Nel 2020, complice la situazione pandemica, la disponibilità sui conti degli italiani ha toccato livelli record, arrivando a raggiungere nel mese di dicembre i 1.800 miliardi di euro.
Così rivelano i dati dell’ABI, secondo cui la cifra è pari ad un terzo della ricchezza finanziaria complessiva delle famiglie, un valore molto vicino al PIL nazionale rilevato nel 2019.
Ma per chi è riuscito ad accantonare del denaro, tenendolo fermo sul conto corrente, deve sapere che neanche sul conto i risparmi sono del tutto al sicuro. Perché i costi connessi al conto e l’inflazione, la quantità di denaro accumulata sul conto diminuisce per effetto di questi due fattori, a meno che non si decida di cogliere l’opportunità di investire.
Facciamo un esempio: se nel 2010 avessimo scelto di mettere da parte 50€ ogni mese e depositarlo su un conto corrente come fondo di liquidità,in teoria, dopo 132 versamenti, oggi dovremmo avere da parte una cifra pari a 6.600€. Nella pratica, però, avremmo accumulato meno circa 5.000€, una cifra notevolmente inferiore. Dalla cifra iniziale vanno infatti detratti i costi di gestione di un conto corrente tradizionale (fino a 120€ all’anno secondo Banca d’Italia) e il costo “nascosto”dell’ inflazione, cioè la perdita di potere d’acquisto del denaro, due fattori che hanno eroso i nostri risparmi, il cui valore reale oggi ammonterebbe a circa 5000 €, con una perdita di ben 1.600€.
Anche se noi avessimo aperto un conto online, quindi con un costo annuo più basso rispetto ad uno tradizionale, il valore del denaro accantonato sarebbe pari a circa 5.600€, poiché l’inflazione avrebbe comunque eroso i nostri risparmi, determinando una perdita di valore.
Visto che l’investimento rappresenta una difesa naturale contro l’erosione del valore del denaro, è opportuno fare delle corrette considerazioni sulla propria situazione finanziaria e optare per alcune forme d’investimento appropriate al proprio profilo di rischio.