Politica - 05 aprile 2022, 20:26

Crivelli: "Quasi pronto il nostro programma, frutto del lavoro di tutta la coalizione, per l'Asti che vorremmo"

Nostra intervista con il candidato sindaco di AstInsieme a metà del 'percorso' che a giugno lo porterà a chiedere il voto agli astigiani

Paolo Crivelli ritratto nel corso dell'intervista (Ph. Merfephoto - Efrem Zanchettin). A fine articolo, altre due foto

A poco più di due mesi dall’ufficializzazione della sua candidatura, nome condiviso gradito a un’ampia e variegata coalizione, abbiamo incontrato il dottor Paolo Crivelli per fare il punto sul percorso (da intendersi anche in senso letterale, poiché insieme a membri della coalizione ogni settimana visita un quartiere o una frazione cittadina) fin qui fatto.


Partiamo proprio da qui, dai ‘percorsi di ascolto’ che l’hanno portata a confrontarsi con i cittadini: ha riscontrato un elemento comune?

C’è diversità tra le esigenze delle frazioni e la città. I tre incontri nelle frazioni hanno evidenziato problemi ben definiti e circostanziati a ciascuna realtà. A Cinaglio, ad esempio, lamentano la vetustà della rete idrica con tubature vecchie e materiali obsoleti. Per quanto riguarda i quartieri è emerso, sia da parte dei commercianti che dei cittadini, il problema del degrado.

Alcune parti evidenziano anche il problema della microcriminalità e la difficoltà correlate al mondo giovanile. In particolare alla Torretta abbiamo recepito il forte campanello d’allarme da parte del parroco. In corso Alba, invece, è venuta fuori la tematica della tangenziale sud-ovest, sulla quale noi abbiamo una linea molto chiara: siamo favorevoli a una linea ‘dolce’ che non impatti nell’ambiente e rispecchi le aspettative dei due quartieri interessati.


Tema che immagini ritroveremo presto nel vostro programma di ‘governo’ della città. In che modo lo avete sviluppato?

Sì, stiamo facendo l’editing del programma, frutto di grande lavoro della coalizione. Abbiamo strutturato 8 commissioni, ciascuna con un facilitatore di sintesi, composte da esponenti di tutte le liste e di risorse esterne che hanno contribuito apportando idee preziose. Il nostro non sarà il solito programma del sindaco, ma un lavoro collaborativo, di sintesi, che rispecchi tutte le anime della coalizione al fine di attuare una politica nuova che vada oltre le esigenze delle singole parti.


Tra gli argomenti più ricorrenti in queste settimane troviamo la sicurezza e le periferie. Il suo punto di vista a riguardo?

Ho partecipato a una bella assemblea al Villaggio San Fedele, nel corso della quale il questore ha detto cose molto utili per la città in risposta a alcuni residenti i quali lamentavano che le loro segnalazioni cadevano nel vuoto. In realtà non è così, ma ovviamente le Forze dell’Ordine debbono darsi delle priorità operative. Il questore diceva che avrebbe bisogno di avere in ciascun quartiere una persona di riferimento che, raccolte le istanze del quartiere, le possa comunicare al suo staff.

E’ un tipo di rapporto utile non solo nell’emergenza, ma anche nella quotidianità per instaurare un dialogo costante. E’ una tesi che sposo pienamente e faccio volentieri mia, per cui mi piacerebbe riuscire a creare una rete di persone che facciano da riferimento, Non soltanto sul fronte della sicurezza, ma di tutte le aspettative del proprio quartiere. Con la pandemia abbiamo imparato che siamo enormemente carenti sul territorio: se pensiamo al flagello che c’è stato nelle RSA emerge chiaramente l’esigenza, anche a livello nazionale, di essere molto più presenti sul territorio magari con un presidio sanitario, un’infermiera di quartiere.


Un ambito che conosce benissimo, per averci lavorato a lungo, è quello sanitario. Da parte di alcune ‘anime’ della coalizione, penso ad esempio a Uniti si può e Ambiente Asti, non sono mai mancate critiche su quel fronte…

Io credo che innanzitutto si debba aiutare il direttore generale e il management in ottica di un rapporto molto costruttivo. Quello della pandemia è stato un momento terribile, che ha fatto emergere sia la dedizione del personale sanitario, che è stato meraviglioso, che le carenze del sistema, soprattutto dopo la terza e quarta ondata. Ciò detto, noi vorremmo potenziare l’apporto dei sindaci, creando una ‘casa dei Comuni’ perché in fondo l’ospedale non serve solo alla città ma all’intera provincia, quindi non dobbiamo dimenticare che c’è necessità di rinsaldare tutta la coalizione dei sindaci e farne una realtà viva e propositiva in grado di dialogare con una sola voce con la dirigenza sanitaria. Dobbiamo far tornare l’ospedale alla posizione che gli si confà, perché abbiamo una struttura meravigliosa.


Posso chiederle qualche esempio pratico di queste eccellenze?

Per farle un esempio, nel mio reparto (Malattie infettive, ndr.) abbiamo 22 posti letto in cui, con la semplice pressione di un interruttore, possiamo cambiare le caratteristiche della stanza da pressione negativa a positiva o viceversa a seconda della esigenza di ciascun degente. Tecnologie come questa, molti ospedali se le sognano. Noi avevamo un laboratorio in cui facevamo della ricerca, che è chiuso da tempo con tre dita di polvere ed è un vero peccato, perché la ricerca è un aspetto fondamentale. Pensi che anni fa avevamo messo a punto un metodo per diagnosticare la tubercolosi dal punto di vista immunologico che in Italia avevamo solo noi e l’ospedale di Modena, ma è stato lasciato andare tutto…

E poi ci vogliono troppi anni per sostituire il personale pensionato. Ad esempio il dottor Saracco, primario di Medicina Generale andato in pensione quattro anni fa, è stato sostituito non più di sei mesi fa. E la sua era una figura fondamentale e allo stesso modo anche ora ci sono vari posti vacanti. Ad esempio l’immunologia è senza primario da un anno e questo non è accettabile anche per i malati, sia perché si allungano le liste d’attesa e sia perché, in assenza di personale sufficiente, diminuisce la qualità del servizio. L’organico va rispettato, non possiamo dormire su queste cose, è un aspetto fondamentale.


Tornando a guardare al confronto, spesso acceso, tra minoranze e opposizione, un altro argomento ricorrente e divisivo è l’Asp, soprattutto con riferimento alla gestione del patto sottoscritto con il socio di minoranza

E’ un tema molto complesso e, a riprova di ciò, è stato anche quello su cui è stato più complesso definire una linea nella specifica commissione. Noi vogliamo naturalmente continuare ad avere un ottimo rapporto con i soci privati, perché come ci insegna GAIA è necessaria e costruttiva quella collaborazione, ma al contempo vogliamo rispettare la parte pubblica che è maggioritaria. Se sarò sindaco cercherò di metterci una persona equilibrata e competente, ma ribadisco l’importanza del rapporto con i privati.

Che dev’essere gestito bene, in modo totalmente trasparente e soprattutto con la piena partecipazione del Consiglio comunale: non voglio portare all’attenzione del Consiglio cose già fatte o decise sottobanco, che non vanno bene. Io voglio che l’Amministrazione sia una ‘casa di vetro’ trasparente e collaborativa. Non è il momento di pronunciarsi nei dettagli, ma posso preannunciare che cercheremo di muoverci con saggezza e buonsenso, facendo tesoro anche del passato.


Presentandosi nella prima conferenza stampa, si è autodefinito un uomo mite. Io non voglio minare questa sua peculiarità, però un commento in merito all’iperattivismo della Regione su ex ospedale e Università debbo proprio chiederglielo…

Sinceramente, mi dispiace molto questo risveglio improvviso e tardivo. Gli astigiani non sono stupidi e comprendono benissimo dove c’è limpidezza e dove invece vi sono altri interessi. L’annuncio di per sé è una cosa bellissima, perché dà speranza, ma diventa un problema quando sfocia in ‘annuncite’… Io sarei contentissimo se le cose annunciate trovassero conferma pratica, ma finora mi pare non siano andati oltre l’annuncite, credo finalizzata a favorire il candidato sindaco della loro area.

 

Pochi giorni fa lei e altri due candidati sindaci, Demaria e Puglisi, avete sottoscritto una proposta di legge regionale popolare per regolamentare il gioco d’azzardo e la ludopatia. Auspica che la firmino anche gli altri due candidati sindaci?

Assolutamente sì. Spero davvero firmino anche gli altri due candidati, ma al netto di ciò per me è una battaglia fondamentale, che sposo interamente. Solo l’altro giorno uno dei consiglieri regionali PD, ad Asti per un incontro, mi diceva che in una decina di minuti che ha passato in una tabaccheria ha visto pensionati che si giocavano 50-100 euro alle slot. E’ una dipendenza terribile, che rovina i nuclei familiari più fragili con ricadute anche sui figli che magari non possono più andare a scuola. C’è un chiaro collegamento causa effetto anche con la microcriminalità, in relazione all’esigenza di procurarsi sempre più denaro per giocare.


In conclusione voglio citare una sua affermazione, risalente alla conferenza stampa di presentazione della candidatura: “Faremo prima quello che è necessario, poi quello che è possibile e infine vi stupiremo”. Non arrivo a chiederle di anticiparci come ci stupirà, ma le priorità dei ‘cento giorni’ sì…

Li abbiamo considerati nel programma, ma debbo estrapolare le cose che possiamo fare subito e fra queste c’è sicuramente il superamento delle barriere architettoniche. Ci sono ancora tantissimi scalini in città, con gravi problematiche per le persone con disabilità e quello è un problema che può essere ovviato con un costo tutto sommato contenuto. Altro intervento prioritario sarà deviare sul tratto tra i due caselli autostradali cittadini i percorsi dei camion che ora attraversano la città per raggiungere altre destinazioni. Inoltre, sempre sul traffico, dobbiamo avere una zona destinata a isola pedonale e lo possiamo fare nei 100 giorni, l’importante è farlo in modo collegiale, senza penalizzare i commercianti.


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