La filosofia e le sue voci - 08 luglio 2023, 09:00

Il tempo dei profanatori

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

Tutto ciò che sputa l'artista è arte

Kurt Schwitters, in Elger, Dadaismo

Di segno diametralmente opposto rispetto alla definizione di arte sulla quale ci siamo soffermati la settimana scorsa (QUI l'articolo). L'arte non è più quell'universale rigido e un po' impettito che richiede una enucleazione logica rigorosa e in fondo destituente tanto dell'operato dell'artista quanto dell'arte stessa che cede il trono al concetto. Con frase citata Kurt Schwitters (1887-1948) certifica la definitiva desigillazione del processo artistico: l'arte si apre alla vita e al mondo; si fa sberleffe di ogni riconduzione entro i limiti di una qualsivoglia ragionevolezza (l'arte non può essere piegata alla ragione che la può spiegare e dispiegare, ma mai comprendere e ridurre); contunde i benpensanti, i cultori delle "arti belle", e scartavetra le coscienze più bacchettone; profana i "sepolcri imbiancati" del fariseismo artistico, dell'ortodossia artistica, della bellezza senza pericolo. L'arte diviene urto, sconquasso: l'artista viene così riconfigurato come il demolitore delle configurazioni, il vivisezionatore di un costume che vive solo più nel ricordo dei morti

È l'ora dei profanatori, dei saccheggiatori di tombe. L'arte va spogliata della sua presunta auraticità: non vi è aura ad attorniare l'opera d'arte. Caso mai, mosche che ronzano danzanti sulla merda. L'artista è il dissacratore per eccellenza. I movimenti artistici del primo Novecento hanno fatto proprio questo: dissacrare l'arte. Arte è il ready-made, il cavatappi o la ruota di bicicletta; arte è il collage pasticciato, quasi raffazzonato che sembra fatto tutto fuorché ad arte; arte è il manifesto, ritagliato, incollato, caotico. Arte è l'affronto, lo sfregio creativo: basti pensare a L.H.O.O.Q. di Duchamp - una Monna Lisa con baffi e barbetta e la scritta L.H.O.O.Q. che in francese suona pressappoco "Elle a chaud au cul", ossia "È una vogliosa" (Elger). Infranta ne è la natura sacrale. L'arte è maltrattata, strattonata e sfibrata in nome dell'arte stessa - e dell'artista.

Per questo la rivoluzione dadaista, per esempio, si è rivelata essere una semplice rivolta di una generazione di giovani di belle speranze. Distruggere l'arte per affermare l'arte: un nobile intento. Depauperare l'artista della sua quasi-sacralità, e renderlo ora profanatore e saccheggiatore, per celebrarne le grandezza: chi non sarebbe d'accordo? L'artista è così posto al centro del processo artistico: arte non si dà senza artista. E l'artista è colui che sovverte e rovescia, che impatta e non rappresenta più, che sconvolge e non ripresenta. Arte è allora tutto ciò che l'artista fa. Non è più tempo dell'artista sacro; ora è il tempo dei profanatori.

Sacra o dissacrata, tuttavia, l'arte resta sempre il prodotto di un artista che, differentemente da tutti gli altri, ha avuto il coraggio di ergersi a profanatore. Che sia un universale negativo, l'arte (e l'artista) restano sempre un dominio altro del reale.

Simone Vaccaro