- 23 gennaio 2021, 13:30

Preoccupa l’entrata in vigore della nuova direttiva EBA

Preoccupa l’entrata in vigore della nuova direttiva EBA

In pochi hanno compreso la vera portata della nuova direttiva dell’EBA (European Banking Authority) che è entrata in vigore il 1 gennaio 2021.

La normativa ha un impatto sulle famiglie, sulle persone fisiche, sulle imprese,sulle banche e sui correntisti non morosi. Se nessuno fa nulla, i danni generati dall’EBA saranno estremamente rilevanti, soprattutto in considerazione del periodo straordinariamente negativo che stiamo vivendo. Di fatto la direttiva potrebbe essere inquadrata come un: generatore automatico di NPL ovvero crediti deteriorati, per quelli mediamente informati, soldi che non vengono restituiti alle banche. Il perché lo vediamo nelle prossime righe dell’articolo.

Sta di fatto che molte imprese si ritroveranno con l’accesso al credito completamente bloccato. Stesso discorso capiterà anche a molte persone fisiche. I costi dei conti correnti esploderanno e le banche rischiano di veder saltare comunque i loro bilanci.

Dal primo gennaio, cambiano le regole per la gestione dei conti “in rosso”. Il diktat arriva dall’ EBA: gli addebiti automatici (pagamenti di bollette, finanziamenti, rate varie), se i correntisti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari, non saranno più consentiti. Questo porterà quindi ad una situazione di morosità da parte dei titolari.

Se la morosità si protrae per tre mesi con mancati pagamenti da soli 100 euro (persone fisiche) e da 500 euro (imprese), l’EBA impone alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”, bloccando di fatto per quella persona o per quella impresa, ogni possibilità di accesso al credito. Insomma, famiglie ed imprese in forte difficoltà in questo momento, rischiano di veder precipitare la loro condizione.

Infatti, se in un Paese come il nostro, in cui l’informazione finanziaria raggiunge solo una parte della popolazione, moltissimi abituati a navigare a ridosso del saldo zero del conto corrente, si ritroveranno, loro malgrado, ad essere considerati “falliti” dal punto di vista economico.

E cosa faranno tutti gli altri?Dato che la morosità è dichiarata dal sistema bancario e non dai creditori, la prima cosa che faranno sicuramente in tanti sarà staccarsi dalla banca, sospendendo i RID (cioè gli automatismi di pagamento). Certo si ritornerebbe alle scadenze manuali, si ritornerebbe alle file in posta o in banca per pagare direttamente i bollettini ma saranno disagi di poco conto.

Ma se milioni di italiani, sospendessero decine di milioni di RID, alle banche verrebbero a mancare centinaia di milioni di incassi commissionali. Una condizione che, in questa situazione di mercato, finirebbe per portarle sull’orlo di un baratro da cui potrebbero essere preoccupante davvero.

Ma insieme alle commissioni relative ai RID, le banche perderebbero anche quelle per gli eventuali scoperti di conto corrente, le commissioni per le tenute dei conti stessi (visto che magari qualcuno deciderà di chiuderli) e, ancora peggio, per poche centinaia di euro si ritroveranno a dover scrivere nella sezione “crediti deteriorati”, somme che in qualche modo sarebbero state recuperate e che invece andranno perdute per sempre.

Marco Oggero

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