La filosofia e le sue voci - 06 agosto 2022, 10:30

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Pensiamoci su, con le riflessioni di Simone Vaccaro

Non la verità di cui un uomo è o si crede in possesso, ma il sincero sforzo per giungervi, determina il valore del singolo [...] Se Dio tenesse chiusa nella mano destra tutta la verità e nella sinistra il solo desiderio sempre vivo della verità e mi dicesse: scegli! Sia pure a rischio di sbagliare per sempre e in eterno mi chinerei con umiltà sulla sua mano sinistra e direi: Padre, dammela! La verità assoluta è per te soltanto.

Gotthold Ephraim Lessing, in Religione e libertà

 

 

Spesso ci domandiamo: quello che facciamo, lo facciamo per un qualche scopo, oppure lo facciamo semplicemente perché non ci pensiamo? Lo facciamo perché desideriamo farlo, o perché è divenuto un mero riflesso condizionato, una ripetizione di ciò cui siamo ormai usi a fare? Quando possiamo dire di aver concluso un'azione? E quando un gesto? Dove risiede allora la verità di un atto? Anche nella nostra quotidianità, una volta che si è riflettuto su ciò che facciamo, ci poniamo l'interrogazione delle interrogazioni: la domanda sulla verità. 

Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), tra i massimi esponenti dell'illuminismo tedesco, ha elevato la questione a principale problema filosofico. Vero è che ora, nella nostra contemporaneità, il problema riguardante la verità è decisamente posto in secondo piano, ma la profondità della formulazione del filosofo tedesco può ancora offrire spunti interessanti. Qui lo scontro non è se vi sia o meno una verità - data per scontata la sua presenza - quanto più la distinzione tra verità umanamente coglibile e verità assoluta, divina. Si può notare allora la portata della domanda: essa ha la capacità di definire gli spazi, e con essi i limiti, dell'esperienza umana. Interrogarsi sulla verità vuol dire interrogarsi sull'esser-umano

La domanda riflessiva, pertanto, ha sempre una ricaduta su chi pone in essere la domanda stessa: fin dove arrivo con la mia verità? Quanto è estendibile? Posso pretendere che essa sia universale? Come posso relazionarmi con le altre verità, con le verità degli altri? Un secondo aspetto diviene pertanto manifesto: questionare intorno alla verità presenta natura etica. Oltre a essere puramente contemplativa, avere come oggetto di indagine la verità ci conduce direttamente sul piano antropologico e su quello etico. 

Ma, come mostra Lessing, né la contemplazione sola, né, tanto meno, l'antropologia e l'etica abbandonate a sé stesse possono essere di qualche supporto. L'approccio presentato non fa sconti a nessuno. Sforzo e pazienza, tensione e passione; nessuna verità parziale deve ergersi sulle altre. Anzi. Il filosofo è un ricercatore: sonda e dissoda, sperimenta ed elabora, raggiunge e insegue. La verità assoluta non gli compete, lo sa (e un po' se ne doglie) - non è affare umano. Ma il filosofo è umano…

Simone Vaccaro