“Passioni coltivate da giovani possono diventare il mestiere più gratificante”.
Con questa riflessione il prof. Alessandro Roccati ha avviato l’intervista condotta da Tommaso Pellissetti, Pietro Patrisso, Francesco Cascio e Francesco Ciriotti della classe 1A del Liceo Vercelli di Asti.
Chiamati a illustrare alla classe aspetti della Civiltà del Nilo, gli studenti hanno invitato il prof. Roccati a rispondere a domande su formazione e mestiere di ricercatore e sul tema dell’Egittologia. L’interesse per l’Egitto e la sua storia ha radici profonde nel giovane Roccati. Studente liceale, ha iniziato a studiare e leggere libri da autodidatta finché, entrato in contatto con il Museo di Torino, ha capito che la strada per la sua formazione universitaria sarebbe proseguita in quella direzione attraverso l’archeologia. Lo studio e la conoscenza delle lingue straniere (francese, tedesco e soprattutto l’inglese) si è rivelato determinante per perfezionare il campo della formazione archeologica anche attraverso la lettura e la comprensione di libri in quelle lingue, consentendo a Roccati di ottenere borse di studio e partecipare a importanti missioni di scavo sul campo, nella Valle del Nilo. Lavorando in Egitto per molti anni ha compreso anche l’importanza della lingua araba reputando indispensabile riuscire a comunicare con la gente del posto che non conosceva altre lingue.
“Non è stato né semplice né veloce raggiungere livelli di preparazione ottimali tanto negli studi di Archeologia quanto nelle lingue straniere – ha confessato l’Egittologo Roccati ai ragazzi – ma un po’; per volta è stato possibile, con costanza e determinazione, anche attraverso delusioni e battute d’arresto dalle quali bisogna comunque apprendere. Non arrendersi e proseguire nel percorso alla fine premia”.
Attraverso questa preparazione arrivano quindi le giuste occasioni di lavoro che possono dare una svolta alla propria carriera: nel caso dell’egittologo richieste di decifrare frammenti di papiro, oppure ricomporre oggetti che sono andati in pezzi.
“L’appagamento economico non arriva subito in questo affascinante mestiere, ma a un certo momento si scopre che c’è molto bisogno delle proprie competenze e ci si ritrova a essere tra i pochi, se non gli unici, a saper fare delle cose che nessun altro saprebbe fare. Questo – conclude il prof. Roccati – non vale solo per l’Egittologo, ma per tutte le professioni”.