Attualità - 14 gennaio 2021, 20:30

Nell’Astigiano bassa adesione a #Ioapro, 'sfida' nata sui social contro le restrizioni dei DPCM

Solo due i locali che hanno annunciato l’intenzione di partecipare: abbiamo dato voce ai titolari. Coppo (vicesindaco e assessore al Commercio): “Il divieto di asporto dai bar dopo le 18? Ennesima vaccata di un governo incapace di fornire linee chiare”

La locandina dell'iniziativa, tratta dalla pagina Facebook dei promotori

Tra meno di 24 ore, numerosi bar e ristoranti sparsi un po’ in tutta Italia attueranno un atto di palese ‘disobbedienza’ alle norme anti-Covid, continuando ad effettuare servizio nei rispettivi locali fino alle 22.

Nato (e rapidamente cresciuto, fino a toccare, secondo i promotori, le 50mila adesioni) attraverso il passaparola sui social, il movimento #ioapro mira a porre l’attenzione mediatica e politica sulle crescenti difficoltà di migliaia di imprenditori del settore ristorativo, ormai da mesi costretti a estenuanti ‘slamom burocratici’ tra le norme dei DPCM emanati a partire da quello, risalente al 3 novembre scorso, che imponeva loro le prime pesanti restrizioni.

Basandosi sulla mappa interattiva presente su questo sito, sono una quindicina i locali piemontesi che aderiranno all’iniziativa. Numero tutto sommato esiguo che scende ancora guardando all’Astigiano, dove viene indicata soltanto la polleria “Universo pollo” di via Grassi. Anche se, in realtà, scorrendo i social si può facilmente constatare che intende aderire anche 'L’osteria del conte' di Camerano Casasco. Abbiamo chiesto ai titolari dei due locali le rispettive motivazioni della loro adesione

“QUANDO SI E’ CON L’ACQUA ALLA GOLA LE SI PROVA TUTTE” – DANIELE, TITOLARE DI ‘UNIVERSO POLLO’

“Questo è un Paese strano, in cui si può riempire un supermercato o un centro commerciale ma è vietato andare in 7-8 in un ristorante o in un locale a mangiare un panino perché altrimenti il virus ti colpisce…”, ha affermato con amaro sarcasmo Daniele, titolare di “Universo pollo”.

“Io ho aperto questa attività quattro anni fa – ha aggiunto – e nel gennaio 2020 ho fatto un investimento per trasferirmi in questa sede. Da allora abbiamo lavorato bene praticamente per due mesi, poi tra lockdown e limitazioni del governo, gli introiti sono drasticamente calati e lo Stato ci ha dato poco o niente”.

“Io, come tanti, sto rischiano di chiudere e quando si è con l’acqua alla gola le si prova tutte. Non voglio finire come quei commercianti che hanno preso uno sgabello e una corda e si sono impiccati per i debiti”.

“Che poi non è neanche detto che la gente venga a mangiare – ha concluso –, io terrò comunque aperto perché con i 20-30 euro di incassi al giorno che stiamo facendo ormai da mesi non potrò andare avanti ancora a lungo. Se continuerà così, la mia rischia di diventare un’altra delle tante aziende che hanno chiuso da inizio pandemia”.

In quanto alla bassa adesione, Daniele ci ha rivelato cheHo proposto l’iniziativa a tanti colleghi, ma i più non mi hanno neanche risposto, probabilmente temono sanzioni. Ma l’associazione che organizza l’iniziativa ci ha garantito che, nel caso dovessero multarci, ci sarà un team di legali che presenterà ricorsi”.

“DEVONO METTERCI IN CONDIZIONE DI POTER LAVORARE”- FRANCESCO LI CAUSI, TITOLARE ‘OSTERIA DEL CONTE’

Abbiamo 12 persone prenotate, sui 20 coperti della sala che normalmente usiamo. Dodici coraggiosi che hanno deciso di darci una mano e domani sera verranno a cena qui da noi, ci ha riferito Francesco Li Causi, titolare dell’Osteria del conte di Camerano Casasco e noto ad Asti anche per il suo passato politico da esponente della destra cittadina.

Nessun timore che i clienti possano venire sanzionati: “Mi sono informato presso chi organizza e mi hanno detto che, salvo in un caso, i clienti non sono mai stati multati. Anche a mio parere non c’è ragione per farlo se rispettano il coprifuoco rientrando prima delle 22. Io, invece, sono ovviamente responsabile se servo quando non posso farlo, ma accetto l’eventuale multa sapendo che la girerà al pool di legali messi a disposizione dall’organizzazione della manifestazione”. “Tenga però anche conto – ha aggiunto – che c’è stato anche un giudice di Roma che ha assolto un ristoratore che teneva aperto perché doveva pagare l’affitto, così come dobbiamo fare tutti, quindi lo ha assolto per aver agito in stato di necessità”.

“Comunque voglio chiarire che le mie idee politiche non c’entrano nulla ha precisato – questo è un discorso meramente economico. Il ristorante, che è aperto dal marzo 2019, è di mia moglie, io sono in pensione e le do una mano. Da quando è iniziata la pandemia, non abbiamo ricevuto nessun aiuto, da nessuno, perché per via di varie norme burocratiche noi non abbiamo avuto accesso ai ristori. Gli unici soldi ci sono arrivati dalla Regione, che mi ha fatto il bonifico 2-3 giorni dopo avermi chiesto l’IBAN. Ma glielo ripeto: non è questione politica, per quanto, per la mia storia personale lo dimostra, io oggi sono distante tanto da Salvino quanto dalla Meloni”.

“Io credo e spero che questa iniziativa smuova qualcosa ha proseguito –, perché ci devono dare una risposta chiara. Sono anche disponibile a ridurre ulteriormente il numero di coperti, aumentare la distanza tra i commensali, prendergli la temperatura e quant’altro possa servire, ma fatemi lavorare. Non chiedo altro che questo: fatemi lavorare! Non possiamo sopravvivere a lungo in questa situazione, che diventa sempre più insostenibile”.

COPPO: “MANIFESTAZIONE FIGLIA DELL’ASSENZA DI LINEE CHIARE DEL GOVERNO”

Anche Marcello Coppo – avvocato, leader locale di Fratelli d’Italia e vicesindaco di Asti con delega, tra le altre, al Commercio – non ha mai nascosto le proprie perplessità sulle limitazioni imposte ai commercianti dai vari DPCM. Punto di vista che ci ha naturalmente riconfermato.

“Quella di domani è una manifestazione conseguente l’incapacità del governo di fornire linee chiare sulla base dei protocolli che dà. Come partito non abbiamo una visione pro o contro, fermo restando il nostro impegno in favore dei ristoratori che non hanno ottenuto supporto dal governo. Mentre la mia opinione personale è esattamente quella che ho esposto qualche settimana fa in un video fatto con un amico ristoratore”.

“Inoltre non mi sembra che le politiche adottate dai DPCM fatti dal 3 novembre in poi abbiano portato a riscontri particolarmente positivi nel contenimento della pandemia ha aggiunto – Piuttosto che chiudere tutto, si impedisca di andare a trovare gli amici a casa, dove nessuno può garantire il rispetto delle norme di sicurezza, in favore di ristoranti o altri luoghi dove la gente si possa incontrare nel pieno rispetto delle norme anti covid, quindi con mascherine, distanziamenti, igienizzazione delle mani e quant’altro”.

“In quanto alla manifestazione, io non li condanno, ma va da sé che la soluzione va cercata e trovata nelle sedi opportune. E’ più che mai necessario trovare un sistema affinché il legislatore si metta una mano sulla coscienza e una sul portafogli, perché qui si danneggiano intere categorie. Al di là dei ristoranti, qualcuno mi può spiegare, ad esempio, il rischio generato da una lezione privata di pilates?

A Coppo abbiamo anche chiesto un commento sul divieto di asporto da bar dopo le ore 18, norma che con ogni probabilità verrà introdotta nel nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri previsto nelle prossime ore. “Premesso che i DPCM non li facciamo noi, ho l’impressione che si tenda a prendere il caso straordinario e legiferare su quello. Se hai il problema di un locale davanti al quale si crea assembramento, la soluzione migliore è intervenire su quel singolo caso e non impedire l’asporto a tutta la categoria che viene demonizzata a fronte del comportamento di pochi”.

“Secondo me – ha chiosato – è una grandissima vaccata (affermazione ripotata letteralmente, ndr.) impedire l’asporto. Come del resto, ad oggi, non ci sono evidenze scientifiche che vadano a giustificare la chiusura dei ristoranti la sera”.

CONFCOMMERCIO: GIUSTO PROTESTARE, MA A PATTO CHE SI RISPETTINO LE LEGGI

Riguardo la manifestazione in programma domani si registra, infine, il punto di vista di Ascom Confcommercio Asti che – per tramite del suo direttore, Claudio Bruno – sottolinea come l’iniziativa “deve farci riflettere non solo dal punto di vista economico, ma anche etico-sociale, perché ormai tutte le categorie economiche sono allo stremo ed in particolar modo i pubblici esercizi costretti ad aprire e chiudere un giorno si e l’altro no senza poter pianificare la loro attività di impresa e questo non è più possibile ed ammissibile”

“La nostra associazione – prosegue Bruno chiede più aiuti economici per le attività costrette alla chiusura, indennizzi certi, quantificati ed in tempi rapidi e non aleatori come è avvenuto fino a questo momento. Le attività che hanno rispettato ed investito per rispettare in modo puntale i protocolli anti contagio del Governo devono riaprire ed essere messe nelle condizioni di “tirare su’ la loro serranda” e non chiudere più. Il Governo come istituzione principale, di questo Paese, deve dare delle risposte certe ai nostri imprenditori o quanto meno una pianificazione strategica che però venga rispettata; i nostri soggetti economici sono anche cittadini e come tutti hanno bisogno di certezze e non solo di responsabilità”.

“Come Confcommercio – ha poi spiegato Bruno continueremo a lavorare ai tavoli istituzionali, adottando i comportamenti che riteniamo più utili e funzionali alla categorie, prima fra tutte quella della ristorazione, consapevoli delle problematiche e della profonda crisi che sta attraversando”.

Se le nostre istituzione non riescono a colmare questa inefficienza è possibile che si verifichino manifestazioni e scioperi con un taglio di “disobbedienza civile” con aperture non controllate senza rispettare le norme di legge in vigore e le possibili conseguenze sanzionatorie per gli stessi imprenditori e clienti”, ha spiegato.

Concludendo che “Noi come Confcommercio, però, pur condividendo le enormi difficoltà oggettive del momento e le motivazioni della categoria, siamo dell’avviso che la protesta sia giusta, a patto che, si rispettino le leggi e le imposizioni normative seppur non condivise, perché in un Paese civile e democratico dove il diritto a manifestare in modo pacifico nel rispetto delle regole è un diritto contenuto nell’art. 21 della nostra carta Costituzionale ma sempre rispettando la legge”.

Gabriele Massaro