Perché non dare stabilità a chi ha vinto un concorso, ma non può avere un contratto decente?
A sollevare il problema del concorso alla Casa di riposo Città di Asti è la figlia di una persona che aveva partecipato ed era tra i vincitori del concorso.
La vicenda risale al 25 luglio 2019, quando la Casa di riposo pubblicò un bando per la copertura di 20 posti a tempo pieno e indeterminato di operatore socio sanitario. Dopo la selezione venne pubblicata la graduatoria il 24 dicembre 2019, i primi di gennaio 2020, otto candidati non presenti in graduatoria, però, fecero ricorso al Tar e quindi l'ente aveva comunicato la temporanea sospensione delle assunzioni.
Poi il Covid che ha travolto lavoro e vita sociale, ma a gennaio 201 il Tar ha chiarito che le accuse non sussistono e quindi possono avvenire le assunzioni e la mail ai 20 vincitori della direttrice è del 3 febbraio.
"Nel frattempo - scrive O. - il sindacato dei vincitori esulta vittoria, mentre quello di chi ha perso, minaccia ricorso allo Stato e pertanto il commissario della casa di riposo, decide di bloccare nuovamente le assunzioni. Molte di queste persone già lavorano in casa di riposo con contratto a tempo determinato, sarebbe solo da commutare il contratto per dare stabilità a persone che durante questo periodo di pandemia sono stati definiti eroi, hanno rinunciato a ferie, sono stati esposti in prima persona al virus, sono andati incontro a misure estreme e turni estenuanti. Però pur avendone diritto, perché non possono avere un contratto decente?".
Il commissario Giuseppe Camisola spiega: "Purtroppo il ricorso di chi non aveva vinto, ha bloccato le assunzioni che avevamo già avviato, nel frattempo è arrivato il Covid e il Project financing ha sospeso le assunzioni in quanto sarebbero cambiate le condizioni del bando di gara, chi vincerà la gara per gestire la struttura, si farà carico delle eventuali assunzioni, da parte mia mi adopererò affinché venga tenuto conto del concorso".