Economia e lavoro - 19 maggio 2025, 07:00

Quanto guadagna mediamente un avvocato in Italia?

Fare l’avvocato è da sempre sinonimo di autorevolezza, cultura giuridica e — almeno nell’immaginario collettivo — di buoni guadagni

Fare l’avvocato è da sempre sinonimo di autorevolezza, cultura giuridica e — almeno nell’immaginario collettivo — di buoni guadagni. Ma quanto c’è di vero in questo stereotipo? È ancora una delle professioni più redditizie oppure il mercato, la concorrenza e i cambiamenti legislativi hanno ridisegnato anche il lato economico di questa carriera?

In un settore sempre più affollato, con oltre 240.000 iscritti all’Albo, la forbice tra chi lavora nei grandi studi internazionali e chi gestisce uno studio individuale in provincia si è fatta sempre più ampia. Facciamo chiarezza sui numeri reali.

Guadagni degli avvocati, capiamo meglio

Capire quanto guadagna un avvocato in Italia significa addentrarsi in un mondo professionale complesso, frammentato e segnato da profonde differenze territoriali, generazionali e organizzative. Non esiste infatti una risposta univoca: i redditi degli avvocati italiani variano in modo significativo a seconda che si tratti di un giovane neolaureato alle prese con i primi incarichi o di un professionista affermato con uno studio strutturato in una grande città.

Secondo gli ultimi dati forniti dalla Cassa Forense, il reddito medio dichiarato da un avvocato in Italia si aggira intorno ai 43.000 euro lordi annui, una cifra che però va letta con attenzione. Nelle regioni del Nord Italia, come Lombardia e Veneto, i guadagni possono superare di gran lunga questa media, mentre nel Sud e nelle Isole si registrano valori molto più bassi, spesso al di sotto dei 20.000 euro lordi annui. Anche il genere ha un impatto evidente: le avvocate guadagnano mediamente meno dei colleghi uomini, a parità di esperienza, un dato che riflette un divario di genere ancora persistente all’interno della categoria.

Le differenze non finiscono qui: il tipo di attività svolta incide notevolmente. Un avvocato civilista con una clientela fidelizzata e una rete di collaborazioni ben avviata può raggiungere redditi importanti, mentre chi si occupa di assistenza legale in ambito penale, o opera prevalentemente nel gratuito patrocinio, spesso deve fare i conti con compensi molto più contenuti e tempistiche di pagamento non sempre regolari. Ancora più elevati, invece, sono i redditi dei professionisti che lavorano in grandi studi legali internazionali, dove si possono superare anche i 100.000 euro lordi annui, ma si tratta di un’élite molto ristretta e competitiva.

A tutto questo si aggiungono i costi strutturali della professione: contributi previdenziali, spese di studio, formazione continua, aggiornamenti e soprattutto le coperture assicurative. In un contesto giuridico sempre più complesso e soggetto a rischi professionali, disporre di una polizza professionale completa per gli avvocati è oggi imprescindibile. Oltre a essere obbligatoria per legge, rappresenta una tutela fondamentale contro errori, omissioni o responsabilità che potrebbero compromettere non solo la carriera, ma anche il patrimonio personale del professionista.

Va considerato anche il fattore anagrafico. Gli avvocati under 35, pur rappresentando una quota significativa dell’Albo, faticano spesso a raggiungere redditi sufficienti a garantire un’autonomia economica piena. I primi anni dopo l’abilitazione sono infatti i più duri: tra praticantato non retribuito, bassi compensi e difficoltà a crearsi un portafoglio clienti, molti giovani legali si trovano a dover integrare con altre attività o a valutare strade professionali alternative, anche fuori dal mondo forense.

In definitiva, il guadagno di un avvocato in Italia è il risultato di molteplici fattori: non solo competenza e impegno, ma anche scelte strategiche, posizionamento geografico, specializzazione e capacità imprenditoriale. È una professione che può offrire grandi soddisfazioni economiche, ma che richiede allo stesso tempo lungimiranza, resilienza e una gestione attenta, anche sotto il profilo assicurativo e fiscale. Chi sceglie di intraprendere questa strada deve quindi farlo con consapevolezza: la toga porta con sé onore e responsabilità, ma il successo — economico e non solo — dipende da molto più che dalla sola iscrizione all’Albo.





 



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