Attualità - 27 gennaio 2021, 15:10

Nel Giorno della Memoria, il prefetto e il sindaco di Asti hanno consegnato le Medaglie d'oro a tre astigiani deportati

Si tratta di Salvatore Castellana, Giuseppino Gai e Battista Invernizzi, non più in vita. Il riconoscimento è stato dato alle loro famiglie, per non dimenticare

La consegna a Castellana

Nella mattinata di oggi si è tenuta, presso il Palazzo del Governo di Asti, la cerimonia istituzionale per il Giorno della Memoria, organizzata dalla Prefettura in collaborazione con l’Ufficio Scolastico territoriale, per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Alla manifestazione, che si è svolta con un numero di presenze strettamente limitato, hanno partecipato il sindaco di Asti Maurizio Rasero, e collegati in videoconferenza, il Presidente della Provincia Paolo Lanfranco, il Presidente del Tribunale di Asti, Giancarlo Girolami, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti, Alberto Perduca, il Questore, Sebastiano Salvo, il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Pierantonio Breda, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Fabio Canziani, il Vicecomandante dei Vigili del Fuoco Salvator Gabriele Amato, nonché la Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Ambito Asti-Alessandria, Pierangela Dagna.

L'importanza della memoria

Il Prefetto Terribile ha introdotto l’evento evidenziando l’importanza di coltivare la memoria "non come mera e asettica elencazione di accadimenti storici, ma come monito vivo e vitale, capace di proiettare la propria influenza ed il proprio insegnamento sulle idee, sui comportamenti e sulle azioni delle generazioni presenti e future". 

La cerimonia è stata arricchita dal contributo offerto da alcuni studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore di Asti e provincia che, collegati in remoto, hanno preso parte alla commemorazione presentando proprie letture e riflessioni sul tema della Shoah.

In particolare, Chiara Roncari e Leonardo Imparato dell'Artom hanno presentato una lettura tratta dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, Yassine Hafdi del Castigliano ha proposto una riflessione da “Il diario di Anna Frank” e Leonardo Scaglione, insieme a Matilde Bona dell’Istituto “Nostra Signora delle Grazie” di Nizza Monferrato hanno illustrato un proprio pensiero sul tema della memoria come strumento di consapevolezza.

La consegna delle Medaglie d'Onore

Al termine degli interventi, il Prefetto Terribile, accompagnato dal sindaco di Asti, ha consegnato le Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica a Salvatore Castellana, Giuseppino Gai e Battista Invernizzi, tre cittadini astigiani, non più in vita, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.

Hanno ricevuto le Medaglie d’Onore Anna Castellana, figlia di Salvatore Castellana, Cinzia Gai, nipote di Giuseppino Gai e Giovanni Invernizzi, figlio di Battista Invernizzi.

SALVATORE CASTELLANA

Nacque ad Aragona l’11 settembre 1904.

Il Ten. Salvatore Castellana, sposato e padre di tre figli, fu uno dei 600mila Internati Militari Italiani catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre e inviati nei campi in Germania per avere rifiutato l’adesione alla Repubblica Sociale.

Fatto prigioniero il 25 settembre 1943 a Podgoritza in Montenegro, ha trascorso la sua prigionia nei campi di Bad Sulza, Leopoli e, per il periodo più lungo, proprio a Wietzendorf, uno dei tanti campi scomparsi e dimenticati nel Lüneburg Heide, nord della Germania, in Bassa Sassonia.

E’ stato poi liberato dal campo di Bergen Belsen, l’ultimo frequentato, lo stesso in cui morì Anna Frank, solo il 24 agosto 1945, quasi due anni dopo l’inizio della prigionia.

Arriverà a casa il 4 ottobre 1945, debilitato e malato per le sofferenze e il trattamento disumano subito nei lager. Morirà poco tempo dopo a soli 49 anni.

A partire dall’8 settembre 1943 ha tenuto un diario, ancora nella disponibilità dei suoi figli, che racconta minuziosamente l’evolversi degli eventi culminati con la lunga prigionia.

Il suo racconto, fatto di sofferenza, speranze, preghiera, malinconia per la famiglia lontana, ma anche di emozione per i rari gesti di umanità incontrati, si conclude mentre si trova a Merano il 3 settembre 1945.

GIUSEPPINO GAI

Giuseppino Gai nacque a Tigliole il 12 ottobre 1923.

Arruolatosi nel 50° Reggimento di Fanteria del distretto di Casale Monferrato, partì il 9 marzo 1943 e giunse nei territori tra l’Albania e la Grecia, dichiarati in stato di guerra, il 15 marzo 1943.

In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 e al conseguente disorientamento che ne scaturì per l’esercito italiano, si persero le sue tracce.

In mancanza di notizie sulla sua sorte fu addirittura ipotizzato un suo allontanamento volontario dal Reggimento. Solo al termine della guerra si ebbe notizia del fatto che il 9 settembre 1943 era stato fatto prigioniero dai tedeschi e internato in Germania, dove rimase fino al 25 marzo 1945.

Una volta liberato, fu trattenuto dalle forze alleate per le cure e il successivo riconoscimento, fino al 9 luglio 1945.

Finalmente rimpatriato, poté raccontare le disumane condizioni che lui e i suoi compagni di prigionia avevano subito, lavorando come schiavi e nutriti solo con le bucce delle patate, costretti a vivere in precarie condizioni igieniche, vessati e umiliati.

Nel 1967, gli è stata conferita la croce al Merito di Guerra per internamento in Germania.

BATTISTA INVERNIZZI

Battista Invernizzi nacque a Zelbio (CO) il 14 dicembre 1918.

Militare, impegnato sul fronte greco, a seguito dell’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in un campo di concentramento nella Repubblica Ceca, “satellite” di quello principale di Theresienstad/Teresin.

Grazie ad una fuga dal campo o a seguito della liberazione, affrontò una marcia a piedi dalla Repubblica Ceca sino al rientro ad Asti.

Nonostante il ritorno in Italia, non riuscì mai a riprendersi completamente dalle conseguenze delle sofferenze patite durante il periodo di prigionia.

Morì nel 1960, a 42 anni.

La consegna a Gai

La consegna a Invernizzi

Redazione