Attualità - 16 ottobre 2023, 12:20

Uniti si Può: "La bandiera di Israele non deve stare sulla facciata del Comune"

Il movimento critica la scelta dell'Amministrazione di esporre il vessillo dello stato ebraico in seguito agli attentati dello scorso 7 ottobre

Dopo il Coordinamento Asti Est (leggi QUI) anche Uniti Si Può prende posizione in merito all'esposizione della bandiera israeliana sulla facciata del municipio cittadino.

L'Ufficio del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso una serie di FAQ sul suo sito web, specifica quanto segue:

11. Un ente o ufficio pubblico può esporre bandiere straniere? No, salvo l'occasione di incontri internazionali.

Pertanto, la bandiera israeliana che sventola dal balcone del Comune da alcuni giorni è in palese contrasto con le disposizioni vigenti e va immediatamente rimossa. Chi amministra non può tifare per l'uno o l'altro Stato in guerra imbandierando le città: in primis per una questione di neutralità degli enti pubblici - come riportato nelle faq - e poi, ricordiamocelo ogni tanto, perché l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e di risoluzioni delle controversie internazionali. Non a caso, basta fare una ricerca su google, il Comune di Milano due giorni fa aveva issato la bandiera bianca con la stella di David sulla propria facciata per poi fare immediatamente marcia indietro.

C'è poi una questione piú specifica che riguarda Israele e la Palestina. In questo senso, lo spregevole attentato di Hamas – organizzazione estremista che però bisogna ricordare essere stata alle origini strumentalizzata dai servizi israeliani e statunitensi in funzione anti Arafat - deve essere condannato con forza, ma da esso non può derivare un'adesione acritica alla politica dello stato di Israele. Uno stato che non ha mai rispettato le risoluzioni Onu che avrebbero portato alla creazione di due stati indipendenti; ha perpetuato politiche di colonizzazione in Cisgiordania di fatto esacerbando lo scontro etnico fra i due popoli; mantiene un sistema discriminatorio sia nei confronti dei cittadini israeliani di etnia araba, sia verso gli abitanti di Gaza, i quali, solo per fare un esempio, anche nei momenti di pace non possono godere della corrente elettrica se non per 4-5 ore al giorno a causa del controllo di Israele su tutti gli approvvigionamenti. Uno stato il cui esercito, oltre ad aver bombardato almeno 6 volte Gaza negli ultimi 15 anni, si è macchiato dell’omicidio di almeno 5000 palestinesi fra il 2008 e il 2020 ed è stato accusato, insieme ad Hamas, di crimini contro l’umanità.

Le vittime, e i civili in particolare, sono tutte un fallimento per le politiche democratiche e di equilibrio internazionale. La guerra è essa stessa un fallimento per i valori dell’occidente. Non ci sono morti che valgono più degli altri. I cadaveri dei bambini uccisi nei Kibbutz da Hamas non sono un dramma minore di tutti quelli massacrati dalle bombe israeliane a Gaza, bombe che sono state seimila solo negli ultimi giorni - e pare che una parte di esse fosse al fosforo. Scopriremo solo prossimamente il costo umano e sociale di queste settimane, che pure si appresta ad essere uno dei più drammatici nella storia di quella regione.

Oggi, all’unanimità, consideriamo l’attentato di Hamas disumano, barbaro e politicamente ingiustificabile perché il valore assoluto di qualsiasi vita umana è uno dei capisaldi della nostra cultura politica occidentale, talvolta anche utilizzato come motivo di “superiorità” rispetto al mondo arabo; proprio secondo questa logica non si può avvallare una ritorsione, una vendetta, dell'esercito Israeliano su Gaza.

Per questo motivo condividiamo l’appello del Coordinamento Asti Est e chiediamo alle istituzioni, da quelle locali a quelle internazionali, di non limitarsi a condannare l’attentato di Hamas ma di riconoscere anche le sofferenze dei Palestinesi, senza appiattirsi sulle posizioni atlantiste, nonché di non tacere circa le gravi responsabilità dello stato di Israele nella destabilizzazione politica e sociale dell’area. La via da percorrere non è quella dell’escalation ma di un cessate il fuoco immediato, dei corridoi umanitari e di un accordo che preveda davvero la nascita di due stati separati e indipendenti.

Infine, in merito alla nostra Amministrazione, ribadiamo al Sindaco l'urgenza di togliere la bandiera Israeliana dal Comune e gli consigliamo di approfondire coi suoi radicati contatti in Cina i motivi per cui questo grande paese ormai legato a doppio filo ad Asti abbia deciso di schierarsi dalla parte dei Palestinesi: ne scoprirà un punto di vista fruttuoso tanto quanto i suoi viaggi in Asia.

Redazione