La filosofia e le sue voci - 15 ottobre 2022, 09:00

Un'eco lontana

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

Un libro, se è valido, sorpassa se stesso come evento storicamente datato

Merleau-Ponty, Elogio della filosofia

Leggere è forse l'artificio più naturale per l'essere umano. Da quando abbiamo appreso, da bambini, a leggere, il mondo circostante si è caricato di informazioni, di opportunità, di pericoli, di sfumature… Dalla comprensione dei cartelli stradali alle insegne dei locali; dalle informazioni delle locandine a quelle dei vari titoli dei quotidiani; dalle notifiche sui nostri cellulari alle mail lavorative, il mondo attraversato dalla lettura ha preso spessore, si è fatto tridimensionale e noi ci siamo riconosciuti attori, parti in causa attiva di una prospettiva più grande e inclusiva. Leggere ci ha resi i coprotagonisti della storia. 

Ma la lettura, oltre a integrarci nel mondo, ha il privilegio di astrarci da quest'ultimo. Pensiamo alla letteratura e ai suoi maestri: per tutto il tempo che passiamo in loro compagnia, è come se fossimo rapiti, catturati dalla malia della semplice combinazione di parole che disegna e designa mondi entro i quali perderci, immaginarci e dai quali, spesso, non si vuole evadere. 

Che sia integrazione o astrazione - a patto che si rovesci nell'integrazione in un mondo altro - lettura (e scrittura) hanno un rapporto privilegiato con il mondo: lo creano, lo plasmano e lo vivificano. Che sia narrativa o saggistica, la lettura (e la scrittura) operano in vista di quel riverbero, di quell'eco lontana che travalica le dimensioni: il mondo che forma non è separato da quello nel quale si è formato. 

Per questo Merleau-Ponty (1908-1961) ha potuto sottolineare la profondità di un buon libro - requisito minimo: il libro deve essere un buon libro. Non si tratta di una testimonianza di un tempo passato, l'informazione puntuale di un'atmosfera culturale che ha fatto storia e che ha lasciato traccia per poi divenire evanescente. Un buon libro (ma vale qualsiasi buon testo, sia esso un volume cartaceo e odoroso che un file piatto su schermo retroilluminato) saprà sopravvivere allo scorrere del tempo, invecchiando ovviamente, ma sempre mantenendo quella freschezza giovanile nello spirito indagatore e la maturità adulta nella profondità delle argomentazioni (o, se di narrativa si tratta, nella struttura diegetica). Un buon libro sarà quel grimaldello che permetterà l'effrazione del tempo, riconsegnandolo alla memoria dell'attualità e, perché no, anche alle speranze del futuro.

Un buon libro, in poche parole, non muore mai del tutto, e rivivrà in ogni lettore che avrà saputo coglierne quell'eco lontana trasformandola in vicina parola vivente.

Simone Vaccaro