La situazione dei cinghiali in Piemonte continua a destare preoccupazione tra gli agricoltori e le autorità sanitarie. Secondo quanto denunciato da Coldiretti Piemonte, il numero degli abbattimenti effettuati nel corso del 2025 risulta ancora drammaticamente insufficiente, non raggiungendo nemmeno la soglia dei 10.000 capi. Una cifra che, secondo l'organizzazione agricola, è del tutto inadeguata rispetto alla reale presenza di questi ungulati sul territorio regionale.
Con l'arrivo della stagione estiva, cresce in modo esponenziale il rischio di contagio per la Peste Suina africana, una malattia virale che può avere conseguenze devastanti sia per la fauna selvatica che per gli allevamenti suini. Le temperature più elevate e le condizioni climatiche tipiche dell'estate favoriscono infatti la diffusione del virus, rendendo ancora più urgente un intervento deciso per il contenimento della popolazione di cinghiali.
Per affrontare questa emergenza, Coldiretti Piemonte ha formalizzato le proprie preoccupazioni attraverso una lettera ufficiale inviata alla Regione. I destinatari del documento sono l'assessore all'Agricoltura Paolo Bongioanni e l'assessore alla Sanità Federico Riboldi, chiamati a prendere posizione su una questione che non ammette ulteriori rinvii.
I danni economici alle aziende agricole
"È eccessivo il numero dei cinghiali presenti sul nostro territorio: questo crea criticità sanitarie, danni ingenti alle coltivazioni con significative ripercussioni economiche sulle imprese agricole", hanno dichiarato Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.
Il problema non si limita ai danni diretti causati dai cinghiali alle coltivazioni. Le aziende agricole piemontesi si trovano infatti in una situazione di doppio svantaggio: da un lato subiscono perdite economiche consistenti a causa della distruzione dei raccolti, dall'altro non ricevono dalla Regione nemmeno il risarcimento integrale delle perdite subite, come già accaduto per l'annualità 2024.
La richiesta di un cambio di paradigma
I rappresentanti di Coldiretti Piemonte non utilizzano mezzi termini nel descrivere la situazione attuale come "di stallo di difficile comprensione". La loro richiesta è chiara e perentoria: serve un cambio di paradigma urgente che permetta di trovare un equilibrio tra due necessità apparentemente contrastanti ma ugualmente importanti.
Da una parte, infatti, c'è l'esigenza di eradicare definitivamente la Peste Suina africana, una minaccia che pende come una spada di Damocle sull'intero comparto suinicolo regionale. Dall'altra, è necessario evitare una proliferazione incontrollata dei cinghiali, che già oggi rappresenta un problema di proporzioni allarmanti.
L'urgenza dell'intervento
"Il tempo dei rinvii è terminato, bisogna agire con immediatezza, determinazione e concretezza", concludono i vertici di Coldiretti Piemonte. Questa dichiarazione rappresenta un vero e proprio ultimatum alle istituzioni regionali, chiamate a dimostrare di saper affrontare con la dovuta serietà una questione che tocca aspetti sanitari, economici e ambientali di primaria importanza.
La situazione richiede infatti un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo gli assessorati all'Agricoltura e alla Sanità, ma anche tutti gli attori del territorio: cacciatori, veterinari, forze dell'ordine e naturalmente gli stessi agricoltori, che sono in prima linea nel subire le conseguenze di questa emergenza.