Straripare
Nel luogo immobile
della parola che non ti ho detto
si è compiuta la strage
delle altre.
Tipo
amore
mio
per te
con te
strariperei il mondo
di noi
Viola Lo Moro
La poesia ha un potere che non so dirvi del tutto.
Crea uno spazio dove il senso di non essere capiti e di sfuggire ad un’etichetta può trovare ricovero. La poesia allena all’ascolto, all’attenzione. La poesia spacca l’ovvio per trovarci labirinti.
Allo stesso modo Viola Lo Moro espone la sua realtà in CUORE ALLEGRO, libro pubblicato da Giulio Perrone Editore e presentato da poco allo Spazio Kor di Asti.
È una raccolta di poesie corporee e vive disposte in quattro camere come le parti anatomiche di un cuore. Le poesie di Viola sono sogni e memoria familiare, sono nomi e liste della spesa, sono lotta politica, orgasmo e morte.
Alcune sono brevi e sembrano scatoline in cui è racchiusa un’esistenza carnale; altre più estese e materiche fanno emergere una nuda sensibilità. L’ampio spazio bianco tra di esse è il silenzio su cui si sostiene il mondo, come a dire che scriviamo anche con le parole che non scriviamo.
Lista
Acqua distillata
caffè aceto
al mercato
sale grosso
detersivo lavastoviglie
La macchina è lì
quella del caffè invece sul fuoco
Ennesima lista
di ennesimo giorno di mia
non morte
La poesia risveglia perché espone aspetti del quotidiano finora ignorati, sconosciuti. Come se creasse una nicchia di vulnerabilità in cui è permesso prestare attenzione all’esistente, percepire il riverbero che crea meraviglia e poi coglierlo.
Viola prende questa materia pulsante, la fa sua e ce la restituisce consapevole che la sua poesia sarà viva solo se vissuta attraverso cuori altrui. È questo distacco che rende possibile deporre emozioni vibranti.
Elvira Seminara nell’introduzione di CUORE ALLEGRO scrive: “Viola scorre, sbatte fra le pietre, sperimenta versi. Risale, il cuore in mano, lo guarda- le arterie i ventricoli le cavità pulsanti- lo ripulisce dal fango, lo interroga come una sciamana. Le sue poesie conservano incrostazioni e alghe, macchie di sangue, detriti naturali.”
Vi invito a fermarvi qualche ora per leggere il libro di Viola Lo Moro. Leggete le poesie a bassa voce o urlandole. Vi invito a considerare quello spazio di lettura come un non- luogo.
In quel tempo voi non ci siete e anche nel luogo in cui sarete voi non ci sarete. Immergetevi.
Poi sedetevi e respirate; ora provate ad esercitare il quotidiano: che siano i piatti da lavare, un fazzoletto, una mosca che sbatte o una bambina al supermercato, soffermatevi. Come foste i primi al mondo, scrutatela, leggetela come un testo, indagate ed elencate… tutte le cose sono figure dell’esistenza.
Tenete il cuore allegro.