Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Zitti e buoni, dei Måneskin, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Prendere un caffè con Le Diabolike è sempre illuminante.
Conoscevamo già Giulia e Stefania: vi avevo raccontato la loro storia. Eppure, mi ero dimenticata di un piccolo dettaglio, in grado di fare la differenza.
Mi ero scordata di approfondire con loro il territorio, parte fondamentale del loro percorso artistico e umano. Giulia Massaglia (33 anni) e Stefania Caretta (44) sono le uniche due donne disegnatrici di Diabolik e sono entrambe di Asti.
Per noi astigiani Le Diabolike sono indubbiamente Orgoglio Astigiano. Mi sono detta che sarebbe stato interessante riprendere un caffè con loro. Sentivo l'esigenza di tornare sull'argomento, in maniera più profonda, più intima.
Le Diabolike ed io, tra Monster, caffè e tè caldo
Così, al solito, do appuntamento per la colazione di rito: non c'è intervista senza un buon caffè al mattino. Ci si vede alle 9: la loro giornata è iniziata già da un bel po'. Stefania mi dice che in corpo ha già una bella Monster e un caffè. Alla richiesta del barista, risponde: "Meglio che io prenda un tè caldo, sennò sbrocco". Rido. Il buongiorno si vede dal mattino. E come darle torto.
Iniziamo a raccontarci. Apro le note del telefono per prendere appunti, pronta per fare domande e ottenere risposte. "E tu come stai? Raccontaci di te". Un'intervista al contrario, perchè Giulia e Stefania sono così. Sono un fiume in piena, sono eccentriche, sono senza filtri, sono così vere da farti rimanere sbalordita ogni volta, anche se già le conosci. E dopo due chiacchiere tra amiche, iniziamo l'intervista. Partiamo con domande standard. Perchè il resto, se c'è intesa, verrà da sé.
Ragazze, raccontatemi come tutto ebbe inizio
Giulia: Sono sempre stata appassionata di disegno, fin da bambina. Il disegno era l'unico mezzo di comunicazione ed espressione per me. A 13 anni sapevo che avrei fatto l'Istituto d’arte ma non sapevo il dopo: ho scoperto un corso di fumetto ad Asti, non avevo mai letto fumetti in famiglia. Nessuno in casa aveva questo interesse. Mi sono incuriosita e ho provato. È da lì è partita la mia passione pazzesca. A 18 anni ho scelto quella strada. Finite le superiori sono andata all’Accademia di fumetto di Torino e, dopo tre anni di studio, ho lavorato come illustratrice in una casa editrice che pubblica tarocchi da collezione, Lo Scarabeo. Ho iniziato quindi a lavorare nello studio di Piccatto con Dylan Dog in cui ho conosciuto Stefania. Con lei ho preso il volo, alla ricerca di nuove strade: con lei ci presentammo allo stand della Astorina durante una fiera di fumetto ed eccoci qui.
Stefania: Con gli altri bambini da piccola non mi trovavo, disegnavo sempre da sola. Mia mamma dipingeva. Io prima di imparare a scrivere ho imparato a disegnare. Alle superiori ho fatto l’Artistico, ai tempi aveva solo indirizzo Architettura. Nel 1997 c’era solo la Comics di Milano per specializzarsi nel settore, ma era un problema per me, anche come costi. Ho fatto qualche locandina e qualche lavoro per qualche rivista indipendente di Asti, poi per 15 anni ho smesso di disegnare, se non per hobby. Nel 2013 il mio compagno mi iscrive, senza dirmelo, alla scuola di fumetto di Asti. Da lì inizia di nuovo la mia avventura. Mentre studiavo lavoravo anche nello studio di Piccatto, dove ho conosciuto Giulia. Poi ho fatto la matitista per altri disegnatori, fino al 2018. L'anno in cui io e Giulia ci siamo presentate alla Astorina. Lo abbiamo fatto con un portfolio che non c’entrava nulla, ma dopo una settimana ci hanno chiamate entrambe.
Devi arrivare a 100. La vita è impegno e culo
L'intervista si ferma un attimo e torniamo a parlare 'tra noi'. Giulia e Stefania mi ricordano una massima importantissima. "Vedi, nella vita dobbiamo arrivare a 100 e abbiamo due sfere da colmare per arrivarci: impegno e culo. È tutto un gioco di equilibrio". E alle 9 del mattino, vi assicuro, questa frase aveva ancora più peso.
Quanto è difficile fare il vostro mestiere?
Molto. Al di là del fatto che non si impara a disegnare in un attimo, il nostro mestiere è complesso anche dal punto di vista della programmazione del lavoro. Serve disciplina, nessuno ti aiuta a organizzare il lavoro. Devi calcolare alla perfezione scadenze e consegne, mettendo in conto gli imprevisti. Serve essere duri con se stessi, fare sempre autocritica e, soprattutto, accettare le critiche degli altri.
Parliamo di territorio. Quanto è importante il territorio per voi?
I disegnatori tendono a stare chiusi nella loro camera a lavorare: l’ambiente esterno lo vivono poco, perché vivono nel loro mondo. Quindi diciamo che potremmo vivere ovunque e stare sempre nella nostra testa. Il nostro è un lavoro in cui si comunicano cose agli altri, ma non direttamente. Noi buttiamo fuori ciò che siamo tramite i nostri lavori. È un lavoro un po’ da eremita. È un’esigenza che sovrasta tutto, anche la voglia magari di interagire con gli altri.
Allora mettiamola così: Asti vi piace?
Asti è bellissima: è una cittadina medievale in mezzo alla natura e questo è stupendo. Quando non vediamo le nostre colline ce ne accorgiamo. Per lavoro spesso siamo in giro per l’Italia, ma avvertiamo la differenza. Ci manca il paesaggio morbido dell'Astigiano, ci viene quasi l’ansia a vedere il piattume della pianura. Ci servono le nostre colline come punto di riferimento, i nostri vigneti, ci danno un senso di sicurezza. Vedere le colline aiutare a scaricare la tensione. Chi nasce qui ci fa talmente l’abitudine che quando si allontana ne sente la mancanza.
Oltre alle colline, cosa vi piace dell'Astigiano?
Stefania: adoro Asti di notte. Le ombre, i giochi di luci, quando torno a casa adoro le ombre che si proiettano sui palazzi.
Giulia: quando giro ad Asti ed è già buio vivo appieno quell'atmosfera tra le viuzze del centro e da lì penso che sarebbe bello ambientare una storia a fumetti in un ambiente del genere, magari un po’ horror, in una cittadina medievale e antica.
E, alla domanda sul piatto preferito della tradizione, nessuna delle due ha dubbi. Per Stefania felicità fa rima con bollito misto; per Giulia con bagna cauda.
Come descrivereste il rapporto fra di voi?
Senza filtri, vero. Quando stiamo insieme siamo due casiniste. Lavoriamo ognuna da casa propria, poi ci sentiamo quasi tutti i giorni anche solo per raccontarci come va. È una forma di decompressione (ridono, ndr). Cogliamo l’occasione quando ci sono eventi per fare Le Diabolike in giro, come dormire in macchina davanti all’hotel in cui avremmo dormito la sera dopo. Usciamo pochissimo, ma quel poco lo viviamo molto all'avventura. Non abbiamo paura di niente.
Siete fidanzate? È difficile la convivenza con due... Diabolike?
Giulia: convivo con il mio compagno, Marco. Prima lavorava in fabbrica, ma ha sempre avuto un'anima artistica. Con il passare del tempo, ha deciso di licenziarsi e ora, in casa, ci sono due scrivanie. Lavoriamo insieme, a piccoli passi sta iniziando a fare qualcosa anche lui per Diabolik. Marco è sempre stato appassionato di fumetti, pensavo avesse il carattere giusto per questo mestiere. E infatti ora sta cercando di imparare al meglio l'uso dei programmi di grafica.
Stefania: Io non convivo, ma ho un compagno da 21 anni che si chiama Paolo. Prima avevamo un negozio insieme, poi ho iniziato a lavorare in studio. Lui ha chiuso il negozio e ha iniziato a fare l’apicoltore, è un bellissimo mestiere che lui continuerà a portare avanti. Ha sempre avuto la passione della scrittura, sto provando a fargli scrivere un po’ di soggetti per Diabolik. Ha sempre avuto idee brillanti. Non è certo uno sceneggiatore professionista ma! Ben venga!
Mi fa riflettere molto quest'ultima parte di intervista. Giulia e Stefania vanno avanti.
"Questo mestiere lo fai perché ne senti il bisogno. Scoprire che esiste la possibilità di non lavorare solo per guadagnare, ma per sentirti gratificato, ecco... non tutti hanno il lusso di poterlo provare. La vita è una sola: arrivi alla fine che hai un sacco di soldi in banca, ma a cosa ti sono serviti? Passa la vita facendo qualcosa che ti piace".
Punto.