Economia e lavoro - 27 febbraio 2021, 13:30

Lasciare fermo il denaro sul conto,ma quanto ci costa? Il suo valore rimane uguale nel tempo?

Nel 2020, complice la situazione pandemica, la disponibilità sui conti degli italiani ha toccato livelli record, arrivando a raggiungere nel mese di dicembre i 1.800 miliardi di euro.

Così rivelano i dati dell’ABI, secondo cui la cifra è pari ad un terzo della ricchezza finanziaria complessiva delle famiglie, un valore molto vicino al PIL nazionale rilevato nel 2019.

Ma per chi è riuscito ad accantonare del denaro, tenendolo fermo sul conto corrente, deve sapere che neanche sul conto i risparmi sono del tutto al sicuro. Perché i costi connessi al conto e l’inflazione, la quantità di denaro accumulata sul conto diminuisce per effetto di questi due fattori, a meno che non si decida di cogliere l’opportunità di investire.

Facciamo un esempio: se nel 2010 avessimo scelto di mettere da parte 50€ ogni mese e depositarlo su un conto corrente come fondo di liquidità,in teoria, dopo 132 versamenti, oggi dovremmo avere da parte una cifra pari a 6.600€. Nella pratica, però, avremmo accumulato meno circa 5.000€, una cifra notevolmente inferiore. Dalla cifra iniziale vanno infatti detratti i costi di gestione di un conto corrente tradizionale (fino a 120€ all’anno secondo Banca d’Italia) e il costo “nascosto”dell’ inflazione, cioè la perdita di potere d’acquisto del denaro, due fattori che hanno eroso i nostri risparmi, il cui valore reale oggi ammonterebbe a circa 5000 €, con una perdita di ben 1.600€.

Anche se noi avessimo aperto un conto online, quindi con un costo annuo più basso rispetto ad uno tradizionale, il valore del denaro accantonato sarebbe pari a circa 5.600€, poiché l’inflazione avrebbe comunque eroso i nostri risparmi, determinando una perdita di valore.

Visto che l’investimento rappresenta una difesa naturale contro l’erosione del valore del denaro, è opportuno fare delle corrette considerazioni sulla propria situazione finanziaria e optare per alcune forme d’investimento appropriate al proprio profilo di rischio.

Marco Oggero