Copertina - 21 giugno 2025, 00:00

Storie di Orgoglio Astigiano. Nadia Pastrone: "Ecco come io e un team internazionale di oltre 5000 fisici siamo riusciti a scoprire il bosone di Higgs"

Astigiana in ogni particella, confessa: "Galeotto fu l'incontro con la professoressa Lerma, che al Liceo Classico Alfieri mi fece innamorare della fisica"

Nadia e il suo mondo bellissimo

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Welcome Home, di Radical Face, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Classe 1960, astigiana in ogni particella, Nadia Pastrone è la prova vivente che dal Liceo Classico si può fare scienza. Ad altissimi livelli. E magari studiare la fisica insieme alla filosofia antica. La sua carriera è colma di avvenimenti importanti, ma uno coglie la mia attenzione più di altri: è stata a capo del team di fisici italiani che ha scoperto il bosone di Higgs, praticamente una delle particelle più ricercate dell'universo. Il bosone di Higgs è, sostanzialmente, il responsabile della massa di ogni elemento presente all’interno del visibile. Popolarmente, ed erroneamente (come il titolo di un libro) lo chiamano anche "Particella di Dio", ma nel Modello Standard delle Particelle Elementari conferisce massa a tutte le particelle elementari. Non posso non intervistarla. Non posso non partire dall'inizio. Dalle particelle elementari della sua vita. 

Nadia, che rapporto ha con il territorio astigiano?

Asti è la mia città, dove sono nata e cresciuta, anche se dal secondo anno di Università mi sono spostata a Torino. Tornavo a casa il fine settimana, dalla famiglia e dagli amici, e negli ultimi anni per trascorrere del tempo con i miei genitori anziani. Sono stati proprio loro il vero legame con la città, ma le colline astigiane hanno sempre voluto dire casa per me. 

Cosa pensa della valorizzazione del nostro territorio? Asti è un luogo che si vuole sufficientemente bene?

Negli anni, ho visto la città migliorarsi, certamente dal punto di vista architettonico e della sicurezza del centro storico. Ho avuto modo di tornare anche in biblioteca, dopo tanto tempo e di trovare un ambiente vivace. Purtroppo si sono perse alcune botteghe che erano vive e facevano parte della mia storia, ma questo succede quasi ovunque. Mi piacerebbe che le imprese familiari non fossero in difficoltà, ma invece incoraggiate e protette. 

Una ricetta (nel linguaggio della fisica) per migliorare Asti o per leggere meglio Asti?

Che domanda difficile! Dunque, studiare fisica vuol dire guardare oltre le apparenze per capire la sostanza della materia e del tempo. Forse la ricetta potrebbe essere quella di rimanere se stessi, conservando i valori profondi di una storia di eccellenze e di bellezza. Sto pensando alla Torre Troiana, a San Secondo, alle tradizioni della cucina, al Palio, al mercato...

Come è nata la sua passione per la disciplina che da tempo coinvolge tutte le sue giornate?

Ho avuto la fortuna, fin dalle elementari, di avere grandi insegnanti, che mi hanno inculcato il senso del far bene per se stessi. Al Liceo Classico, che indubbiamente mi ha formato per la vita, ho imparato a lavorare e a portare a termine i compiti più gravosi. Anche quelli che non erano nelle mie corde. E la prof.ssa Maria Vittoria Lerma ci ha affascinati con la Fisica. 

Ripercorriamo le sue principali tappe di studi

Ho frequentato le scuole elementari alla scuola Dante Alighieri (ero in una classe solo femminile), poi le Medie alla Brofferio e il Liceo Classico. Successivamente, mi sono iscritta al corso di laurea in Fisica all'Università di Torino, ho scelto di fare fisica sperimentale delle particelle elementari. Dopo aver lavorato al CERN di Ginevra per la mia tesi di laurea, ho conseguito il Dottorato di ricerca in Fisica, sempre a Torino, trascorrendo lunghi periodi al Fermilab, vicino a Chicago, negli USA. 

Che cosa rappresenta per lei la fisica? È un concetto che ha subìto cambiamenti dall'inizio della sua carriera ad oggi?

Il mio mestriere è parte integrante della mia vita; non si stacca mai. Ci sono le sfide continue e gli impegni con le persone con cui si lavora, una grande responsabilità, ma anche una grande ricchezza personale. La fisica mi ha insegnato che si può e, anzi, si deve imparare sempre, che di fronte ai problemi e alla ricerca di una soluzione si è tutti uguali e si collabora sempre, anche quando non ci si capisce. La tecnologia ha fatto passi da gigante: pensate che in prima elementare scrivevo con pennino e calamaio e quando mi sono laureata in Fisica c'erano dieci postazioni per lavorare al computer! Non c'era il fax in istituto e tanto meno si poteva mandare una e-mail.  Avere internet, che ci permette di lavorare da casa, ci ha aiutato molto, ma ha tolto spesso il confronto de visu. Stare in laboratorio a costruire insieme ai colleghi e amici qualcosa di nuovo e di complicato, integrarlo in un apparato complesso e vedere che poi lo si fa davvero funzionare è stato e sarà sempre una gioia!

Cos'è il Bosone di Higgs se dovesse spiegarlo ai non addetti ai lavori e come ha contribuito alla sua scoperta?

La scoperta del bosone di Higgs annunciata al mondo il 4 luglio 2012, durante lo storico seminario nell'Auditorium del CERN, ha rappresentato un passo cruciale per la comprensione della struttura microscopica della natura che ci circonda. Si trattava dell'ultimo ingrediente mancante previsto per rendere coerente, dal punto di vista matematico, la teoria nota come il "Modello Standard della Fisica delle Particelle Elementari". Previsto quasi 50 anni prima da tre fisici teorici, testimonia l'esistenza del campo di Higgs e, di conseguenza, della validità del meccanismo attraverso il quale le particelle - inizialmente a massa nulla nel modello - acquistano massa. I fisici da sempre cercano di spiegare la materia identificandone i costituenti fondamentali e le forze che ne determinano le interazioni. Abbiamo ancora delle domande, che sono le sfide della teoria per cui stiamo progettando nuovi esperimenti. Ebbene, ho partecipato in prima linea alla scoperta del bosone di Higgs. Dal 2001 ho lavorato con il gruppo di Torino all'esperimento CMS (Compact Muon Solenoid) che insieme ad ATLAS ne ha dimostrato l'esistenza e continua a studiarne ancora oggi tutte le caratteristiche. Ho costruito uno dei componenti fondamentali dell'apparato sperimentale che misura le tracce e l'energia della particelle, prodotte dalle collisioni dei protoni nel Large Hadron Collider (LHC) del CERN. Ho partecipato alla messa in opera e alla presa dati dell'apparato che ha portato alla scoperta. Proprio nel 2012 sono stata eletta a coordinare per tre anni i 300 fisici e ingegneri italiani che lavorano a CMS. Una grande responabilità e un grande orgoglio.

Che esperimenti sono stati condotti per arrivare a ciò a cui siete arrivati?

Nel mondo sono stati costruiti due grandi acceleratori di particelle per cercare e scoprire il bosone di Higgs. Prima a Fermilab il Tevatron, dove molti italiani hanno lavorato all'esperimento CDF che ha scoperto il quark top nel 1995. Subito dopo la scoperta del CERN anche CDF ha pubblicato una misura del bosone di Higgs. LHC ha raggiunto energie di molto superiori a quelle del Tevatron (oggi vicine a 14 TeV), per cui ha permesso di rilevare eventi rari in cui il bosone di Higgs si crea nella collisione e decade immediatamente lasciando la segnatura del suo passaggio. Il successo è stato possibile grazie alle tecnologie utilizzate per l'acceleratore, i rivelatori di particelle sofisticati e l'enorme potenza di calcolo distribuita per analizzare la mole straordinaria di dati raccolti. E ovviamente grazie a persone straordinarie che hanno dedicato le loro competenze e tutte le loro energie al progetto!

Perché è così importante questa scoperta e come impatta sulla vita, anche e soprattutto da un punto di vista filosofico?

Questa scoperta è importante perché dimostra una previsione teorica, non ha nessun impatto immediato sulle nostre vite. Certamente, però, ha permesso la formazione di migliaia di esperti in tecnologie innovative - come ad esempio la superconduttività, i rivelatori al silicio e l'elettronica, il calcolo distribuito e le analisi dati sofisticate. Da un punto di vista filosofico l'indagine della natura della materia e l'origine dell'Universo sono le stesse domande che si ponevano i filosofi greci. Noi siamo fortunati: abbiamo degli strumenti in più per cercare di capire e ricreare la Natura e i primi istanti di vita dell'Universo in laboratorio. 

La ricerca come primo motore immobile di una vita consapevole

Il lavoro di Nadia è intriso di filosofia. Fisici e filosofi, in fondo, sono accomunati dalla stessa voglia di rispondere alle domande esistenziali. Perché e come è accaduta la nostra vita? Nadia è l'emblema di quanto sia importante essere curiosi, porre a se stessi e agli altri quesiti intelligenti. Magari le risposte potranno non soddisfare le nostre richieste, ma serve mettersi in cammino per ricercarle. La ricerca (e non parlo solo di quella squisitamente scientifica) è il primo motore immobile di una vita consapevole. 

Quanto è difficile, nel suo mestiere così come nella vita, tenere insieme teoria e pratica?

In fisica la teoria si basa su un linguaggio matematico con cui si descrivono e spiegano i fenomeni a diversi livelli di dettaglio e quindi di comprensione, per andare oltre con previsioni che necessitano di una verifica ulteriore. L'esperimento permette di verificare la comprensione teorica raggiunta e le previsioni, ma la sfida è sempre quella di trovare qualcosa di nuovo che richiede un ulteriore passo. L'innovazione tecnologica e gli sviluppi matematici e concettuali sono alla base degli sviluppi futuri.

Il ricordo più bello della sua carriera?

Se non ci penso troppo mi vengono in mente solo le tante persone speciali con cui ho condiviso gioie, preoccupazioni, soddisfazioni e fatiche e che, indubbiamente, sono parte di me. E certamente anche il giorno in cui sono diventata "ricercatrice".

Come vede la ricerca in Italia e nel mondo, nel suo settore?

La ricerca è sotto i riflettori, va portata avanti con serietà, ma anche raccontata e condivisa, perché si impari a rispettarla e comprenderne il valore a tutti i livelli. Io sono un'ottimista, nonostante nei 40 anni della mia carriera molte cose siano cambiate. Il mondo della fisica delle particelle richiede alcune grandi imprese globali che solo collaborazioni di migliaia di persone possono portare avanti. Anche la teoria richiede potenti strumenti di calcolo. Nonostante tutto, il singolo fa ancora la differenza! Credo che la contaminazione delle competenze e una mentalità aperta ci porteranno verso nuovi orizzonti, se riusciremo a uscire un po' dagli schemi con una grande libertà di pensiero.

I momenti più difficili, quelli al limite della resa? Ne ha avuti?

Non ne ricordo nessuno in particolare, ma certamente ci sono stati tanti momenti di grande fatica e stanchezza. Ci sono state le difficoltà pratiche e le decisioni difficili da prendere, con pesanti ricadute sulla mia vita personale, le tempistiche strettissime, ma soprattutto non poterci essere per la famiglia e gli amici come e quando avrei davvero voluto. Sono molto testarda e tengo duro, per cui tiro avanti facendo "la prima cosa che devo fare". Purtroppo non si può fare tutto, come vorrei!

Il mondo della scienza è equilibrato da un punto di vista di genere? Ha mai avuto difficoltà nel suo lavoro perché donna?

Questo mestiere è difficile - le difficoltà ho sempre pensato derivassero dal non aver lavorato, studiato e/o capito abbastanza. Di fronte alle sfide siamo tutti uguali, ma è vero che le donne sono di meno in questo campo e che, in alcune fasi della vita, il carico di lavoro è superiore e richiede forte determinazione. Sono stata fortunata, a Torino tante donne prima di me hanno rappresentato esempi importanti e oggi ho un gruppo di amiche fisiche speciali. Le donne scelgono spesso le nuove sfide e questo fa un po' parte della mia natura!  

Scienza e fede: come vede e vive questo binomio, da molti ritenuto inconciliabile?

Non sono la stessa cosa. La scienza è indubbiamente l'ambito nel quale si realizza la curiosità insita in ognuno di noi di comprendere l'Universo, la Natura. Per lo scienziato diventa un mestiere che richiede passione, studio, impegno costante, rispetto a tutti i livelli, lavoro serio. La fede è una scelta più intima e personale che anch'essa può essere condivisa e vissuta in molti modi. 

Un consiglio ai ragazzi di oggi?

Seguite il vostro cuore. Fatelo sempre e non lasciate che qualcuno o qualcosa vi fermi.

L'incontro più bello?

Nella vita quello con Roberto, che mi ha sempre incoraggiata e ha reso più facile il mio cammino, senza il quale non ci sarebbe la nostra famiglia. Nel lavoro, invece, ce ne sono stati tanti, con persone di varie età e culture diverse, che rendono prezioso questo mestiere da condividere. Perché la scienza è davvero un luogo di uguaglianza e quindi di pace.

Come funziona una sua giornata tipo?

Sono sempre di corsa! Durante la giornata ho svariate riunioni organizzative e parte del mio tempo richiede di preparare o revisionare documenti o interi progetti. Capitano problemi da risolvere e il tempo vola via. Le collaborazioni internazionali di cui faccio parte sono un luogo stimolante di confronto e di crescita con persone di ogni livello ed età. Viaggio e trascorro parte del mio tempo al CERN o in un'altra sede dell'INFN. La mia giornata ideale prevede un turno di otto ore nella sala di controllo del mio esperimento, che non succede tanto spesso quanto vorrei. Ormai i miei figli sono grandi, per cui la sera ceno con mio marito e non usciamo spesso. Mi è sempre piaciuto lavorare anche di notte. Se la sera sono troppo stanca, lo faccio la mattina presto.

A cosa sta lavorando oggi?

Oggi lavoro ancora al mio esperimento al CERN, CMS - alla presa dati e alla preparazione della nuova prossima fase di LHC per continuare a studiare il bosone di Higgs e cercare di comprendere la natura della materia oscura esplorando nuove strade. Da otto anni sono molto impegnata a consolidare gli studi e la comunità internazionale che promuove uno dei nuovi progetti di collisionatori di particelle che stiamo discutendo al momento per aggiornare la Strategia Europea della Fisica delle Particelle. Il Muon Collider a cui lavoro attivamente è un progetto unico, mai costruito prima, perché le sfide tecnologiche per realizzarlo sono ancora grandi. Ci sono tanti giovani che ci lavorano e l'Italia è in prima linea per disegnare il progetto dal punto di vista dell'acceleratore e del rivelatore, che ci permetta di raggiungere una nuova frontiera rispetto all'energia prodotta in laboratorio.

Se non avesse fatto la fisica, cosa avrebbe voluto fare da grande?

Sicuramente il medico! Ho pensato seriamente di cambiare indirizzo durante il primo anno di Università, per fare qualcosa di utile. Alla fine, però, la fisica mette a disposizione della medicina tecniche sofisticate di diagnostica e di cura, che sono la ricaduta del mio mestiere di fisico sperimentale.  

Cosa le piace fare nel tempo libero?

Stare con la mia famiglia e i miei amici. Passeggiare in mezzo alla natura. Mi piace correre sulla spiaggia e poi tuffarmi nel mare. Adoro vedere i prati fioriti in montagna. Scio, non troppo bene, ma con mio marito e gli amici è sempre bello. Leggo e lavoro a maglia. E adoro i bambini, passare del tempo con loro... vedere i loro occhi che... brillano.

Nadia e il suo mondo bellissimo

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