Un Occhio sul Mondo - 05 luglio 2025, 09:00

'Poche scontate parole ma tanti soldi'

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

Nei giorni 25/26 giugno, a L'Aia, si è svolto il più importante meeting annuale della NATO, quello che prevede l'intervento dei Capi di Governo dei 32 Paesi Membri, normalmente accompagnati dai rispettivi Ministri Della Difesa e degli Esteri.

E' consuetudine che questo incontro al più alto livello, si concluda con una dichiarazione congiunta, nella quale vengono precisati gli indirizzi fondamentali per l'Alleanza che, a seconda della situazione in atto, possono riguardare aspetti politici, finanziari, militari ed avere valenza a breve, medio o lungo termine.

Generalmente, si tratta di un comunicato abbastanza lungo ed articolato, che dettaglia gli argomenti che tratta, motivando in maniera approfondita le decisioni che vengono assunte, soprattutto se sono importanti e comportano conseguenze di una certa valenza.

A titolo di esempio, si cita l'omologo Summit di Madrid del 2022, in cui fu definito il nuovo Concetto Strategico della NATO e la cui dichiarazione finale si compose di ben 22 paragrafi, corposi ed esaurienti, in cui vennero spiegate tutte le motivazioni che hanno portato l'Alleanza a questa importante sua evoluzione.

La dichiarazione finale di questo meeting de L'Aia se la cava invece con 5 miseri paragrafi, compreso l'ultimo di ringraziamento alla Nazione ospitante, per l'organizzazione. Vale la pena sintetizzare brevemente quanto sottoscritto dai 32 Paesi Membri, soprattutto ad uso dei non-addetti ai lavori, il cui futuro comunque dipende da tutto questo.

Nel primo para. i Capi di Stato e Governo ribadiscono il loro impegno ad aderire alla NATO, confermando il loro “ferreo impegno” per la Difesa Collettiva e. di conseguenza, verso il famoso art. 5 “tocchi uno tocchi tutti”.del Trattato 

Il secondo para. lo si può considerare il “core” di tutto il Summit, perché sancisce l'impegno degli Alleati (quindi tutti i 32 Membri) ad “investire il 5% del PIL all'anno in requisiti di difesa fondamentali, nonché in spese relative alla difesa e sicurezza, entro il 2025”, in conformità con l'art. 3 del Trattato, che impone ai Paesi di sviluppare individualmente e collettivamente le proprie capacità di resistere ad un attacco.

Pertanto, “forze, capacità, risorse, infrastrutture, prontezza operativa e resilienza necessarie per la deterrenza e la difesa, in linea con i tre compiti fondamentali: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa”.

Non potendo mancare la resilienza, che ormai viene citata per qualsiasi cosa, il resto fa parte del lessico ormai ultradecennale della NATO perché, in un modo o nell'altro, rientra nello spirito dell'art.5 che, è bene ricordare, sinora non è mai stato applicato. Quindi nulla di nuovo sotto il sole, a parte il fatto che i nostri Governanti sembrano essere convinti che, in questo momento, le possibilità di dover applicare l'art. 5 sono molto elevate, con un allarmismo che non si avvertiva neanche durante la Guerra Fredda.

La Russia, che rimane “la minaccia a lungo termine per la sicurezza euro-atlantica”” ed il sempiterno terrorismo sono le due uniche motivazioni operative che vengono citate dalla dichiarazione a supporto della decisione di incrementare così sensibilmente gli investimenti nella Difesa e nella sicurezza. Per la prima, sembra confermarsi ufficialmente il convincimento dei Capi di Governo che il vero obiettivo a medio termine di Mosca sia l'Europa. La conquista di tutta l'Ucraina sarebbe solo la fase iniziale di un'invasione che riguarderebbe tutto il Continente. Indubbiamente, si tratta di una scommessa forte che, tuttavia, per ora rimane a rango di scommessa, perché non si intravedono serie indicazioni o circostanziati rapporti di Intelligence che possano dare concretezza a tale tesi.

A tal proposito, si registra solo un'eclatante quanto effimera affermazione del Capo delle Forze Armate tedesche Gen.Carsten Breuer in merito ad un ipotetico attacco russo alla NATO entro il 2029. Una previsione basata sul solo fatto che la Russia sta producendo molti armamenti (es. carri armati), che in parte vengono inviati sul fronte ucraino e il resto immagazzinato e sulle dichiarazioni minacciose di Putin. A parte il fatto che, da sempre, la Russia produce armamenti, che vende a mezzo mondo, ma poi c'é da chiedersi chissà cosa dovrebbe mai fare una Nazione in guerra, giusta meno che sia.

In effetti, poco o niente per tradurre la citata scommessa in una comprovata previsione geo-strategica e ancora di meno per costringere tanti Paesi a “tirare la cinghia” per portare il loro contributo alla NATO al 5% del PIL:

Con il terzo paragrafo si dettaglia qualche cosa in più sul famigerato 5%, precisando che il 3,5% dovrà essere dedicato alla Difesa/NATO, con armamenti, forze e finanziamenti prettamente militari, mentre l'1.5% dovrebbe essere dedicato alla cosiddetta sicurezza, intesa come tutte quelle componenti, prevalentemente nazionali, che, in un modo o nell'altro, possono contribuire al miglioramento della Difesa vera e propria e ad una maggiore tutela generale del mondo civile. La Cyber security, comparto ormai divenuto vitale per ogni Nazione e nel quale l'Italia sta affannosamente cercando di colmare il suo gap, ne è un esempio molto significativo, così come le infrastrutture civili che, a parte i ponti “mega” difficilmente difendibili per cui molto vulnerabili (vds Ponte della Crimea), possono effettivamente contribuire ad una maggiore sicurezza generale.

Per quanto sopra, paradossalmente sembrerebbero quindi più giustificate le spese comprese nell'1,5% che quelle del 3,5% di cui, indirettamente, si tratta anche nel quarto paragrafo, dove vengono rapidamente enunciati i criteri con cui investire la “montagna di soldi” che han deciso di spendere. Concetti che si sarebbe potuto scrivere senza andare fino a L'Aia, perchè sono stati l'essenza del mantra di anni di meeting internazionali NATO e UE, peraltro quasi sempre disattesi da gran parte dei Membri, in particolar modo europei. “Eliminare le barriere commerciali in materia di difesa tra gli Alleati e fare leva sulle partnership per promuovere la cooperazione nel settore della difesa”. L'uovo di Colombo per conseguire la reale integrazione ed interoperablità delle risorse occidentali della e per la Difesa, a partire da quelle della ricerca e produttive, che consentirebbero una reale ottimizzazione, se non addirittura una riduzione del denaro investito.

In questa scarna dichiarazione, i Governanti NATO non hanno ritenuto di dover fare alcun cenno alla situazione medio-orientale, che comunque incombe sulla sicurezza del Fianco Sud dell'Alleanza e alla guerra, per ora in tregua, tra Iran e Israele, che costituisce un vero rischio per l'intera stabilità mondiale, perlomeno per quello che ne resta.

Viene fatto solo un riferimento all'Ucraina a cui, con parole roboanti viene garantito l'“impegno sovrano duraturo a fornirle supporto..perché la sua sicurezza contribuisce alla nostra”, salvo poi fare una precisazione contabile affermando che “i contributi diretti alla difesa dell'Ucraina e alla sua industria della difesa rientrano nel calcolo della spesa per la difesa degli Alleati”. Quindi, per i Governanti NATO, le spese per l'Ucraina sono detraibili.

In definitiva, nonostante si stia attraversando uno dei momenti più difficili, complessi e rischiosi del secondo dopoguerra e la NATO sia “l'Alleanza più forte della storia” (testuale), questa è stata una delle più brevi dichiarazioni congiunte di tutti i Meeting dell'Alleanza Atlantica, perché definita probabilmente con lo stesso spirito con cui si va dal dentista, che è quello di togliersi un dente. Il dente è il 5% del PIL, il dentista è Trump, che gongola perchè è quello che voleva ottenere, ma chi paga il conto, notoriamente salato quello dei dentisti, saranno come sempre i Popoli, soprattutto quelli Europei.

Anche perché questo conto si dovrebbe sommare con quello, altrettanto salato, dei famosi 800 miliardi di Euro della UE per la costituzione della sua difesa. Una valanga di denaro che non si comprende ancora da quali tasche dei Cittadini verrà sfilato, a meno che i Governanti europei non decidano all'improvviso che cosa “vogliono fare da grandi”, rinsavendo e decidendo quali delle due opzioni, NATO o Difesa solo UE, intendano perseguire. Perchè già una delle due sarebbe onerosissima e molto difficile, entrambe assolutamente impossibile.

Marcello Bellacicco