Giovedì scorso, la prima manche della sfida di lettura "Caccia al refuso" di Vacanze Astigiane, ha subito trovato una vincitrice: Maria Casetta, pensionata di San Damiano d’Asti che tutti chiamano e conoscono come Teresa, lei stessa non sa perché, da cui il Tere Cinquantasei dei suoi profili social. Maria ha scelto di farmi scrivere il Vacanze personalizzato, premio per aver trovare il refuso volontario più velocemente degli altri lettori, sulla bellezza della sala consigliare di Palazzo Carlevaris, sede degli uffici comunali di San Damiano, e sulla spettacolare chiesa di San Giuseppe.
Quindi, San Damiano d’Asti, il salotto elegante delle Colline Alfieri, villanova del Comune di Asti, fondata nel 1276 a conclusione del progetto di creazione, a occidente, di un territorio compatto e pressoché ininterrotto di vedette sulla strada per Torino, il Nord Italia e oltre. La pianta del paese riflette un antico "oppidum romano," città fortificata con una strada maestra tagliata da contrade perpendicolari. Dieci contrade. Assai piacevole il suo centro storico, attraversato dalla porticata via Roma. Qui il settecentesco palazzo comunale e una serie di chiese spettacolari: la parrocchiale dei santi Cosma e Damiano che ha per campanile una delle torri circolari dei bastioni medioevali, la confraternita dell'Annunziata che conserva il bellissimo gruppo statuario ligneo settecentesco dell'Addolorata, di Stefano Maria Clemente, la parrocchiale di San Vincenzo, di origini gotiche, e la chiesa di San Giuseppe, una delle più belle del barocco piemontese.
Nel provare ad ammirare tutto, cominciate, non certo solo per sposare i desiderata di racconto espressi da Maria, da Palazzo Carlevaris, costruito nel XVIII secolo per volere dei conti Carlevaris, importante famiglia di San Damiano con origine del XII secolo dopo aver ricevuto l’investitura del feudo nel 1722. Entrando nell’atrio lasciatevi colpire, ovviamente in senso emozionale, dalla lastra tombale di Daniele Scarampi, morto nel 1445. Una splendida vetrata con portale immette nel cortile interno, dove campeggia lo stemma dei Carlevaris e quello dei Roero Di Cortanze, sormontati da una corona. Al primo piano si entra nel vestibolo dove vi aspetta un’antica mappa catastale della città, datata 1786, per arrivare nella sala consigliare. Anticamente era la sala da ballo del palazzo, caratterizzata da un ricco cornicione di fregi e decorazioni in stucco. Il soffitto accoglie un elegante lampadario in vetro di Murano e si sprecano le ornature di ghirlande, corone d’alloro, faretre e festoni che fanno da cornice ai quattro dipinti ovali su tela, 120 x 90, raffiguranti le stagioni, oggi luminosi come un tempo grazie all’accurata pulitura di Nicola Restauri di pochi anni fa.
Quindi passate alla chiesa di San Giuseppe, una delle maggiori costruzioni barocche piemontesi, risalente anche lei al XVIII secolo. Edificio affascinante che ha sempre ospitato la Confraternita di San Giuseppe, conosciuta sin dalla sua istituzione, nel 1563, anche come Compagnia degli Angeli. Chiesa edificata su due livelli che presenta fini lesene ad arricchirne il fronte, fortemente slanciato verso l'alto. A destra della facciata si innalza il campanile comunale , risalente al 1700, con la stessa altezza della cupola, circa 28 metri.
La pianta della chiesa è costituita da due figure ellissoidali, di cui la più grande è il corpo principale e la più piccola il coro, sormontato da una cupola riccamente decorata con Storie della vita di San Giuseppe, pregevoli affreschi attribuiti ai fratelli Pietro e e Antonio Pozzi da Bergamo. Continuando a tenere la testa rivolta in alto, interessanti, sui festoni dei capitelli, le raffigurazioni dei quattro continenti, quelli si conoscevano nel Settecento, personificati da figure femminili adagiate su nuvole. La donna rappresentante l'Europa ha in mano la Croce, le Chiavi, una Cornucopia e ai suoi piedi vi sono libri e carte musicali. L'Asia porta piume, profumi, coralli e pietre preziose. L'Africa ha, guarda un po’, carnagione scura e ai piedi uno schiavo e un leone incatenati. L'America è invece una cacciatrice parzialmente nuda con una freccia in mano. Stereotipi iconografici che, ahimè, ancora oggi ci attanagliano.
E poi, l'altare maggiore, posto su due scalini di marmo e una pedana in legno, formato di piani digradanti terminanti in volute a ricciolo con l’altare risalente probabilmente al 1700, abbellimenti con qualche fronzolo in più quasi un secolo dopo. Nella parte principale della chiesa si trovano due cappelle. A sinistra quella dedicata a San Giuseppe, a destra a Sant’Aventino, a cui rivolgersi per chiedere sollievo dal mal di testa, di cui per tradizione è protettore, che potrebbe avervi colto dopo il tanto, quasi troppo rimirato.