati incassi. Non possono permettersi di fare un lockdown definitivo, non possono impegnarsi così tanto economicamente, devono ancora pagare molte casse integrazione di maggio e giugno”.

In Sala Pastrone, per esempio, sono al momento attivi solo 52 posti su 150 e tutto avviene in massima sicurezza con disinfezione continua di sala e servizi. Incongruenze? Già comunque da maggio gli operatori hanno coperto appena le spese per garantire gli stipendi, ma con ulteriori vincoli, il rischio è che si chiuda per sempre, altro che Natale.

L'impegno delle scuole si vanifica con i trasporti pubblici

Con Costa, che è anche un insegnante, referente sicurezza per il suo plesso, tocchiamo anche l’argomento scuola. “È stato fatto un lavoro titanico per il rientro a scuola in massima sicurezza, abbiamo investito tante risorse sull’acquisto scuolabus, che viaggiano in totale sicurezza. Poi però i ragazzi che si spostano verso Asti, sono ammassati sui pullman di linea tutti ammassati, in quel settore non si è fatto nulla, non sono stati potenziati i treni e i bus e sono letteralmente stipati. C’è questa contante sensazione di improvvisazione, senza tenere conto dei banchi rotelle e il bonus per i monopattini...”

La ristorazione in affanno e la campagna "Vaffa"

Non va certo meglio al settore ristorazione, obbligata a chiudere alle 18 proprio ora che il nostro territorio offre il meglio: tartufi, bagna cauda, praticamente ci si gioca il guadagno dell’anno.

Ci sono delle corresponsabilità enormi di mancanza di visione strategica di futuro – spiega Fabio Fassio che con la moglie Elena Romano ha la Signora in Rosso di Nizza e l’Osteria del Meravigliati di Canelli con che spirito vado a votare alle prossime elezioni? Se c’è un posto sicuro sono i ristoranti, i cinema e i teatri”.

Con gli Acerbi, Fassio gestisce anche il teatro Balbo di Canelli, 400 posti. “Tutto bloccato anche lì, con le distanze dei posti si supera il metro e 20, tutti con le mascherine… Ma di cosa parliamo? Della gente che va ad ammassarsi sui bus?”.

Un dato che su tutti spiega che il problema non sia certo nella ristorazione. Da maggio nei due locali di Fassio, sono transitate circa 15mila persone, 25 dipendenti e nessun caso di Covid.

“Siamo diventati uno strumento di propaganda per dire che si sta facendo qualcosa", conclude rammaricato Fassio che intanto ha lanciato tra i ristoratori una campagna di “Vaffa...”

“Ce ne siamo stati zitti quando abbiamo dovuto chiudere, abbiamo taciuto e indossato la mascherina, osservato le distanze, il tracciamento, investito in dispositivi di protezione, siamo stati tutta l’estate con la mascherina indossata...
Nel nostro ristorante non si è mai verificato un caso di covid nè fra i dipendenti nè fra i clienti...
Ora. In attesa del prossimo DPCM, questo è il nostro solerte invito a tutti gli scienziati che per mesi hanno minimizzato il problema, a tutti i politici che dovevano agire e non l’hanno fatto, a tutti quelli che non riescono a rispettare tre stupide prescrizioni per preservare salute e lavoro.
Ogni giorno vi ci manderà un componente della nostra grande famiglia. Magari ci andrete e quando tutto questo sarà finito speriamo che sarete ancora là e ci rimarrete”.

Le palestre e le piscine hanno rispettato le norme e si sono adeguate. Perché chiudere?

E il mondo delle palestre che ha dovuto sottostare a tanti protocolli che ha messo in campo con scrupolo?

Da giugno ad oggi nella nostra palestra abbiamo avuto il massimo scrupolo nella gestione della sicurezza – spiega Flavio Graziano della Palestra Energym di Valmanera – e dopo la minaccia della scorsa settimana abbiamo cercato di perfezionare ulteriormente ma più di così è impossibile, è un discorso politico di chi ha voluto dare contentini alle varie forze di Governo. Devo spezzare una lancia a favore di Spadafora che purtroppo non è riuscito nei suoi intenti. Al Giro d’Italia, centinaia di persone ammassate e in palestra non si può andare”.

Una giornata cupa anche per i titolari della Palestra Fidia che ha sia palestra che piscina. “Venerdì ci hanno dato le nuove disposizioni, spiega una dei soci, Serena Barni, e domenica ci chiudi? Questa è una presa in giro”.

Senza contare che spesso in palestra e in piscina si va per motivi di salute, per stare meglio e senza contare che il settore aveva avuto, dopo il lockdown, un calo notevole di iscritti. “Non pensano alla salute della persone, in palestra non vengono solo i ragazzi per gonfiare i muscoli, ma chi fa ginnastica posturale, le gestanti, chi ha problemi alla articolazioni. Se si rispettano le regole stanno bene tutti, non fate di ogni erba un fascio, al limite penalizzate chi non si è adeguato. Incomprensibile e ingiusta questa chiusura”.

La palestra inizierà con qualche corso online per rispetto dei propri iscritti, ma certo non potrà essere la stessa cosa.

Il nuovo Dpcm è in vigore fino al 24 novembre, per molti un preludio ad un nuovo lockdown. 

Betty Martinelli