La filosofia e le sue voci - 13 maggio 2023, 09:00

Un labile confine

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

Dove finisce la mente e comincia il resto del mondo?

Clark, Chalmers, The extended mind

Una domanda capitale questa, avanzata da Clark e Chalmers in apertura del loro saggio. Mente e mondo: così differenti eppure così uniti; così eterogenei eppure strettamente legati l'un l'altra che negarne l'omogeneità di fondo ci sembra essere un pregiudizio da dover sradicare; così causalmente reciproci da rendere impossibile districare la matassa del chi causa chi o cosa. Mente e mondo: se ci riflettiamo, anche brevemente, viene a galla, in tutta la sua ineluttabilità, quel legame profondo che ci lega al mondo e che lega il mondo a noi. Siamo noi a plasmare il mondo? O il contrario? Quante volte ci sentiamo, riflettendo su noi stessi, mutati - e già il fatto di chiederselo è indizio del suo essere in atto - dalle circostanze che ci troviamo ad affrontare? Certo, è assai significativa l'esperienza personale maturata da ognuno di noi e la sua portata, ciò che rappresenta per chi la vive, non possono essere lasciate in disparte, ma non è su questo che vorrei fare convergere l'attenzione. Accantonato il lato psicologico, quale problema filosofico si cela tra le parole citate? 

Possiamo tradurre la domanda iniziale con una ulteriore domanda: il mondo è pensabile? Posso pensare il mondo e far sì che i miei pensieri diventino la realtà, oppure tra me e mondo ci sarà sempre uno scarto? Ed è il vecchio problema filosofico della pensabilità dell'essere: è l'essere corrispondente al pensiero? La questione allora si fa propriamente ontologica. Che ammetta lo scarto o che opti per una perfetta corrispondenza, il mondo resta sempre o quell'alterità che fa resistenza e che si ritrae nella sua eccedenza, secondo la prima ipotesi, o quell'alterità che è accondiscendente con il nostro potere di agire attivamente sulle cose, se facciamo nostra il secondo approccio. Ma come si relazionano allora mente e mondo?

Nella prospettiva della mente estesa, il mondo risulta essere un componente della mente: è come se la mente allargasse la sua presa direttamente sul mondo. L'esempio proposto dagli autori è il caso del malato di Alzheimer che, non potendo più contare sulla sua memoria interna, per così dire, la esternalizza nel taccuino, che sopperisce pertanto alla mancanza mnestica integrando con un oggetto del mondo la mente. La mente allora risulta essere estesa e il confine tra mente e mondo si fa sempre più labile. Questo ovviamente non significa che i due termini vengano identificati. Per questo la mente stessa è una componente del mondo. Mondo e mente sono, pertanto, vicendevolmente componenti l'una dell'altra. La mente costruisce il mondo (non esiste indipendentemente da noi il taccuino sul quale è presente l'indirizzo del museo che voglio visitare), ma nell'atto stesso di costruzione viene a sua volta costruita dal mondo (senza le nozioni offerte dal mondo la mente rimane impotente). 

Mente e mondo, nella prospettiva cosiddetta esternalista perché rende esterna alla presunta intimità del soggetto l'attività della mente, sono i due termini moderni per quel hard problem che è, espresso in termini classici, il difficile rapporto tra anima e corpo. 

Simone Vaccaro