Archiviata l’ennesima edizione dei record del Salone del Libro, vogliamo tornare su un argomento spinoso, per Torino e per il nostro Piemonte: il Centro Congressi del Lingotto di Torino.
Se vogliamo essere – come spesso diciamo, riempendoci la bocca – una regione a vocazione turistica, attrattiva per le sue bellezze naturalistiche, per i suoi vini, per il suo cibo, dobbiamo attrezzarci di un Centro Congressi e Fiere, degno di tal nome. Diciamolo ancora una volta a chiare lettere: il Lingotto non è adeguato.
Lo ha dimostrato, ancora e appunto, in occasione del Salone del Libro.
Il Lingotto non è accogliente; è sporco; è troppo rumoroso (il disturbo acustico da uno stand all’altro è insopportabile); è dotato di servizi inadeguati (pochi bagni, spesso sudici e con code chilometriche); i parcheggi hanno raggiunto prezzi astronomici; occorre stipulare un mutuo per mangiare un panino scongelato e preriscaldato… Ci fermiamo qui e non continuiamo il nostro cahier de doleance, per pietà di parte. Ma ne avremmo ancora da dire.
In questi anni ci è capitato di andare a fiere, esposizioni, saloni a Milano, a Bologna, a Parma. Quelle città hanno Centri Congressuali all’altezza di una vocazione europea di un territorio. Il Lingotto di Torino, no.
Pare se ne siano accorte anche le autorità cittadine e regionali, che hanno dato una sorta di ultimatum al Lingotto. Occorre, però, agire al più presto. Sono stati 340mila i viaggiatori stranieri giunti in Italia, lo scorso anno, per partecipare a congressi (aumentati del +22,7%), mentre quelli arrivati per visitare fiere sono stati 500 mila, registrando una crescita del 18,3% rispetto al 2023.
Si valutino altre location, si facciano avanti altre città piemontesi. Il Lingotto non deve essere l’unica sede per fiere e congressi. Si è dimostrato inadeguato. Torino e il Piemonte meritano di più, e di meglio.