Sanità - 19 ottobre 2022, 15:36

La sanità italiana scende in piazza. Sabato 29 ottobre mobilitazione a Roma di tutto il settore

In piazza anche una nutrita delegazione del NurSind di Asti. Il segretario Montana: "Stiamo lottando perché infermieri e oss he hanno diritto alla legge di stabilizzazione siano assunti".

Una delle precedenti manifestazioni

La Sanità italiana scende in piazza. Sabato 29 ottobre a Roma è prevista la mobilitazione nazionale di tutte le lavoratrici e lavoratori che operano nella sanità, nel pubblico, nel privato e nel terzo settore.

La protesta promossa da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, avrà come obiettivo quello di rivendicare interventi urgenti, garantire maggiori risorse per il fondo sanitario nazionale, lottare contro le esternalizzazioni ed i limiti dei tetti di spesa per il personale, ma anche a chiedere assunzioni e stabilizzazioni, adeguate risorse contrattuali, spazi per la contrattazione decentrata e la valorizzazione del personale, misure per l’integrazione fra pubblico e privato e fra sanitario e sociale.

“I prossimi mesi e anni – affermano i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi, Giuseppe Carbone e Andrea Bottega -  saranno decisivi per il futuro del servizio sanitario nazionale. Le cause che h ricercate nelle politiche sanitarie degli ultimi 20 anni che, nel tentativo di contrastare l’espansione del debito pubblico, hanno di fatto tagliato indiscriminatamente le risorse destinate alla sanità (37 miliardi i un decennio), determinando una fragilità del sistema che ha rischiato di essere travolto dalla crisi pandemica. Unico argine alzatosi a contenere il disastro: il lavoro e il sacrificio, in troppi casi fino alle estreme conseguenze, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle professioniste e dei professionisti della sanità, pubblica e privata”.

L’avanzare di una crisi sociale ed economica che rischia di non avere paragoni nel recente passato e il perdurare di un conflitto in Europa dagli sviluppi imprevedibili, stanno facendo dimenticare, in modo colpevole e ingiustificato, quello che la pandemia, che – anche se non più così drammatica – non possiamo considerare conclusa, ha posto con inusitata violenza davanti agli occhi del paese: lo stato di profondo indebolimento del Servizio Sanitario Nazionale e cioè dello strumento che dovrebbe essere il garante del diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione per tutte e tutti i cittadini del nostro Paese.

“Ad oggi – aggiungono i sindacati – non essendo utilizzabili le risorse del PNRR anche per la spesa per il personale, è forte il rischio che alla costruzione di strutture e all’ammodernamento del parco tecnologico non possa corrispondere un’adeguata dotazione di personale dipendente. Senza una significativa e duratura inversione di tendenza, quindi, è forte il rischio di una profonda mutazione della natura e della funzione del SSN e un potenziamento sbilanciato verso il sistema sanitario privato”.

Nel frattempo, mentre le regioni lamentano la mancata compensazione delle maggiori spese sostenute per il covid nel 2021, un personale stremato e disilluso fa fronte quotidianamente alla situazione in un contesto fatto di organici insufficienti, turni massacranti, con quote importanti di personale precario immesso prima e durante la pandemia che – pur potendo in teoria essere stabilizzato anche grazie all’allargamento dei criteri che abbiamo contribuito a determinare – resta spesso nel limbo a causa del permanere sostanziale dei limiti alla spesa in materia di personale e quote importanti di salario messe in discussione, ancora una volta a causa del perverso meccanismo dei tetti di spesa. Si spiega così, semmai davvero fosse necessario dare spiegazioni, la fuga dalle professioni e la scarsa attrattività dei corsi di laurea per le professioni sanitarie: salari ancora troppo bassi, nonostante le importanti novità che abbiamo introdotto nell’ultimo rinnovo contrattuale del settore pubblico, precarietà e carichi di lavoro insostenibili. Così come, specularmente, all’inizio della pandemia si è spiegato l’esodo di lavoratrici e di lavoratori dai settori privati verso il pubblico nella speranza di migliorare la propria condizione.

Davvero qualcuno può meravigliarsi? Una serie di problematiche che richiedono interventi complessivi e che non potranno di certo essere risolti semplicisticamente con l’ipotesi di prolungare ulteriormente i percorsi di laurea degli esercenti le professioni sanitarie.

Gli esiti della stagione dei tagli che vogliamo definitivamente lasciarci alle spalle ci parlano di una riduzione degli organici stimata – probabilmente per difetto di 35mila unità solo per il comparto dal 2009 – e di una riduzione dell’offerta di cura, con il numero dei posti letto – solo per fare un esempio – sceso a 3,13 posti letto/1000 abitanti (fonte Ministero della Salute) rispetto al 5,1 posti letto/1000 abitanti del 2000 e al 4,2 posti letto/1000 abitanti del 2012. Una percentuale, in particolare se riferita ai posti letto per acuti, che ha portato l’Italia sotto Paesi come la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia, la Bulgaria e la Grecia.

“Per questi motivi – concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind - le lavoratrici e ai lavoratori che operano in sanità, nel pubblico nel privato e nel t mobiliteremo a Roma il 29 ottobre chiedendo al nuovo Parlamento un impegno concreto sulla Sanità. Diritti, salari, assunzioni e valorizzazione delle professionalità i punti cardine per garantire la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

LA SITUAZIONE NELL’ASTIGIANO

In piazza a Roma sarà presente anche  una buona rappresentanza del NurSind Asti. “Sul fronte delle assunzioni e delle stabilizzazioni - afferma Gabriele Montana, segretario territoriale di NurSind - il nostro  sindacato è impegnato nell’ambito della contrattazione aziendale in Asl-At, dove stiamo chiedendo e lottando per far sì che infermieri ed oss che hanno diritto alla legge di stabilizzazione siano assunti".

"Allo stesso tempo - prosegue Montana – con tanta energia ci stiamo impegnando per far assumere il maggior numero di infermieri, ostetriche ed oss, in virtù delle graduatorie vigenti a tempo indeterminato presenti al momento in Asl At".

Comunicato stampa