Cultura e tempo libero - 29 settembre 2023, 15:07

Quale futuro per il Museo Paleontologico e per la cultura astigiana?

Lo chiede la consigliera di minoranza Vittoria Briccarello (Uniti Si Può), alla vigilia del passaggio del museo ospitato a Palazzo Michelerio alla Fondazione Asti Musei

Una delle sale che compongono il Museo Paleontologico dell'Astigiano

La cultura e più in generale la gestione del patrimonio culturale cittadino sono argomenti di primaria importanza per una città come Asti che ambisce a richiamare un numero sempre più crescente di turisti non solo per le eccellenze enogastronomiche e ambientali, ma anche con i propri ‘tesori’ artistici.

Affidati, nella stragrande maggioranza dei casi, alla Fondazione Asti Musei, già in passato al centro di dibattiti e critiche da parte delle opposizioni per come viene gestita, cui si è scelto (non senza voci contrarie) di affidare anche il Museo Paleontologico Astigiano, che peraltro da pochi giorni ospita una nuova straordinaria mostra di valore e prestigio internazionale (CLICCA QUI per rileggere l’articolo)

Una decisione, quella di inglobare anche il Paleontologico nelle proposte della Fondazione Asti Musei, che viene giudicata criticamente in particolare dalla Consigliera comunale Vittoria Briccarello (Uniti si può).

Uno degli aspetti più critici riguarda la bozza di convenzione standard imposta ai musei che entrano a far parte della Fondazione. Secondo le voci critiche, questa convenzione sembra ignorare completamente la specificità del Museo Paleontologico, che rappresenta un'eccellenza territoriale e una parte integrante del Parco Paleontologico di ValleAndona.

Entrambe queste istituzioni sono focalizzate sulla paleontologia e l'archeologia preistorica, e dipendono dall'Ente Paleontologico, come sancito dalla legge 19 che regola gli enti parchi. Separare queste due realtà, spesso visitate da turisti e appassionati nello stesso giorno con visite guidate, rischia di comprometterne l'equilibrio e di andare contro la legge che protegge la conservazione dei siti e delle collezioni.

La convenzione solleva anche ambiguità riguardo alla consegna del materiale del Museo Paleontologico alla Fondazione. Gran parte del materiale del museo consiste in reperti di studio conservati nei magazzini e dati in affidamento da musei esterni, come i 180 casse provenienti dal Museo di Torino. Questo solleva domande sulla gestione futura di tali reperti preziosi.

Un'altra preoccupazione riguarda il destino del personale altamente qualificato attualmente impiegato presso l'Ente Paleontologico, tra cui studiosi e ricercatori con anni di esperienza nel settore. La Fondazione si riserva il diritto di decidere se trasferire o meno questo personale al Museo, ma ciò solleva domande cruciali: chi sostituirà questi esperti? Dove si troveranno professionisti formati in paleontologia capaci di gestire il museo e di continuare ad offrire programmi educativi di alta qualità?

Un aspetto particolarmente preoccupante è legato all'attività didattica del museo. La Fondazione, acquisendo il museo, acquisirebbe anche i proventi generati da questa attività educativa, lasciando l'Ente Paleontologico senza una fonte di reddito fondamentale per la sua sopravvivenza.

Briccarello sottolinea altresì che la Fondazione Asti Musei sembra mancare di una guida chiara, come dimostrato dalla assenza di un direttore e il ricorso all’utilizzo di convenzioni standardizzate anche per musei e collezioni che richiederebbero un approccio più personalizzato e dettagliato.

Tutto ciò solleva la domanda fondamentale: qual è il vantaggio reale per la città di Asti e la sua vita culturale in questa operazione? La risposta, per la consigliera di Uniti Si Può, rimane sfuggente.

Tirando le somme, la consigliera ritengono che manchino una linea chiara e una visione strategica del futuro degli Enti museali astigiani e non manca di sottolineare l’attesa per la ‘restituzione’ alla ex chiesa del Gesù, cui era stato destinato, del milione di euro dirottato per le spese di restauro di Palazzo Ottolenghi, “realtà ormai privatizzata e di gestione della Fondazione”, sottolinea la consigliera di “Uniti si può”

Redazione


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