Storie di Orgoglio Astigiano - 27 maggio 2023, 12:15

Storie di Orgoglio Astigiano. Maurizio, CEO Pharmercure tra i più influenti U30 per Forbes: "Asti? Sempre presente in ogni mio inizio"

Maurizio Campia vive a Torino, ma torna ad Asti ogni volta che può. Il suo sistema di delivery di farmaci in quasi sei anni ha gestito un volume d'affari per 4 milioni ed è presente in quasi 50 città italiane. "Un luogo del cuore? La chiesetta romanica di Cortazzone"

Maurizio

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Se tornerai, di Rocco Hunt e Neffa, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Nel 2021 è stato inserito nella classifica di Forbes tra i migliori Under 30 in Italia.

Capite? Forbes!

Conosco la storia di Maurizio Campia da qualche tempo. Di lui mi ha sempre colpita la lungimiranza. Quando facevo le guide per prendere la patente il mio istruttore mi diceva sempre "Elisabetta, non fermarti mai a guardare solo questo attraversamento pedonale. Cerca di avere l'occhio lungo, cerca di guardare anche tutti quelli che verranno dopo".

Da semplice accortezza per superare la pratica della patente, questa frase ora fa parte di me. Cerco di applicarla il più possibile nella mia vita e credo che Maurizio lo sappia fare benissimo. 

Maurizio, parlami del tuo rapporto con l'Astigiano

È totale. Sono cresciuto ad Asti città e in parte a Cortazzone, dove ci sono diversi componenti della mia famiglia. Questo fino al 2016, fino all’età di 21 anni, poi mi sono trasferito a Torino per studiare. Dopo essere uscito dal Giobert di Asti ho iniziato a lavorare come impiegato in un'azienda della città. Mi sono accorto che le mie ambizioni erano diverse. Non potevo fermarmi a quell'età: così decisi di andare all'università, alla facoltà di Economia e Commercio, per inseguire una carriera che mi desse più soddisfazioni. Non pensavo assolutamente di poter fare l'imprenditore. Da quel momento vivo a Torino, ma torno regolarmente ad Asti a trovare la mia famiglia. Purtroppo non vivo più la città.

Ce l'hai un luogo del cuore?

Che bella domanda! Non me l'ha mai fatta nessuno, sai? Sicuramente a Cortazzone sono legato più da una parte sentimentale, ci passavo le estati, amavo la vita di paese e le tante amicizie create. Dovessi scegliere, direi la chiesetta romanica di Cortazzone come luogo del cuore principale e piazza San Secondo subito dopo. Ogni volta che ci passo mi dà un'emozione fortissima.

Pensi che l'Astigiano sia valorizzato nel modo e nella quantità giusta?

No, non adeguatamente. Vedo territori che hanno caratteristiche analoghe ad Asti per dimensioni e patrimonio culturale, famosi a livello nazionale e internazionale. Nel mondo ci conoscono per il vino e poco più, ahimè molte aziende del territorio scelgono di delocalizzarsi. Non so perché, trovo che ci sia uno scarso interesse a volte da parte degli astigiani nell’andare fuori, a farsi ispirare e portare ad Asti quanto si è visto. Asti non è Milano anche solo per dimensioni, però le città si fanno, non nascono con due milioni di abitanti, ma le diventano.

Cosa faresti per Asti e per il suo sviluppo?

Da profano, penso che ci siano state in passato grandi occasioni per attrarre investimenti. Milano è Milano perché le aziende sono tutte lì, ma tutto è partito da uno sviluppo economico. Asti ha avuto grandi occasioni. Io che sono imprenditore quando descrivo aziende famose in città faccio fatica a trovarne più di due o tre, eppure nelle dirigenze di grandissime aziende trovo degli astigiani. Spesso i grandissimi talenti manageriali si spostano fuori. La mia azienda rimarrebbe a Torino, non potrebbe mai spostarsi ad Asti. Lo affermo con tristezza. Con il cuore vorrei farlo, ma con la testa non potrei mai. Cosa farei? Ci sarebbero mille cose da fare, ma in primis forse lavorerei sull'attrazione di grosse aziende. Credo possa essere un fattore scatenante per lo sviluppo di una città. 

Come nasce Pharmercure?

L'idea è nata nel 2017 ed è diventata azienda nel 2018, insieme a Gianluca Abate (CTO), Thomas Pullin (CFO) e Federico Mecca. E io sono il CEO e co-fondatore di Pharmercure. Tutto è partito da un laboratorio universitario di Torino a cui ho partecipato insieme ad altri. Avevamo creato un team per lavorare su questa idea con fini didattici: l'obiettivo era quello di imparare a trasformare un’idea in un progetto. Dopo la presentazione, abbiamo attirato l'attenzione di Maurizio Molinari (all'epoca direttore de La Stampa). Ci intervistò e l'articolo uscì a livello nazionale.

E poi? Poi cosa è successo?

Poche ore dopo mio padre mi disse che che aveva chiamato il dottor Maggiora. Da quel momento nasce un percorso insieme a Michele Maggiora, primo cliente. All'inizio facevo le consegne per conto della farmacia Maggiora e della Liprandi di allora per testare il servizio. Prendevo gli ordini su Whatsapp, andavo in moto. Era anche una buona scusa per usarla (ride, ndr). Asti è stata fortemente presente in tutti i miei inizi. Nel 2018 abbiamo costituito l’azienda perché vedevamo un mercato: Asti fu la prima città, poi Torino. Misi in pausa il mio percorso universitario per dedicarmi a questo progetto: un servizio di consegne di farmaci a domicilio, dove è possibile ordinare sia tramite la nostra web app sia contattando direttamente la farmacia partner. Ci occupiamo anche della consegna di farmaci con ricetta: siamo tra i pochissimi in Italia a riuscirci, la regolamentazione è estremamente delicata.. Il nostro punto di forza è che non ci sostituiamo alle farmacia, vogliamo  fare innovazione aggiungendo qualcosa, non distruggendo.. 

Pharmercure ieri e oggi. Dammi qualche numero

Siamo entrati nel sesto anno di azienda, abbiamo raccolto 3 milioni di euro di capitali da investitori privati, pubblici e istituzioni, siamo presenti in 40 città con 200 farmacie partner in complessivo. Abbiamo un team di 20 persone in azienda, a cui si aggiungono i corrieri e tutto l'indotto operativo. Qualitativamente, siamo il primo operatore in Italia per questo servizio. Certo, resta ancora tanta strada da fare, quest’anno andremo a gestire un volume d’affari di 4 milioni e mezzo di euro. Alla fine dell'anno, l'obiettivo è quello di arrivare a servire tutti i principali capoluoghi di provincia in Italia.

Un consiglio ai giovani? La tua è una storia di successo, cosa diresti ai ragazzi?

Non voglio convincere nessuno a fare l'imprenditore, ma voglio far percepire che è una strada possibile. Se penso a me 10 anni fa, ritenevo impossibile l’idea di fare l'imprenditore o comunque pensavo fosse una strada molto in salita. Non mi definisco di successo, ma un semplice imprenditore partito da zero. Ogni euro ricavato e ogni contatto sviluppato sono il frutto di curiosità e fame. Quella fame che non ti fa mai mollare la presa. Sento un fuoco dentro, una sfida con me stesso. Mi alzo al mattino ora e ho grandi responsabilità. Fare impresa è possibile per tutti, è una strada, le scuole ci crescono con l’idea di essere assunti, con il sogno del posto fisso. L’assunzione non è l’unica via. Un lavoro lo si può anche inventare. Anzi, lo si dovrebbe inventare, così si generano innovazione e nuovi posti di lavoro. Consiglio sempre di avere una grande apertura mentale, curiosità e fame, non è vero che è già tutto fatto e inventato. Non è tutto statico, sei anni fa non c’era Tik Tok.

Farsi strada è sempre più difficile. E se la soluzione fosse crearsela?

Lo capisco bene quando parla di fame, quando mi descrive quel fuoco che sente ardere da dentro. Sono più di quanti immaginiamo i giovani che sentono tutto questo. Ancora troppi quelli che vengono scartati sul posto di lavoro perché figli degli anni Novanta o, peggio ancora, Duemila. Maurizio è l'esempio di come le menti brillanti possano ancora emergere oggi, in un mondo in cui, troppo spesso, ci sorpassano raccomandati, figli di papà, incapaci, arroganti. La sua è una storia di successo che mi ricorda quanto sia importante continuare a lottare, fino alla fine. Farsi strada è sempre più difficile. E se la soluzione fosse crearsela?

E a chi ti dice che ad Asti queste cose non succedono, che rispondi?

Sono tutte scuse dietro cui nascondersi, paure che vanno affrontate guardando a esempi di qualcuno che, partito da zero, ce l’ha fatta. Ad Asti ci sono tanti costrutti mentali: è piccola, ci sono poche opportunità ecc ecc.... Io mi sono spostato di 60 km, non sono andato a New York per fare impresa. E torno ad Asti ogni volta che posso. Bisogna alzarsi al mattino e fare ciò che ci piace. Mi affascina fare impresa e startup, lo considero uno dei pochi ascensori sociali del nostro paese. Non avrei mai pensato di costruire un bagaglio simile, a volte ci si allontana da Asti per opportunità, per poi ritornarci più volte però. E in futuro chi lo sa…

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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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