Cultura e tempo libero - 23 giugno 2025, 07:26

Lunedì a teatro tra danza, memoria e distopie urbane

M’illumino d’immenso: corpi, storie e inquietudini nella terza giornata di AstiTeatro 47

Mi illumino d'immenso

Una giornata intensa e sfaccettata quella di oggi,  lunedì 23 giugno, che segna il cuore della settimana di AstiTeatro 47, tra grandi debutti, riflessioni sulla memoria collettiva e inquietudini urbane che parlano al presente. Tre appuntamenti, tre linguaggi diversi, un’unica tensione: quella verso la ricerca di significato, luce e umanità.

Corpi in ascolto: la danza secondo Raphael Bianco

Si comincia alle 19.30 allo Spazio Kor con M’illumino d’immenso, prima nazionale della nuova creazione di Raphael Bianco, danzata dalla Compagnia EgriBiancoDanza. Il titolo, ispirato al celebre verso di Ungaretti, non è solo suggestione poetica ma chiave di lettura per uno spettacolo che, tra musica e movimento, indaga il concetto di illuminazione nella sua dimensione più vasta: fisica, spirituale, esistenziale.

A guidare i corpi dei danzatori – su musiche che vanno da Čajkovskij a Meredith Monk – è un’esplorazione fatta di frammenti coreografici, meditativi e intensi, che svelano come il corpo possa farsi luogo di rivelazione. Una danza che non urla, ma sussurra: apre varchi nel visibile, chiede allo spettatore di entrare in uno spazio sensoriale altro.

Al Bosco dei Partigiani, la guerra vista dal paese

Alle 21.30 si accendono le luci anche sul Bosco dei Partigiani, dove prende il via la rassegna di teatro amatoriale. A salire sul palco è la compagnia Arkobalengo con Cosa resta della guerra, testo di Sergio Di Grado, diretto da Loris Mosca. Ambientato nel 1948 in un piccolo paese immaginario di nome Borgobuonsignore, lo spettacolo dà voce a un'umanità che cerca di ricominciare, ma che ha ancora la guerra dentro.

Tra personaggi strampalati e situazioni tragicomiche, emerge una riflessione dolceamara sulla memoria, sui legami e sulla necessità di non dimenticare. Un racconto corale che alterna leggerezza e profondità, facendo risuonare nelle risate anche qualche ferita mai chiusa.

Surgelati: vivere (e sopravvivere) nel gelo della città

La giornata si chiude alle 22 ai Giardini Guglielminetti con un’altra prima nazionale: Surgelati, firmato da Chiara Arrigoni, che ne è anche interprete insieme a Francesca Macci, con la regia di Giulia Quercioli. È un testo che graffia, un viaggio disturbante ma necessario nel mondo del lavoro contemporaneo, dove l’unica misura sembra essere l’efficienza.

La città, ritratta nel suo post-pandemico disincanto, diventa un labirinto gelido in cui l’essere umano si congela, si frammenta, si isola. Surgelati interroga il nostro presente con feroce lucidità, chiedendoci quanto costa essere umani in un sistema che misura tutto, tranne ciò che conta davvero. È teatro politico, ma anche intimo. È una domanda aperta fatta spettacolo.

Redazione