A seguito della lettera congiunta di una trentina di associazioni e realtà operanti nei territori provinciali di Cuneo, Torino e Asti (leggi qui), la vicenda relativa all'iter per l'insediamento dell'allevamento suinicolo di poco meno di 9mila capi nel territorio di Poirino, crocevia delle tre province, ha avuto una risonanza mediatica correlata all'importanza del progetto
Abbiamo voluto provare a capirci di più, approfondendo le ragioni degli attori interessati.
L’AZIENDA
La realtà imprenditoriale che ha presentato, presso gli uffici della Città Metropolitana di Torino, la richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale per poter procedere alla cantierizzazione dell'insediamento è una realtà di Villanova Solaro, la azienda agricola Marchisone Angelo, già attiva da una trentina d'anni nel campo suinicolo con un impianto di circa 3.000 bestie, maiali certificati utilizzati per la produzione, interna al laboratorio artigianale dell'azienda, di San Daniele e prosciutto di Parma. L'intenzione di ampliare in modo importante la propria produzione ha spinto Marchisone ad acquistare un vasto appezzamento di terreno agricolo sul territorio di Ternavasso, nel Comune di Poirino, geograficamente posizionato in prossimità dell'incrocio delle province di Torino, Cuneo e Asti, ritenendo il sito abbastanza defilato dagli insediamenti urbani e dunque adatto a ospitare una realtà agricola con quelle caratteristiche. A seguito delle critiche sollevate dopo il deposito della documentazione presso la Città Metropolitana, la proprietà tiene a sottolineare la piena volontà di dialogare con i portatori di istanze contrarie all'insediamento in un ottica di corretto rapporto.
L’IMPIANTO
L'A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) è stata richiesta per la realizzazione e la messa in funzione di quattro grandi capannoni della lunghezza di circa 150 metri, ciascuno con una capienza di più di 2mila suini del peso compreso tra i 30 e i 160 chilogrammi cadauno, più una serie di strutture di servizio, tra cui due grandi vasche circolari per la produzione di biogas di circa 40 metri di diametro.
Per sua natura si tratta di un insediamento che ha un fabbisogno idrico superiore ai 30 milioni di litri l'anno, oltre che un sito che necessità di un discreto traffico di mezzi pesanti in andata e in ritorno, funzionali alla filiera.
Sembra certo il fatto che, dal punto di vista tecnologico, l'impianto ottemperi alle più recenti normative in termini di organizzazione della filiera, gestione dei reflui, recupero di materia con biodigestori, benessere animale e definizione della progettualità utile all'abbattimento dell'impatto visivo e odorigeno, come certificato dall'agronomo consulente dell'azienda, dottoressa Erica Allisiardi.
La collocazione ipotizzata è relativamente lontana da tutti gli insediamenti umani, anche se nei dintorni più prossimi sono presenti realtà turistico-ricettive e sportive attive da tempo, mentre nelle vicinanze sorgono emergenze storico-architettoniche di rilievo come il Castello di Pralormo, lo stesso castello di Ternavasso e la abbazia di Casanova.
IL FRONTE DEL NO
Parallelamente al corposo gruppo di associazioni e realtà firmatarie della lettera pubblicata sulle nostre pagine, è nato a Ternavasso un comitato spontaneo denominatosi "pro Ternavasso", che si pone in maniera decisamente critica nei confronti del progetto, sottolineando il potenziale impatto a breve e lungo termine sul tessuto turistico e ricettivo della zona.
Uno degli animatori del comitato è Luca Bondi, legale rappresentante de "Il Poggio Agrisport", forse la realtà geograficamente più vicina al sito del progetto.
Bondi, contattato telefonicamente, ci ha raccontato in modo articolato tutte le sue perplessità rispetto all'oggetto del contendere. Le preoccupazioni vanno dalla sorte della falda acquifera, alla potenziale contraddizione con le finalità del Distretto del Cibo presente sul territorio, all'impatto visivo e olfattivo per i turisti locali e non oltre che per l'utenza di un vicino punto di ricreazione per portatori di handicap.
L'approfondimento fatto dal comitato, che sta completando un dossier di deduzioni da depositare presso la Città Metropolitana, lo spinge ad affermare che, parallelamente all'iter dell'AIA e della conseguente Conferenza dei Sevizi, sia necessario un procedimento comunale che porti A una modifica dello strumento urbanistico di Poirino.
Altre criticità che Bondi riscontra riguardano la viabilità e la coerenza con le politiche sulla sostenibilità che, a partire dal livello europeo, caratterizzano il periodo attuale.
IL COMUNE
Interpellato da noi rispetto alla questione, l'assessore all'Urbanistica del Comune di Poirino Marco Sisca si dichiara attento, insieme con tutta l'amministrazione, alla vicenda, preferendo non soffermarsi tanto sulla discussione politica interna alla Giunta quanto sul lavoro di verifica della normativa e degli strumenti urbanistici e sulla loro compatibilità con l'insediamento di cui all'oggetto. L'assessore sottolinea che la zona è contrassegnata come agricola e che ritiene proprio dovere procedere con attenzione rispetto all'importante prossimo momento della Conferenza dei Servizi convocata dalla Città Metropolitana, lasciando da parte le proprie opinioni ma rimanendo concentrato su norme e liceità dei procedimenti.
LA REGIONE
Degli ultimi giorni la notizia che la vicenda potrebbe entrare nell'aula del Consiglio Comunale sotto forma di interpellanza agli assessori competenti, vista la dimensione del progetto.
Infatti il consigliere e segretario dell'ufficio di presidenza Ivano Martinetti - Movimento 5 Stelle - dichiara pronta una propria interrogazione e sottolinea la necessità che l'ente si esprima sulla vicenda.
Così Martinetti: "Porteremo in Consiglio regionale il progetto del maxi allevamento di Ternavasso, nel comune di Poirino, a due passi dai territori Unesco del Roero. Come hanno evidenziato ben 26 sigle del mondo ambientalista, l'impianto non sarebbe sostenibile sotto molteplici profili. Elevato consumo di territorio, problemi di esalazione di odori sulle zone circostanti di particolare pregio vitivinicolo come il Roero, problematiche relative allo smaltimento dei liquami prodotti, elevatissime esigenze idriche, queste le principali criticità che andrebbero a impattare su un territorio a cavallo delle province di Torino e Cuneo. Per questo motivo sto provvedendo a presentare un'interrogazione rivolta alla Giunta regionale del Piemonte. Ad oggi solo alcuni amministratori locali hanno espresso la propria opinione in merito, è arrivato il momento che anche l'ente regionale faccia sentire la propria voce".