Cultura e tempo libero - 29 aprile 2021, 08:15

Comunità Astesana: la formula del successo

Puntata dedicata a una formula matematica, facile, facile e tanto utile a cogliere l’importanza dell’essere comunità, l’importanza del partecipare

La formula del successo

Siamo in un momento di cambiamento, nonostante molti lo neghino nell’essere e ancor peggio nelle prossime potenzialità, cambiamento di modelli economici e sociali. Con le dovute tare storiche, non possono che venire in mente il percorso d’innovazione e la visione di Adriano Olivetti, nel sognare ed operare verso il successo con la fabbrica trasformata in comunità.

Una Comunità di intenti e interessi, allargandone la sua definizione dall’impresa alla società, è quanto ognuno di noi è portato sempre più a prendere parte, cooperando per conseguire obiettivi comuni che vadano ben oltre gli interessi individuali. Comunità come nuova espressione del vivere, dove si ci assumono responsabilità, dove si attua una effettiva partecipazione, dove il bene è comune e il legame tra le persone è collante e combustibile per raggiungerlo.

Detto questo, fatevene ragione e forza e lasciatelo un attimo lì. Passiamo ad altro, per cogliere quanto sia alla fine facile cambiare. Secondo voi da cosa nasce un cambiamento? Scordandosi, nonostante il periodo, di quanto frutto di fattori esterni, il cambiare si abbina quasi sempre all’avere successo a livello soggettivo. Nulla di più sbagliato, e non lo dico io, ma, meglio di me e prima, Albert-László Barabási, direttore del Centre for Complex Network Research della Northeastern University di Boston, uno dei massimi esperti di teoria delle reti, nel suo saggio sulle leggi universali del successo, La formula edito da Einaudi nel 2019. Nella conclusione l’autore è definitivo: il successo non ha a che fare con voi e le vostre prestazioni. Ha a che fare con noi e il nostro modo di percepire le vostre prestazioni, quindi non è fenomeno individuale ma collettivo. Crescita e cambiamento collettivi sono anche più facili da raggiungere, visto che la matematica non è un’opinione. Di che parlo? Di un’altra formula, imputata ad un insegnante giapponese per motivare i suoi alunni allo studio. Se 1 è la condizione di partenza, basterebbe migliorarla di solo l’1% per un intero anno per ritrovarci in una situazione 38 volte migliore. Figuratevi gli effetti della partecipazione, di tanti 1% messi assieme a creare crescita e cambiamento comuni. Per contro dovessimo perdere pezzi di comunità o anche mollare solo dell’ 1%, beh, anche qui la matematica ci dice che in capo a dodici mesi saremmo praticamente a 0, 0,03 per precisione. Praticamente dovremmo ripartire da capo, oltre ad aver perso una grande occasione.

Davide Palazzetti