Vacanze Astigiane - 18 giugno 2025, 08:22

Vacanze Astigiane premio, a Moncalvo e dintorni

Altra puntata premio a tema scelto da una delle vincitrici di “Caccia al refuso” di giovedì scorso: Moncalvo, secondo paese del cuore di Elisa

Giovedì la sfida di lettura tra le righe di Vacanze Astigiane, si è chiusa, come già scritto, non con una, ma con due vincitrici: Denise Sorba, da Asti, prima a trovare un refuso, involontario, ed Elisa Bosso, di Castell’Alfero, che, intorno alle 24, ha colto il refuso volontario, scegliendo di farmi incentrare l’articolo premio sul suo secondo paese del cuore, Moncalvo. Vero piacere soddisfarne la richiesta, anche per la stima che da un po’ nutro per Elisa e il gruppo di amiche che compongono R-Evoluzione. Promotrici di cultura ed eventi vari in quel di Castell’Alfero, in pista da venerdì prossimo con la nuova edizione di "All’ombra del campanile", rassegna letteraria che quest’anno ospita sei autori di rilievo nazionale nel Salone Verde del castello dei conti Amico.

Ma veniamo a Moncalvo. Di origine romana, fu, nel corso dei secoli, proprietà della Chiesa di Asti, della famiglia Graffagno, dei marchesi del Monferrato, che ne fecero la propria capitale nel 1309, per poi passare ai marchesi di Saluzzo e quindi nuovamente ai Paleologi. Subì varie occupazioni straniere e divenne prima dominio dei Gonzaga e poi dei Savoia. Tra vie e piazze del centro storico è fin troppo facile sorprendersi e innamorarsi del posto, come per Elisa, tra palazzi storici, chiese monumentali e, nella piazza principale, il castello. La storia di Moncalvo è legata, come per molti altri borghi dell’Astigiano, ad un maniero, protagonista di assedi, distruzioni e ricostruzioni. Oggi rimangono visibili i bastioni e la torre panoramica, risalenti al XIII secolo, i suoi antichi camminamenti e gli affascinanti sotterranei. Vicino al castello, tappa d’obbligo alla Bottega del Vino, per immergersi, magari non solo in termini letterali, nei grandi vini locali. Moncalvo non vanta solo una grandissima storia, ma anche il curioso primato di più piccola città d’Italia, titolo, di città, ricevuto da Vittorio Amedeo III, a fine Settecento, quando presentava più abitanti di quanti ne abbia oggi.Città, piccola, ma sorprendente, grazie anche all’opera pittorica di Guglielmo Caccia, non a caso, detto il Moncalvo, del quale, giusto di questi tempi, si celebrano i quattrocento anni dalla morte con una imperdibile mostra al Museo Civico. 

Arte della Controriforma che ben si sposa, secondo me, con fischi e fischietti della tradizione contadina. Arte che suona, con quello spettacolo di sculture musicali in terracotta, prodotte, fino a pochi anni fa, sotto il nome di Sübiet ëd Patro, fischietti di Patro, frazione di Moncalvo dove, dai primi dell'Ottocento, erano creati dalla famiglia Guazzo, ricordando i fischietti usati nelle campagne fin dall’antichità. La loro produzione rischiava si estinguersi con la morte di Angelo, nel 1949. Fortunatamente una sorella di Angelo insegnò a Primo Favarin le tecniche produttive e oggi, a due anni dalla sua scomparsa, le possiamo rimirare, fino al 27 luglio, in una mostra a Villa Vidua, a Conzano, ridente borgo monferrino a solo una ventina di chilometri da Moncalvo. Canticchiando il vecchio brano degli Stormy Six, 1977: “...è l’orchestra dei fischietti che dà la sveglia alla città...”.


 


 

Davide Palazzetti


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