Vacanze Astigiane | 23 febbraio 2023, 17:30

Vacanze Astigiane inseguendo un toponimo

Nuovo invito a girare e scoprire la bellezza dell’Astigiano, questa volta su un itinerario il cui tema potrebbe apparire strano, ma strano non è

La chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Castelnuovo Calcea

La chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Castelnuovo Calcea

Vi ricordate la celebre battuta tra Ivano, Carlo Verdone, e Jessica, Claudia Gerini, nel film Viaggi di nozze? ‘O famo strano! Ecco il tema di itinerario che propongo questa settimana. Itinerario che in realtà non ha molto di strano, salvo l’inseguire un toponimo: castelnuovo.

Gioco che vale ampiamente la candela, riportando in positivo un’altra espressione idiomatica, oggi va così. Espressione di origine medioevale quando si ci illuminava con le candele ed era consuetudine lasciare una piccola somma al proprietario della casa che ospitava la partita a carte o all'oste della locanda. Il modo di dire si diffuse rapidamente tra i giocatori per indicare partite in cui le vincite erano state così basse da non coprire nemmeno la piccola spesa lasciata per la candela. In questo caso invece il giro tra i Castelnuovo dell’Astigiano vale, eccome. Sono tre, da nord a sud: Castelnuovo Don Bosco, Castelnuovo Belbo e Castelnuovo Calcea.

A Castelnuovo Don Bosco la prima citazione del toponimo compare in un documento del 1162 e la parte aggettivale Novo fa ovviamente presumere a insediamenti precedenti. Borgo immerso tra le più affascinanti colline del Nord Astigiano. Da non perdersi il suo centro più antico, arroccato su un dirupo, dove sorge la torre di origine medioevale a struttura quadrata che, con alcuni ruderi adiacenti, è ciò che rimane del castello che un tempo dominava l'abitato. Sempre lì l’affascinante parrocchiale settecentesca di Sant'Andrea che ospita un dipinto del Moncalvo. Da qui passa il 45° parallelo, la latitudine magica del vino, che accoglie i migliori terroir vitivinicoli al mondo come Bordeaux e Borgogna. D’obbligo allora una visita alla cantina sociale Terre Dei Santi.

In un’oretta di viaggio, sempre immersi tra posti bellissimi, arriverete a Castelnuovo Belbo. Il suo toponimo è citato per la prima volta nel 1003 come Castro Novo qui dicitur supra Relho Le prime documentazioni riguardo al borgo sono ancora anteriori situandosi attorno al 990, anno in cui il marchesato di Incisa ne rivendica il possesso. Di signor interesse storico e paesaggistico trovate la parrocchiale, il Santuario della Madonna di San Biagio e le antiche mura del castello. Da non perdersi poi il locale Museo Francesco Cirio, dedicato a uno dei pionieri dell'industria conserviera italiana. Bellissima collezione di packaging, libri, diari, ricettari, opuscoli, etichette e opere d'arte grafica che raccontano un pezzo di storia italiana.

Dopo solo altri 15 km siete a Castelnuovo Calcea, immersi in un paesaggio straordinario di colline e vigneti. Qui il toponimo è di origine romana e deriva dall'unione tra la denominazione Castrum Novum e quella ad calcarias, da ricondurre alla presenza di una vicina strada romana. Per scoprirne il fascino, partite dal suo centro storico, dalla bella piazza panoramica con il palazzo municipale, da dove salire al castello con la scalinata che si rifà ad un ponte del 1200. Più che castello, resti, mirabili e visitabili, come l'antico portale d’ingresso, le mura perimetrali, un camminamento sotterraneo, le segrete e la torre d’avvistamento, dove qualche anno fa è stato inaugurato uno splendido belvedere.

Poi la bella parrocchiale di Santo Stefano, di fine '600, una delle chiese barocche meglio conservate e più rappresentative dell’Astigiano. Luogo ricco anche in interno con pregevoli opere che spaziano dal '500 al primo '800, tra cui due belle statue in legno dorato e dipinto: l'Educazione di Maria Vergine, opera di Bonzanigo, e la Madonna del Rosario, di fine '600. Per finire potreste fare un salto nel prestigioso parco artistico Orme su La Court. Bellissimo museo a cielo aperto, arte contemporanea tra le vigne, monumento unico dove dialogano piacevolmente arte, paesaggio e vino.

Davide Palazzetti


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Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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